IL DOSSIER

L’Amarone della Valpolicella batte il marmo di Carrara: ecco la top 11 dei distretti

Dal rapporto di Intesa Sanpaolo sui distretti industriali emerge che il sistema è vivo: il fatturato delle imprese distrettuali è cresciuto del 4,2% in più rispetto alle aziende extra-distretto. Nella classifica delle aree migliori, sei sono specializzate nel food

Pubblicato il 27 Feb 2014

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Amarone della Valpolicella

Il modello distrettuale è in crisi? Macché. Negli anni della recessione, le imprese dei distretti hanno messo a segno risultati migliori di quelle al di fuori delle aree distrettuali in termini di vendite, profitti, innovazione ed export: tra il 2008 e il 2013, la crescita dei ricavi delle aziende inserite nei distretti è stata superiore di 4,2 punti percentuali e nel biennio 2014-15 è previsto un aumento del fatturato del 6,9%. A fine 2015, il volume d’affari complessivo sarà di poco inferiore (-1,4%) rispetto a quello del 2008, l’anno in cui ha avuto inizio la Grande Crisi.
Lo certifica il Sesto rapporto annuale sull’economia e finanza dei distretti industriali elaborato dal Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. Il dossier, che analizza i bilanci aziendali dal 2008 al 2012 (e le stime dell’anno appena trascorso) di quasi 13 mila imprese appartenenti a 144 distretti industriali e di oltre 37 mila imprese non-distrettuali, tasta il polso al sistema distrettuale tricolore individuandone i punti di forza e i limiti. Se ci si sofferma sulle aree distrettuali che hanno ottenuto le performance più brillanti, si può ricavare una classifica degli 11 migliori distretti d’Italia. Intesa Sanpaolo ne indica undici, non dieci, forse in onore dello sport nazionale: due si trovano nel Mezzogiorno, cinque nel Nord-Est, tre nel Centro e uno del Nord-Ovest.

LA CLASSIFICA

1. Vini del Veronese
Al primo posto c’è il distretto dei vini del Veronese, che nel periodo considerato (2008-2012, mentre per il 2013 ci sono solo stime) è cresciuto di quasi 18 punti percentuali (17,9%) in termini di fatturato e ha incrementato il suo export del 29,7%. Tutti pazzi, quindi, per nettari come il Valpolicella, l’Amarone, il Bardolino e il Recioto. La dimostrazione che l’agroalimentare continua a essere uno dei settori che fanno più da traino per l’economia nazionale.

2. Calzature di San Mauro Pascoli
In seconda posizione si piazza il calzaturiero nell’area di San Mauro Pascoli, in Romagna. Pur avendo fatto registrare negli stessi cinque anni un aumento minimo del volume d’affari (+0,7%) e una caduta delle vendite sui mercati esteri (-11,2%), il distretto romagnolo delle scarpe ha recuperato in termini di redditività (Ebitda margin 2012 del 7,9%, l’1,2% in più rispetto all’anno precedente)

3. Vino prosecco di Conegliano-Valdobbiadene
Vino, vino e ancora vino. Questa volta prosecco, che tra spritz e bollicine conquista sempre più estimatori. Tra 2008 e 2012, il distretto dei produttori veneti ha visto salire i ricavi complessivi del 22,3% e ha centrato un brillante +58,1% nelle vendite oltreconfine. I margini però si sono ridotti (tra 2012 e 2011 l’Ebitda margin è sceso dell’1,3%).

4. Dolci di Alba e di Cuneo
Dal vino veneto alla gastronomia delle Langhe. Nei cinque anni presi in esame, il distretto dolciario tra Alba e Cuneo, con la Ferrero in prima posizione, ha recuperato 18 punti percentuali per quanto riguarda l’export e 16,4 punti in termini di fatturato complessivo.

5. Caffè e pasta napoletana
Ancora cibo, ancora alimentazione, ancora cavalli di battaglia del made in Italy. Al quinto posto si piazza il macrodistretto della pasta e del caffè a Napoli e dintorni, con una ripresa dei ricavi pari al 10,9%.

6. Marmo di Carrara
Il primo distretto del sistema casa che si piazza nella top 11 è quello del marmo di Carrara, che ha fatto un balzo in avanti di 18,1 punti percentuali nell’export a fronte di una contrazione quasi nulla (-0,1%) nel giro d’affari complessivo.

7. Pelletteria e calzature di Arezzo
Ecco un altro distretto del sistema moda: quello aretino della pelletteria e delle scarpe. La crescita dell’export in termini percentuali nei cinque anni è fantasmagorica: +103,2%.

8. Calzature napoletane
Il distretto napoletano delle scarpe si è dimostrato molto dinamico per crescita del fatturato tra il 2008 e il 2012 (+25,1%) e delle esportazioni nel 2013 (da gennaio a settembre, +14,3%). Secondo piazzamento del Sud. Ancora una volta nell’area partenopea.

9. Vini del Chianti
Poteva mai mancare un distretto vinicolo famoso nel mondo come quello del Chianti? L’area in cui si produce uno dei vini più rinomati a livello globale è riuscito a fare passi in avanti sia riguardo ai ricavi (+3,4%) che alle vendite al di là delle frontiere nazionali (+21,7%).

10. Salumi di Parma
Con il prosciutto e le altre specialità il distretto parmense dei salumi si colloca in posizione numero 10 facendo segnare un incremento di fatturato di quasi 10 punti percentuali (+9,7%).

11. Macchine per l’imballaggio di Bologna
Chiude la graduatoria il distretto del packaging, che raccoglie aziende in grado di far aumentare i propri ricavi all’estero del 19,5% e quelli complessivi dello 0,3%.

Come si può osservare, sei dei distretti sono specializzati nella filiera alimentare, che si è dimostrata la meno penalizzata dalla congiuntura negativa. Oltre al food ci sono tre aree specializzate nel sistema moda e, in particolare, nella filiera della pelle. Infine, uno appartenente al sistema casa e uno nella meccanica. Undici su undici rappresentano le “A” (arredamento, alimentare, abbigliamento, automazione) in cui il made in Italy primeggia nel mondo. Il segno che gli italiani, anche durante i periodi più cupi, continuano a essere bravi in quello che hanno sempre saputo fare.

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