Solo 10 anni fa non potevamo ascoltare la musica in streaming su Spotify, ma nemmeno usare il sistema operativo Android o il browser Google Chrome: questo perché sono tutte applicazioni lanciate nel 2008. Eppure alla maggioranza degli utenti potrà sembrare di averle sempre avute e utilizzate.
La velocità con cui si sta affermando la trasformazione digitale è ben raffigurata nel grafico di Statista pubblicato qui sotto, che mostra una decina di soluzioni “nate” appunto meno di 10 anni fa. In un certo senso sono delle “sopravvissute” proprio perché, a causa dell’evolversi della tecnologia a ritmi vertiginosi, in questo stesso periodo centinaia di migliaia di applicazioni analoghe sono apparse sulla scena dell’innovazione e poi sono finite nel dimenticatoio in una manciata di mesi.
I prodotti illustrati nel grafico hanno invece resistito ai venti della disruption, anzi ne sono stati indiscussi protagonisti. Oltre ai già citati Spotify, Android e Google Chrome, un’altra novità emersa nel 2008 è AirBnb: ormai è diventata un’abitudine per molti cercare un alloggio temporaneo attraverso questa piattaforma, ma solo 10 anni fa a pochi sarebbe venuto in mente di proporre online ai turisti la condivisione di una parte del proprio appartamento. L’anno dopo, nel 2009, ha debuttato un fedele compagno della quotidianità di moltissimi utenti: WhatsApp. Sempre dal 2009 è stato possibile chiamare un’auto a noleggio da smartphone grazie all’applicazione di Uber o cominciare a scommettere sui Bitcoin. Si è scritto che il 2017 è stato l’anno dei Bitcoin – e certamente lo è stato, grazie alle quotazioni vertiginose che ha raggiunto questa valuta digitale, per poi crollare sul finire dell’anno. Eppure aveva visto la luce ben 8 anni fa. Così come l’iPad di Apple. Più recenti invece Instagram (2010), Snapchat (settembre 2011) e Samsung Gear VR, gli occhiali per la realtà aumentata che hanno soltanto due anni di vita.