Così Expo fa rinascere negli italiani l’orgoglio del made in Italy

Una ricerca Gfk Eurisko rivela che in vista dell’esposizione c’è una riscoperta delle eccellenze tricolori. Le “A” di cui andare fieri ora sono 7: abbigliamento, alimentare, arte, ambiente, artigianato, accessori, arredamento. E c’è anche qualche sorpresa: nel food, l’olio è percepito come il top della produzione nostrana

Pubblicato il 14 Nov 2014

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È il grande patrimonio culturale a trainare l’immagine dell’Italia all’estero. Seguito dalle bellezze naturali e dall’ottima cucina. A rivelarlo nel 2013 l’Indagine Gfk Eurisko per Expo 2015. Ma cosa pensano gli stessi italiani del Belpaese? «Abbiamo ora deciso di spostare il punto di osservazione: da “come ci vedono” a “come ci vediamo”, dalla reputazione all’identità», commenta Paolo Anselmi, vicepresidente GfK Eurisko.

«Per questo abbiamo condotto un’indagine sulla nostra “auto-percezione”: per scoprire quali sono le eccellenze – produttive, alimentari e territoriali – che gli italiani si attribuiscono». In una parola per identificare le componenti che costituiscono la nostra “identità competitiva”.

Tre gli ambiti indagati: i settori produttivi dove riteniamo di primeggiare, i prodotti alimentari più rappresentativi dell’Italian Food, le regioni che consideriamo più attrattive. Tutto in vista di Expo 2015, manifestazione che, secondo le stime, porterà a Milano il maggior numero di visitatori internazionali di tutti i tempi.

Diventano sette (da cinque che erano) le A di eccellenza del made in Italy: abbigliamento, alimentare, arte, ambiente, artigianato, accessori, arredamento/design. «Gli italiani – prosegue – si attribuiscono competenza nei settori “tradizionali” e in quelli dove maggiormente contano la creatività, il senso estetico e il buon gusto. Mentre ci consideriamo più deboli nei settori “moderni”, a più elevato contenuto tecnologico come auto ed elettrodomestici». In ogni caso, per tutte le nostre eccellenze produttive, il rapporto con un territorio è giudicato un fattore decisivo di qualità e attrattività.

Non tutte le regioni, però, sono percepite come eccellenti. Sono infatti solo dieci (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia e Sardegna) quelle in cui vengono percepite le eccellenze. Qualche esempio? Nell’alimentare sul podio l’Emilia Romagna, seguita da Sicilia e Puglia. Nell’artigianato è la Toscana ad eccellere e nella moda e nell’arredamento la Lombardia.

In ambito alimentare gli Italiani si attribuiscono eccellenza su ben cinque prodotti: olio d’oliva, vini, formaggi, pasta e salumi. Per tutti questi il territorio d’origine è percepito come un elemento decisivo di qualità e di attrattiva: garantisce appartenenza a una tradizione, rispetto delle regole di produzione, competenza e passione produttiva. E chi pensa che il vino sia percepito come il top dell’enogastronomia nostrana si dovrà ricredere: è l’olio quello percepito come prima specialità.

Gli Italiani non hanno dubbi sull’elevata attrattività turistica del loro Paese. Sono quattro le regioni che si contendono la palma: Sicilia, Toscana, Sardegna e Lazio. Ma i nostri dati segnalano anche che ci sono regioni eccellenti fortemente penalizzate nella percezione degli italiani: Veneto, Umbria, Liguria, Marche, Basilicata non compaiono nelle prime posizioni per nessuno degli aspetti positivi.

Expo 2015 con i suoi 21 milioni di visitatori attesi e i suoi 150 Paesi partecipanti non può che essere un’occasione per valorizzare le eccellenze del nostro territorio: «L’obiettivo è fondamentalmente la soddisfazione di bisogni “di breve”, bisogni che fanno riferimento a questo momento, che si sta vivendo ora, siano essi culturali, di scoperta di cose nuove, o di godimento puro», spiega Remo Lucchi, presidente onorario Gfk-Eurisko. «E per certo Expo soddisferà questi bisogni/desideri, anzi li soddisferà con effetto “wow”, dando enormemente di più di quanto la gente si possa aspettare». Non è immaginabile l’effetto di una partecipazione a un evento che porta a “confronto” la cultura alimentare secolare di 150 Paesi.

Diversa la percezione che di Expo hanno italiani e stranieri: «La cosa che più affascina i primi, in un momento in cui la comunicazione non è ancora partita, è la dimensione globale dell’evento. Inoltre affascinante è il Fuori Expo e tutte le manifestazioni che in quei sei mesi animeranno Milano», dice l’esperto.

«Per gli stranieri, soprattutto quelli che vengono da molto lontano, l’Expo è una scusa per venire in Italia, ciò che fa davvero scoccare la scintilla è la possibilità di visitare il Belpaese. Per noi ricercatori sociali l’Expo ha un altro significato: il lancio di una nuova Italia, l’orgoglio di sentirsi italiani e di trasmettere il benessere che solo noi possiamo dare a tutto il mondo. L’Expo è Milano per gli italiani ma per gli stranieri è l’Italia tutta: un’opportunità incredibile per sei mesi, che avrà una coda infinita che noi ci auguriamo».

Non a caso, il Padiglione Italia riecheggia il simbolo del nido. La metafora rappresenta uno spazio che aiuta progetti e talenti a germogliare, offrendo loro un terreno fertile, dando accoglienza e visibilità alle energie giovani. Fucina di startup, dove i giovani imparano a interpretare al meglio le proprie passioni, e farne l’obiettivo della propria crescita professionale.

«L’Expo Milano 2015 è proprio il frutto di una “congiunzione astrale”, o della volontà di un “rimedio di ordine superiore”, che ha deciso che era il momento di intervenire», conclude. «Quando è stato progettato Expo Milano 2015 si era di certo in piena globalizzazione, ma la crisi non si era ancora manifestata. Il senso di Expo si giustificava da tempo per i grandi problemi del mondo connessi alla sperequazione delle risorse, alla fame nel mondo, al degrado ambientale, e alla crescente urgenza di rimedi».

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