Fabio di Gioia ha 28 anni e di mestiere fa il food scout, ovvero il talent scout del cibo. Con la sua neoazienda Foodscovery, fondata insieme al socio Mario Sorbo, va a caccia di prelibatezze e prodotti tipici made in Italy da inserire su una piattaforma online che in appena due mesi ha registrato 180 ordini e 800 prodotti gourmet venduti in tutta Italia e all’estero.
Insomma, la classica storia dei giovani che vogliono valorizzare l’agroalimentare nostrano e che, in questo caso, ci stanno riuscendo molto bene visto che Axel Springer Plug and Play e TechStars (il primo è l’acceleratore del colosso dell’editoria tedesca, il secondo uno dei primi acceleratori della Silicon Valley, “culla” di Dropbox e Paypal) li hanno fatti trasferire a Berlino per far crescere e sviluppare la startup e diffondere il modello anche in Germania.
«Il sistema è semplice: i produttori locali hanno a disposizione un team che si occupa di scovare e valorizzare la o le pietanze tipiche prodotte segnalandole sulla piattaforma, mentre i clienti possono sbirciare online queste golosità e ordinarle quasi in tempo reale», spiega Fabio che è riuscito a stringere un accordo con Dhl per far arrivare a Berlino entro massimo 48 ore cannoli siciliani e pasticciotti pugliesi freschi.
Il settore agrifood sta sfruttando molto i media e le piattaforme di e-commerce per diffondere in modo veloce e meno costoso prodotti tipici, pregiati e protetti dalle denominazioni d’origine europee. Ma Foodscovery punta molto su un servizio aggiuntivo che non tutti forniscono: garantire l’acquisto diretto online di prodotti freschi.
«Questa è stata di sicuro la sfida più grande, perché esistono piattaforme che permettono di comprare prodotti tipici in scatola o sottovuoto ma è molto raro trovare chi è disposto a spedire al grande pubblico in pochissimo tempo cibi altamente deperibili come la pastiera napoletana».
Merito dell’integrazione con il colosso delle spedizioni, certo, ma anche di partnership con aziende innovative nel settore del packaging e soprattutto dei video tutorial con cui il team, che ora conta nove persone tra sviluppatori, fotografi e content editor, forma anche i produttori digitalmente analfabeti.
«Mi è capitato di incontrare bravissimi produttori che però non utilizzano neppure la mail! Il nostro sistema, però, è semplice perché si può anche fare a meno di internet: l’ordine infatti può arrivare anche tramite sms e se il produttore accetta deve limitarsi a preparare i pacchi secondo le istruzioni che noi forniamo. Al resto pensiamo noi».
Una facilitazione capace di stupire anche i visitatori di Expo 2015, la manifestazione dedicata all’alimentazione che per startup come quella di Fabio potrebbe rappresentare una buona vetrina. «È proprio così che vediamo l’Expo, un’ottima occasione per ottenere visibilità, ma non da soli: stiamo cercando di stringere accordi con le associazioni di categoria del settore agroalimentare, ad esempio Confagricoltura, per portare a Milano (sede di Expo 2015, ndr) prodotti tipici sotto una veste nuova, valorizzata».
Solo in Italia sarebbero oltre 4 milioni i consumatori appassionati di ricercatezze gastronomiche, una piccola grande nicchia di acquirenti disposta a fare pazzie pur di avere in frigo rarità locali. Nel mondo il giro d’affari dei prodotti gastronomici vale 35 miliardi di euro all’anno.
Da pugliesi doc, Fabio e il suo socio Sorbo stanno sfruttando al massimo la cultura e la passione che gli italiani hanno per il cibo. Le origini però non fanno miracoli da sole. Se i due ragazzi hanno costruito un impianto ben oliato e finanziato è anche grazie alle loro lauree in finanza e all’esperienza maturata tra fondi di venture capital e società di investimento prima di appendere il posto fisso al chiodo e lanciare la propria startup.
Ingredienti, questi, che amalgamati insieme sembrano aver trovato la quadra tra marketing, valorizzazione dei prodotti e meccanismi di vendita smart. Non è un caso se il sito di Foodscovery assomiglia a una galleria fotografica.
Le immagini nel cibo sono importanti e i due startupper hanno sfruttato i concetti alla base del successo di piattaforme come Instagram: far diventare le foto protagoniste. «Siamo dei maniaci dei contenuti editoriali perché crediamo che il cibo sia anzitutto esperienza e vada raccontato e non solo descritto, per questo abbiamo assoldato nel team due fotografi e una content editor per curare nei minimi dettagli la presentazione del prodotto», conclude Fabio che ora a Berlino cercherà di convincere i consumatori tedeschi a comprare sfogliatelle napoletane per colazione.