Web Summit 2016, 10mila donne e tantissime occasioni di ispirazione

La co-founder di What a Space racconta a EconomyUp l’impatto con la fiera che quest’anno si è trasferita a Lisbona, dando grande spazio all’altra metà del cielo. Il tema caldo è la blockchain, le startup sono divise in Beta (finanziate) e Alpha (in attesa). E per tutte le opportunità di incontri sono enormi

Pubblicato il 08 Nov 2016

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Daniela Galvani, co-founder di What a Space, con Paddy Cosgrave, founder di Web Summit

Ecco cosa ha detto a EconomyUp la co-founder di What a Space, Daniela Galvani, quando le abbiamo chiesto di raccontarci le sue impressioni sui primi giorni del Web Summit.

«Il Web Summit 2016 di Lisbona finora è un “mess”, un casino. Ma è una conferenza molto interessante, particolare, fresca, tecnologica. Una fiera tech grandissima, che quest’anno sembra aver fatto il salto di qualità: ci sono molte conferenze in contemporanea, persone da tutto il mondo, soprattutto giovani tra i 25 e 45 anni, 2000 startup, di cui circa 40 italiane e 1500 investitori. In tutto ci sono 53mila persone, di cui 10mila donne, imprenditrici digitali invitate nell’ambito dell’iniziativa “Women in Tech“. Tra queste ci sono anche io: ho ricevuto l’invito a novembre 2015 e sono stata contentissima. Che ci siano tante donne è un bel segnale per il mondo dell’innovazione ma è anche – lasciatemelo dire – un modo per avere più pubblico. Tra l’altro, ci trattano anche benissimo, visto che nella lounge di Women in Tech c’è una zona in cui 4 massaggiatori fanno massaggi gratis!

Ma passiamo ai temi caldi. La blockchain, in tutte le sue declinazioni, mi sembra l’argomento di maggiore interesse della conferenza. Molti, a prescindere dall’ambito della propria azienda, sono qui per capire se veramente può essere uno strumento del futuro. Io stessa ho partecipato e parteciperò alle conferenze in tema per farmi ispirare. Anche perché trarre ispirazione è una delle motivazioni principali per partecipare al Web Summit, oltre ovviamente all’incontrare possibili investitori e fare networking. Certo, il difficile è organizzarsi: o lo fai bene, in anticipo, o ci sono talmente tante cose da seguire che rischi di non riuscire a conciliare gli appuntamenti e le conferenze. Per fortuna c’è lo streaming, che consente di rivedere tutti gli incontri. Tra i personaggi più cool della prima giornata c’è stato l’attore e regista Joseph Gordon Levitt, fondatore di HitREcord, un progetto collaborativo per la creatività artistica, che ha sottolineato l’importanza del web per lavorare insieme. Ma in genere l’idea di poter incontrare i fondatori di tool che noi, come startup, usiamo tutti i giorni – penso ai founder di Trello, Intercom – è sicuramente stimolante perché possono essere una grande fonte di ispirazione. Così come lo è stato il fondatore di Web Summit, Paddy Cosgrave, nella conferenza di apertura.

Mi ha colpito vedere che le startup che hanno lo stand sono state divise in Alpha, quelle che non hanno ricevuto alcun round di investimento, e Beta, quelle che già hanno raccolto finanziamenti. Ho la sensazione che per le nuove imprese italiane possa essere un’opportunità importante. Si nota anche dall’investimento che molti hanno fatto per essere qui: l’ingresso stesso, e gli stand, non sono esattamente gratuiti, anzi. Però ho visto belle realtà del nostro Paese che ritengo molto promettenti, come Meritocracy, MyFoody e Measurence, solo per fare qualche nome. E poi ci siamo ovviamente noi di What a Space: oltre a promuoverci e a ricevere spunti per crescere, siamo qui per consolidare la nostra alleanza con le società che in Europa forniscono un servizio simile al nostro e si propongono come piattaforme per trovare e prenotare spazi da destinare ad attività commerciali, showroom, eventi e così via. Insomma, anziché farci la guerra, abbiamo deciso già da qualche mese di fare sistema. E per favorire questo spirito collaborativo, il Web Summit sembra proprio il luogo ideale». (m.d.l.)

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