Gig economy? No, grazie. Alvise Vigilante, CEO di Yougenio, ne è convinto: si può fare startup anche con personale regolarmente assunto e pagato. “Io ritengo che qualunque lavoro abbia la sua dignità e che sia necessario riconoscerlo con uno stipendio che sia dignitoso, soddisfacente e che lo valorizzi “ taglia corto.
Non a caso la startup nata all’interno del gruppo Manutencoop ha solo personale “regolarmente assunto, assicurato e formato secondo elevati standard qualitativi di servizio. Non, quindi, un semplice market place popolato da possessori di partita iva indipendenti ma un’azienda professionale e riconosciuta” dice Vigilante.
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Eppure, non sarebbe stato difficile per loro abbracciare il modello della gig economy e dei “lavoretti”. Perché Yougenio è una piattaforma che offrei servizi di pulizia e manutenzione domestica: dalla pulizia della casa alla manutenzione del giardino o della caldaia, dalla stireria alla disinfestazione o al servizio idraulico. Dunque, accanto a figure professionali a tutto tondo (ad esempio l’idraulico o l’elettricista) Yougenio offre anche il servizio di chi pulisce casa o stira camicie. Lavoretti, appunto.
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Ma di gig economy, Alvise Vigilante, non vuol sentir parlare. “Il personale è uno dei nostri asset portanti, accanto alla piattaforma e all’investimento in comunicazione. Il nostro obiettivo è distaccarci dal concetto di market place: Yougenio non mette in contatto domanda e offerta, noi siamo solo offerta. Offerta che viene gestita con personale assunto, strettamente selezionato e accuratamente formato” dice. “Ci avvaliamo di società partner che si occupano da una parte della selezione e dall’altra della formazione, anche quando si tratta di personale destinato al settore pulizia, settore che generalmente viene ritenuto privo di percorsi di formazione. I nostri neoassunti invece passano 40 ore di formazione in aula. E lo stesso avviene per chi si occupa di manutenzione, ai quali proponiamo corsi di formazione articolati. Infine forniamo a tutti corsi di formazione in ambito digitale” spiega.
“In questo momento abbiamo un ventaglio di 120 servizi che offriamo agli utenti. Il personale selezionato deve avere almeno tre skills: capacità di lavorare in un determinato
settore e aver svolto il lavoro in passato; skills tecnologiche, perché il rapporto con gli addetti avviene soprattutto attraverso la tecnologia (l’assegnazione dell’ordine avviene tramite smartphone; su smartphone vanno segnalati inizio e fine dell’attività, malattie, richiesta di ferie); capacità relazionali, cioè capacità di interagire con i clienti, per fare in modo che il cliente sia soddisfatto”.
Al momento in Yougenio lavorano una cinquantina di persone, ma “stiamo crescendo al ritmo di 10-15 persone in più a settimana, saremo 100 entro la fine dell’anno” dice il CEO della startup. “Tra di essi ci sono alcuni giovani ma l’età media non è certo 20 anni. Per un motivo chiaro: questo non è mestiere per chi deve integrare il reddito con forme di collaborazione part time o similari”. Insomma non è un modello alla Foodora, giusto per intenderci.
Per quanto riguarda gli stipendi, infatti, “le figure professionali come l’idraulico o il l’elettricista percepiscono uno stipendio di mercato, mentre per le altre figure abbiamo adottato il contratto colf-badanti, modificandolo e facendo percepire circa il 20% in più della cifra contrattuale. Ci sono poi forme di incentivazione variabile: i fornitori di pulizie, infatti, possono incrementare il loro stipendio con servizi di up-selling e cross-selling, quanto più riescono a piazzare nuovi servizi tanto più guadagnano e hanno possibilità di incrementare il reddito di base attraverso le performance, cioè se gli addetti sono valutati positivamente a fine anno i migliori saranno selezionati in termini di risultati legati alla loro attività e premiati”.
“La new economy e la digital economy non si possono fare sulle spalle di chi lavora – continua il CEO di Yougenio -. Per noi è impensabile andare verso una soluzione di precarizzazione del lavoro o verso forme che tendono ad avvilire il mondo del lavoro. Se noi abbiamo dipendenti contenti anche il servizio che offrono verrà recepito di una certa qualità: al momento abbiamo il 33% di servizi recensibili, di questi il 92% ha un tasso di soddisfazione molto alto. Alla fine, ci guadagniamo tutti”.