Crasi tra hacker e marathon, l’hackathon, in realtà, non ha niente a che fare né con gli hacker (almeno con la connotazione piratesca e illegale con cui sono comunemente intesi, quanto invece con la connotazione di ‘esperti’) né, ovviamente, con la corsa e lo sport.
Un hackaton è una specie di grande convention di programmatori, sviluppatori, esperti e operatori della programmazione e del web che, per un breve tempo (in genere due giorni, difficilmente più di una settimana) si riuniscono in cerca della soluzione a un problema informatico relativo al software o all’hardware e cercano (o più spesso creano) soluzioni.
Lo svolgimento tipico di un hackathon, in genere organizzato da una casa di software o da un grande gruppo di sviluppo informatico, ma ora anche da aziende attive in altri settori che vogliono fare open innovation attraverso questo strumento, prevede la scelta di un tema o di un progetto, la suddivisione dei partecipanti in squadre e in tavoli, e, alla fine la scelta del progetto migliore a giudizio di un panel di esperti.
I premi, generalmente in denaro, possono essere anche molto consistenti e arrivare fino a 1 milione di dollari.
L’origine degli hackathon è controversa, anche per il fatto che due eventi del tutto simili per formula e intenti si sono svolti, con la stessa formula e lo stesso nome e pochi giorni di distanza l’uno dall’altro nel giugno 1999 organizzati da due gruppi diversi e entrambi rivendicano la paternità della formula.
Oggi, di pari passo con la crescita del settore, gli hackathon sono cresciuti per tipo, formula e tema: ci sono quelli dedicati allo sviluppo di app per il mobile, di sistemi operativi, di videogame e persino per lo sviluppo di sistemi operativi che abbiano un impatto su cause sociali e ambientali.