È il grande patrimonio culturale a trainare l’immagine dell’Italia all’estero. Seguito dalle bellezze naturali e dall’ottima cucina. A rivelarlo nel 2013 l’Indagine Gfk Eurisko per Expo 2015. Ma cosa pensano gli stessi italiani del Belpaese? «Abbiamo ora deciso di spostare il punto di osservazione: da “come ci vedono” a “come ci vediamo”, dalla reputazione all’identità», commenta Paolo Anselmi, vicepresidente GfK Eurisko.
«Per questo abbiamo condotto un’indagine sulla nostra “auto-percezione”: per scoprire quali sono le eccellenze – produttive, alimentari e territoriali – che gli italiani si attribuiscono». In una parola per identificare le componenti che costituiscono la nostra “identità competitiva”.
Tre gli ambiti indagati: i settori produttivi dove riteniamo di primeggiare, i prodotti alimentari più rappresentativi dell’Italian Food, le regioni che consideriamo più attrattive. Tutto in vista di Expo 2015, manifestazione che, secondo le stime, porterà a Milano il maggior numero di visitatori internazionali di tutti i tempi.
Diventano sette (da cinque che erano) le A di eccellenza del made in Italy: abbigliamento, alimentare, arte, ambiente, artigianato, accessori, arredamento/design. «Gli italiani – prosegue – si attribuiscono competenza nei settori “tradizionali” e in quelli dove maggiormente contano la creatività, il senso estetico e il buon gusto. Mentre ci consideriamo più deboli nei settori “moderni”, a più elevato contenuto tecnologico come auto ed elettrodomestici». In ogni caso, per tutte le nostre eccellenze produttive, il rapporto con un territorio è giudicato un fattore decisivo di qualità e attrattività.
Non tutte le regioni, però, sono percepite come eccellenti. Sono infatti solo dieci (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia e Sardegna) quelle in cui vengono percepite le eccellenze. Qualche esempio? Nell’alimentare sul podio l’Emilia Romagna, seguita da Sicilia e Puglia. Nell’artigianato è la Toscana ad eccellere e nella moda e nell’arredamento la Lombardia.
In ambito alimentare gli Italiani si attribuiscono eccellenza su ben cinque prodotti: olio d’oliva, vini, formaggi, pasta e salumi. Per tutti questi il territorio d’origine è percepito come un elemento decisivo di qualità e di attrattiva: garantisce appartenenza a una tradizione, rispetto delle regole di produzione, competenza e passione produttiva. E chi pensa che il vino sia percepito come il top dell’enogastronomia nostrana si dovrà ricredere: è l’olio quello percepito come prima specialità.
Gli Italiani non hanno dubbi sull’elevata attrattività turistica del loro Paese. Sono quattro le regioni che si contendono la palma: Sicilia, Toscana, Sardegna e Lazio. Ma i nostri dati segnalano anche che ci sono regioni eccellenti fortemente penalizzate nella percezione degli italiani: Veneto, Umbria, Liguria, Marche, Basilicata non compaiono nelle prime posizioni per nessuno degli aspetti positivi.
Expo 2015 con i suoi 21 milioni di visitatori attesi e i suoi 150 Paesi partecipanti non può che essere un’occasione per valorizzare le eccellenze del nostro territorio: «L’obiettivo è fondamentalmente la soddisfazione di bisogni “di breve”, bisogni che fanno riferimento a questo momento, che si sta vivendo ora, siano essi culturali, di scoperta di cose nuove, o di godimento puro», spiega Remo Lucchi, presidente onorario Gfk-Eurisko. «E per certo Expo soddisferà questi bisogni/desideri, anzi li soddisferà con effetto “wow”, dando enormemente di più di quanto la gente si possa aspettare». Non è immaginabile l’effetto di una partecipazione a un evento che porta a “confronto” la cultura alimentare secolare di 150 Paesi.
Diversa la percezione che di Expo hanno italiani e stranieri: «La cosa che più affascina i primi, in un momento in cui la comunicazione non è ancora partita, è la dimensione globale dell’evento. Inoltre affascinante è il Fuori Expo e tutte le manifestazioni che in quei sei mesi animeranno Milano», dice l’esperto.
«Per gli stranieri, soprattutto quelli che vengono da molto lontano, l’Expo è una scusa per venire in Italia, ciò che fa davvero scoccare la scintilla è la possibilità di visitare il Belpaese. Per noi ricercatori sociali l’Expo ha un altro significato: il lancio di una nuova Italia, l’orgoglio di sentirsi italiani e di trasmettere il benessere che solo noi possiamo dare a tutto il mondo. L’Expo è Milano per gli italiani ma per gli stranieri è l’Italia tutta: un’opportunità incredibile per sei mesi, che avrà una coda infinita che noi ci auguriamo».
Non a caso, il Padiglione Italia riecheggia il simbolo del nido. La metafora rappresenta uno spazio che aiuta progetti e talenti a germogliare, offrendo loro un terreno fertile, dando accoglienza e visibilità alle energie giovani. Fucina di startup, dove i giovani imparano a interpretare al meglio le proprie passioni, e farne l’obiettivo della propria crescita professionale.
«L’Expo Milano 2015 è proprio il frutto di una “congiunzione astrale”, o della volontà di un “rimedio di ordine superiore”, che ha deciso che era il momento di intervenire», conclude. «Quando è stato progettato Expo Milano 2015 si era di certo in piena globalizzazione, ma la crisi non si era ancora manifestata. Il senso di Expo si giustificava da tempo per i grandi problemi del mondo connessi alla sperequazione delle risorse, alla fame nel mondo, al degrado ambientale, e alla crescente urgenza di rimedi».