L’innovazione sociale può ricevere una forte spinta dal digitale. In generale quando si parla di innovazione sociale si tende a identificare tutte quelle realtà che rispondono in maniera innovativa ai bisogni della società costruendo nuove relazioni tra pubblico, privato e terzo settore. A livello economico spesso si incontrano ibridi tra profit e non profit, ma in ogni caso rimane centrale l’importanza dei destinatari e la sensibilità che accompagna le attività verso il benessere della società in cui sono inserite.
Innovazione sociale digitale: una miriade di iniziative
Com’è ovvio, i settori in cui si concentra l’azione sono soprattutto l’istruzione, l’ambiente, la valorizzazione artistica e culturale e le nuove forme di condivisione e riuso come l’economia circolare, il social housing o la sharing economy. Accanto al celeberrimo esempio del microcredito, che valse il Premio Nobel a Muhamad Yunus, esistono una miriade di compagini anche nel nostro Paese, merito del riconoscimento di particolari vantaggi fiscali alle startup innovative a vocazione sociale, ufficialmente riconosciute dal 2012.
Di seguito trovate una selezione di progetti, aziende e idee che abbiamo scelto come realtà rappresentative dell’innovazione sociale in Italia.
Sfera
Sfera nasce nel 2016 in provincia di Grosseto con l’idea di realizzare il primo impianto idroponico di produzione di ortaggi completamente sostenibile. Il suo successo è stato tale che nel 2018 è stata riconosciuta come migliore startup agritech da StartupItalia, riconoscimento dello sviluppo di un concetto di orticoltura innovativo e in equilibrio con l’ambiente in cui è inserito.
Il progetto, finanziato anche da Oltre Venture (il primo fondo di impact investing italiano), ha previsto la costruzione della più grande serra tecnologica d’Italia che applica tecniche di coltivazione fuori suolo – ossia idroponiche – per arrivare a consumare fino al 90% di acqua in meno per l’irrigazione rispetto ai metodi tradizionali. Inoltre, in questo modo, viene eliminato l’uso di diserbanti e fortemente ridotto quello di prodotti antifungini e antiparassitari.
Verdure e ortaggi sono piantati in un substrato inerte alternativo – come argilla espansa, perlite, fibra di cocco, lana di roccia, ecc. – facilmente reperibile ovunque sul pianeta, che gli permette di sopravvivere a periodi di freddo intenso (anche al di sotto dello zero termico). Inoltre, grazie all’adozione di un ciclo di coltivazione chiuso, le acque meteoritiche vengono accumulate in una riserva idrica per poi essere utilizzate nei periodi più secchi.
Sfera sta attualmente espandendo le sue attività in altre zone d’Italia, ma per ora i suoi prodotti si possono acquistare nei punti vendita di catene come Coop, Conad o Simply di Toscana, Lazio e Sardegna.
Mygrants
Quella degli immigrati è forse la questione più accalorata e dibattuta negli ultimi anni in Italia. Al di là delle implicazioni politiche e culturali, c’è chi ha pensato di valorizzare l’aspetto economico e umano di quella che può essere una risorsa preziosa. Dopo aver lavorato cinque anni per Frontex, Chris Richmond N’zi, originario della Costa d’Avorio, si è reso conto che il 3% della popolazione globale è identificata come immigrati, ma produce il 10% del Pil mondiale. Insieme alla compagnia Aisha Coulibaly, italiana di seconda generazione, ha fondato Mygrants, una piattaforma che punta a far emergere le competenze dei migranti già presenti nella penisola per aiutarli nel collocamento lavorativo in posizioni che possano sfruttare e valorizzare le loro competenze.
Non sono poche infatti le persone che arrivano nel nostro Paese con alle spalle studi di ingegneria o capacità operaie avanzate e, per sopravvivere, si trovano ad accettare impieghi come lavapiatti o nelle pulizie. Il database di Mygrants raccoglie circa 70mila profili di cui il 6% è rappresentato da soggetti con elevate competenze tecniche, scientifiche o linguistiche. La maggioranza sono uomini richiedenti asilo provenienti dal Nordafrica, dal Sahel, ma anche dal Medio Oriente, con un’età media molto bassa (sotto i 24 anni).
Da un lato, con sistemi di data mining e machine learning si cerca di valorizzare anche le loro competenze informali, dall’altro l’obiettivo è dare un senso a quei giorni perduti nei centri di accoglienza – in media 600 a testa – facendo formazione, consolidando e acquisendo competenze spendibili sul mercato. Finora dal 2017 Mygrants favorito l’inserimento lavorativo di più di 1.400 migranti, solitamente attraverso tirocini che nell’86% dei casi sono diventati contratti a tempo determinato o indeterminato. Un recente aumento di capitale ha permesso poi di sviluppare la piattaforma B2B, con l’obiettivo di sbarcare presto anche in altri Paesi.
