Un cuore, seppure con la “q”, un caffè e il vino: sono i tre ingredienti che hanno favorito l’alleanza tra Eataly, la catena di punti vendita alimentari di Oscar Farinetti, e la startup Bbang Srl che produce Cavò, un nuovo modo di utilizzare i contenitori delle bottiglie di vino. Un cuore perché l’imprenditore della ristorazione e il Ceo di Bbang, Enrico Accettola, si sono conosciuti all’evento Quochi di Quore, ideato e organizzato a Trieste da Rossana Bettini Illy, un caffè perché, come detto, c’è di mezzo (sia pure incidentalmente) una componente della famiglia che produce una delle più note marche italiane di caffè, e il vino perché questo è il business.
Cavò è un sistema innovativo di contenitori d’arredo brevettato dalla startup friulana nel 2011. Si tratta di un portabottiglie versatile e modulare: chi acquista una bottiglia racchiusa nel contenitore Cavò non si ritrova con la solita scatola da gettare via, ma con un oggetto di design in legno riutilizzabile perché componibile. Con le sue parti, che diventano scaffali, si potrà comporre la parete di una cantina, un espositore, una parete divisoria e molto altro. L’ideatore di Cavò è stato presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Udine, dal 1999 è presidente di Adv, agenzia di comunicazione integrata e marketing con sede a Udine e Milano, e da maggio 2014 è alla guida della società biomedica ITP Biomedical Company, oltre a essere vicepresidente di Card Tech, società di Udine che punta allo sviluppo di una Smart Card Biometrica dotata di un sistema completo di acquisizione, storage e matching dell’impronta digitale. Ma sono state le bottiglie di vino scomponibili a “sedurre” Farinetti.
Accettola ha avuto occasione di scambiare quattro chiacchiere con lui e illustrargli il suo prodotto appunto durante l’edizione 2015 di Quochi di Quore, che ogni anno a Trieste riunisce volti noti e imprenditori convocati come commensali ma anche per servire ai tavoli e cucinare. La finalità è benefica: raccogliere fondi a favore dei bambini. In quell’occasione Farinetti ha individuato in Cavò la soluzione per rendere unico e riconoscibile il progetto di espansione sui mercati di Vino Libero, associazione di produttori che raggruppa oggi 12 cantine di 7 diverse regioni italiane. Successivamente il team di Cavò si è recato a Fontanafredda, in Piemonte, dove ha incontrato Andrea Farinetti, il figlio del patron di Eataly, e stretto un accordo di collaborazione triennale con la società.
Il progetto Vino Libero (“libero” da concimi di sintesi, erbicidi e da almeno il 40% di solfiti rispetto ai limiti previsti per legge), di cui è ideatore Oscar Farinetti, promuove un modello di produzione sostenibile: dalla vigna, in cui viene applicato un modello di agricoltura responsabile che rispetta l’ambiente, alla cantina, alla rete commerciale.
La collezione dei vini di “Vino Libero” verrà esposta in alcuni store di Eataly, ma anche in enoteche e ristoranti convenzionati col Gruppo (in tutto sono 280), insieme ai contenitori Cavò. Si potrà acquistare la bottiglia con o senza contenitore. Ad attirare l’attenzione di Farinetti è stata anche la sostenibilità del progetto, che fa del riciclo di materiali il suo punto di forza e non utilizza colle dannose per la salute.
“Questo accordo ci aiuta a far crescere l’azienda – dice Accettola – che comunque ha faticato un po’ ad imporsi sul mercato. Nel mondo del vino – spiega – non è semplice cambiare la mentalità dei vignaioli, far loro capire che una scatola può avere un valore. Adesso che Farinetti sposa la causa possiamo rivoluzionare il settore”.
Finora in Bbang sono stati investiti 500mila euro, a luglio Lavorazione Legnami di Tolmezzo, tra i big italiani nella produzione di confezioni in legno per il trasporto del vino, guidata da Michele Ianich, ha acquisito il 49% della società. “Dopo quattro anni di ricerca, sviluppo e investimenti – spiegano Enrico Accettola e Michele Ianich – questo passo rappresenta un grande traguardo e il riconoscimento che il nostro impegno e gli sforzi compiuti, in questo momento comunque di difficoltà, stanno andando nella direzione giusta. In tutti questi anni sono state impegnate molte risorse umane ed economiche, sono stati studiati i processi produttivi nei minimi particolari per essere, oggi, molto competitivi. Inoltre sono stati depositati i brevetto, sono stati registrati i marchi e il disegno industriale, grazie alla preziosa collaborazione dei due designer che ci hanno accompagnato fino ad oggi, Nevio Capuzzo ed Michele Grion. Finalmente possiamo dire che anche in Italia le startup prendono forma diventando industria”.