È Frank Robinson, co-founder e presidente della SyncDev, a coniare per primo nel 2001 il termine Minimum Viable Product (Mvp). Secondo la definizione del suo creatore è quell’unico prodotto che massimizza ritorni e rischi sia per il venditore che per il consumatore. È un procedimento in cui un nuovo prodotto, sito, applicazione, servizio viene sviluppato con i minori costi possibili e con caratteristiche sufficienti ad essere testato velocemente dai primi utilizzatori e a ricevere i loro feedback.
Tutte le feature aggiuntive verranno poi sviluppate e integrate in base ai riscontri ricevuti. La strategia del team che realizza un MVP è quindi quella di pensare in grande sul lungo periodo, realizzando una versione beta che trainerà l’attenzione verso il prodotto definitivo e ne restituirà la visione finale, e allo stresso tempo evitare di assecondare ogni richiesta di modifica o implementazione di funzionalità da parte degli utenti, che rischierebbero di far perdere il focus sul progetto.
L’obiettivo è capire se si sta realizzando qualcosa di cui l’utente non ha bisogno e, in tal caso, fare un pivot. Il termine coniato da Robinson è stato poi reso celebre da Eric Ries e Steve Blank, imprenditori e fondatori de “Lean Startup Movement”. Il metodo, volto a individuare il percorso più efficiente ed economicamente sostenibile per portare una startup al successo, ritiene il MVP uno dei momenti chiave. Un esempio di azienda che ha avuto seri problemi a causa dell’immissione sul mercato di un prodotto senza adottare la strategia del MVP è Apple. Nel 1993 presentò il suo Apple Newton, un antesignano dell’IPhone prima che le tecnologie necessarie fossero disponibili. L’azienda quasi affondò e venne salvata dal ritorno di Steve Jobs e dal lancio del Mac.