Eggplant
Può un problema ambientale diventare la base di una nuova attività produttiva? È questa la sfida alla base di Eggplant, una startup pugliese fondata nel 2013 che, in collaborazione con Enea e l’Università di Bari, ha puntato su un modello di economia circolare per creare bioplastica partendo dagli scarti della lavorazione del latte. Il progetto Biocosì, scaturito dalla partnership, è stato finanziato con 1,4 milioni di euro dal Programma Operativo Regionale POR-FESR 2014-2020 e ha come obiettivo il riutilizzo delle acque reflue della filiera casearia per produrre una bioplastica biodegradabile e compostabile destinata all’imballaggio alimentare.
Attraverso l’applicazione di soluzioni innovative per il recupero differenziato delle componenti del siero di latte, altrimenti scartate nella tradizionale lavorazione casearia, si innesca un processo di fermentazione ed estrazione che dà vita a granuli di PHA, polimeri poliesteri termoplastici biodegradabili al 100%. Questo tipo di materiale termoplastico totalmente biologico e compostabile, si contrappone a quelli presenti oggi sul mercato derivati dal petrolio e non facilmente recuperabili.
3Bee
“Se le api scomparissero, presto morirebbero molte altre forme di vita, compreso l’uomo”. Una predizione che può sembrare fantascientifica, ma che rende conto dell’importanza di questi piccoli insetti responsabili della produzione del 35% del cibo a livello globale, dell’80% della frutta e del 50% della biodiversità del pianeta. 71 delle 100 colture da cui dipende il 90% della popolazione mondiale (dati Unep), sono infatti possibili grazie all’attività di impollinazione.
Negli ultimi anni sono salite alle cronache le difficoltà dell’apicultura che in Italia solo nel 2019 ha visto la produzione dimezzarsi. Stime affidabili parlano di una riduzione della popolazione mondiale di api del 70% negli ultimi 30 anni a causa dei cambiamenti climatici, dell’uso di pesticidi, ma anche per malattie e parassiti. 3Bee [https://www.3bee.it/] nasce quindi per permettere alle persone di adottare un alveare e contribuire alla loro tutela e ripopolazione, sostenendo allo stesso tempo l’attività degli apicoltori.
Dopo una laurea in ingegneria elettronica al MIT di Boston e una collaborazione con la Nasa, il milanese Niccolò Calandri ha deciso di tornare in patria nel 2018 per fondare 3Bee insieme al biologo Riccardo Balzaretti, anche lui con un dottorato all’estero. I due hanno sviluppato Hive Tech, un alveare 3.0 completo di antifurto GPS e dotato di sensori IoT che monitorano lo stato di salute delle api, evitano interventi esterni e trattamenti non necessari. Nel giro di pochi anni ha messo in piedi un network di più di 10.000 apicoltori che hanno adottato il loro sistema finanziato anche dalla Comunità Europea.
Attraverso l’app inoltre si possono tenere costantemente sotto controllo tutti i parametri degli insetti, la loro salute e produttività. 3Bee ha monitorato circa 60 milioni di api in 1.000 alveari, che hanno impollinato 600 milioni di fiori e assorbito indirettamente 302 tonnellate di CO2. La startup ha anche messo in piedi progetti di CSR con grandi nomi come Ferreo, Carrefour e Actimel.
Piano C
L’innovazione sociale si può concretizzare anche in una piattaforma digitale (e non solo). “Piano C vuole dimostrare che un nuovo modo di lavorare è possibile e che la felicità e la produttività non sono un gioco a somma zero”. Lo scopo dell’associazione non profit è partecipare alla creazione di una nuova organizzazione del lavoro, più a misura di vita e, soprattutto, che includa l’altra metà del cielo.
Partendo da alcuni dati macroeconomici – +3% di Pil per ogni milione di donne che entra nel mondo del lavoro, aumento di redditività e governance a fronte di minore corruzione con più donne in posizioni dirigenziali – Piano C ha identificato l’ingresso della forza lavoro femminile come una delle più grandi sfide dell’economia attuale.
Per rispondere alla questione però non bisogna trasformare le donne in modo che si adattino al modello maschile di lavoro, ma è invece necessario rendere l’economia abbastanza flessibile e dinamica da fare spazio a nuove forme di organizzazione e a nuove espressioni di leadership. Per questo sviluppa progetti di work design, riprogettazione e empowerment professionale sia individuali che di gruppo con particolare attenzione alle donne fuoriuscite dal mercato del lavoro – a causa di maternità o impegni domestici – e porta avanti campagne di advocacy, sensibilizzazione e diffusione di buone pratiche innovative. Tutte attività che hanno fruttato un premio come “Miglior progetto di innovazione sociale in Europa” tributato dalla Banca Europea a fine 2012.