Eccellenze

11 numeri per capire il biotech italiano (e la latitanza del venture capital)

Quasi 500 imprese, oltre 9mila addetti e un fatturato che si avvicina ai 10 miliardi: l’industria delle biotecnologie è in costante crescita. Ma le imprese restano nane perché mancano le risorse: capitale di rischio e private equity rappresentano solo il 4% delle fonti di finanziamento

Pubblicato il 19 Mag 2016

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BioInItaly è il titolo del report 2016 realizzato da Federchimica-Assobiotec in collaborazione con Enea.

Offre la fotografia più aggiornata sull’industria italiana delle biotecnologie, ancora piccola ma in costante crescita. Brillante per competenze e creatività ma ancor nana e con scarse risorse per poter crescere più rapidamente.

“È necessario attirare investimenti internazionali”, è il mantra del presidente di Assobiotec Riccardo Palmisano. “In Italia c’è una riconosciuta eccelenza nella ricerca e nella produzione chimico-farmaceutica. Ma abbiamo bisogno di renderla più ineterssante da un punto di vista finanziario”.

Solo un dato per capire il problema: nell’elenco delle fonti di finanziamento il venture capital è al quinto posto con appena il 4%. Nel 56% dei casi i progetti biotech sono autofinanziati (sic!). Su 11 operazioni in Italia nel 2015 sono stati investiti 7,3 milioni di euro, nonostante si stima che nel corso degli ulti tre anni startup biotech abbiano generato un valore di oltre 5 miliardi di euro a fronte di investimento per poche centinaia di milioni.

Ecco gli 11 numeri utili per conoscere il promettente e innovativo mondo biotech.

Le imprese attive in Italia nel settore biotech: il numero è in costante crescita dal 2000. Quelle a capitale italiano sono 240. L’analisi per dimensione mostra che il 72% sono microimprese, il 17% piccole, l’8% medie e solo il 3% grandi. Il 50% delle microimprese sono spinoff, prevalentemente universitari. Quasi il 30% si trovano in Lombardia.

Il 78% del fatturato è realizzato da imprese a capitale straniero, nonostante siano solo il 14% del totale. Tra le imprese a capitale italiano l’80% del fatturato arriva dalle applicazioni alla salute dell’uomo, il cosddetto comparto Red.

Il numero degli addetti ha superato le 9mila unità, quasi 3mila sono in aziende a capitale italiano.

Oltre la metà delle aziende è attiva nel settore Red biotech, le cosiddette biotecnologie della salute, quelle che ricercano nuovi strumenti diagnostici e terapeuitici per l’uomo

Il 24% delle aziende opera nel settore delle biotecnologie industriali, il settore definito Wite

Il 13% delle aziende è attiva nel settore definito GPTA, cioè Genomica, Proteomica e Tecnologie abitlitanti. È la frontiera dove più interviene la ricerca

Il 9% delle aziende è invece impegnata nell’area Green biotech, cioè quella che ha impatto nel settore agricolo e zootecnico

Nel biotech italiano i laureati sono il 73% del totale degli addetti contro una quota del 67% nei settori Science based in Europa

Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo incidono per un quarto sul fatturato delle imprese biotech dedicate alla R&S.
In alcuni casi raggiungono anche il 40%

Nell’industria biotech gli addetti alla Ricerca e Sviluppo sono cinque volte in più rispetto all’industria manifatturiera

Il rapporto spesa in Ricerca e Sviluppo sul fatturato nell’industria biotech e 2,3 volte maggiore che nell’industria manifatturiera

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