La diffusione delle criptovalute ha portato alla ribalta la tecnologia nota come DLT (distributed ledger technology) o blockchain, dal nome della sua incarnazione più famosa. Le banche centrali, che stanno sviluppando una valuta digitale stanno ragionando sull’eventuale utilizzo della blockchain in questo ambito. Vogliamo sottolineare che in questo articolo, come negli altri di questa rubrica, intendiamo per valuta digitale quella che è di solito chiamata valuta digitale della banca centrale (o CBDC nell’acronimo inglese). Rimandiamo ai molti siti (a partire da quelli delle banche centrali dell’Eurosistema) per una introduzione al tema.
Una delle caratteristiche principali di questa tecnologia, da cui il termine di “distributed” appunto, è che non c’è un’entità centrale che presiede alle transazioni, che sono invece validate usando metodi crittografici con un modello consensuale decentralizzato. Le banche centrali ovviamente non potrebbero adottare questo aspetto della blockchain che, oltre a essere piuttosto lento e oneroso sul piano energetico, non corrisponde a un modello in cui un operatore, la banca centrale, è chiaramente sovraordinato a tutti gli altri e modifica la contabilità da sola, per così dire. C’è da dire che, anche senza valuta digitale, le criptovalute stanno andando inesorabilmente nella direzione di una maggiore centralizzazione, con un potere crescente di pochi miners e intermediari. La decisione del mondo Ethereum, una delle criptovalute più diffuse, di muoversi dalla tradizionale proof of work alla proof of stake va nella stessa direzione: addio democrazia tecnologica, benvenuta maggiore efficienza.
Valuta digitale e blockchain: i test delle banche sono solo sul tipo “permissioned”
I test di fattibilità in corso presso le banche centrali riguardano blockchain di tipo permissioned, ossia quel tipo di DLT soggette a un’autorità centrale che determina chi può accedervi e che ruolo possa avere. Queste strutture dovrebbero coniugare i vantaggi di una blockchain “classica” con la necessaria regia che una banca centrale deve fornire al sistema dei pagamenti del paese. Una blockchain permissioned vedrebbe una pluralità di figure come già accade oggi nel mondo del sistema dei pagamenti: dalle banche in cui sono depositati i fondi di chi effettua la transazione come pagatore o come ricevente, a strutture che processano la transazione, la validano, ecc. La banca centrale potrebbe così delegare numerosi aspetti dell’iter della transazione senza arrivare alla situazione egualitaria (peer-to-peer) delle DLT tradizionali, di cui però si manterrebbero le caratteristiche positive per le banche centrali, come l’automatizzazione di molti processi e la facile programmabilità, bassi costi di implementazione e utilizzo, rapidità nel suo sviluppo, trasparenza. A questi aspetti, una valuta digitale gestita da una banca centrale dovrebbe però coniugare la stretta confidenzialità delle transazioni (che non sarebbero pubbliche come nella blockchain), anche se rimarrebbero a disposizione delle autorità.
Una blockchain permissioned non risolverebbe comunque tutti i problemi. Trattenere tutti i poteri di validazione presso la banca centrale implicherebbe un investimento massiccio in capacità di calcolo e di immagazzinamento dati, e in tutto ciò che gli è connesso per garantire il regolare funzionamento del sistema, mentre se la banca centrale volesse delegare alcuni aspetti della validazione dovrebbe sviluppare efficaci meccanismi di incentivo per i soggetti che interverrebbero nella validazione o nel processamento delle transazioni e di altrettanto efficaci punizioni se agiscono in ritardo o senza le necessarie verifiche.
Valuta digitale e blockchain: i pro e i contro dei token
Un’alternativa tecnologica pure discussa in questi mesi è quella di basare la valuta digitale sui token. I token sono già massicciamente presenti nel mondo blockchain e ne esiste già un’ampia serie con funzioni differenti. Infatti, ogni token viene creato per svolgere determinati compiti e alcuni token permettono operazioni alquanto complesse, come l’esecuzione di contratti o il ricevimento di pagamenti differiti. Per questo, tra l’altro, sono la scelta d’elezione nel caso delle ICO (initial coin offering), le operazioni con cui entra in circolazione una nuova criptovaluta. Per quanto concerne la valuta digitale, basterebbe un token che sia analogo a una banconota. In questo caso, il trasferimento del token da un utente a un altro non richiede la riconciliazione di due database, ma consiste nel trasferimento istantaneo della proprietà attraverso un sistema che simula perfettamente la consegna di contante da una persona all’altra.
La differenza è che in un sistema basato su token non c’è un vero e proprio registro centrale ma dei singoli beni, i token, che proprietario può cedere come se si trattasse di una banconota, semplicemente il possessore del token lo trasferisce dimostrando di esserne il proprietario con una chiave crittografica privata associata. In astratto i token possono essere più assimilabili al contante anche nella anonimità del loro passaggio ma è possibile strutturare tecnologicamente un sistema di token perché, ad esempio oltre una certa cifra, l’anonimità venga meno verso le autorità, come accade oggi per i massimali nell’uso del contante.
Non scegliere una tecnologia a priori, ma valutare tutti i requisiti
In linea generale, le istituzioni pubbliche non dovrebbero preferire questa o quella soluzione tecnologica a priori, ma dovrebbero valutarne i rispettivi requisiti per poi procedere alla scelta. In questo senso è utile citare le caratteristiche che una valuta digitale dovrebbe avere sul piano tecnologico secondo l’analisi svolta dalla Bank of England. In particolare la banca centrale del Regno Unito ne ha indicate cinque:
Resilienza: dato che la valuta digitale sarà l’architrave del nuovo mondo del sistema dei pagamenti, deve risultare in grado di resistere a blocchi hardware e software in parti del sistema, guasti delle reti di telecomunicazione, attacchi cyber ecc., e dovrà anche essere in grado di gestire alti e bassi della domanda un po’ come avviene con una rete elettrica;
Sicurezza: la valuta digitale deve garantire l’integrità dei dati delle transazioni contro ogni evento legato a perdite accidentali o furti di dati, e vari generi di attacchi informatici che peraltro mutano rapidamente;
Disponibilità: i pagamenti in valuta digitale devono essere disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e quindi qualunque attività di manutenzione del sistema deve comunque permetterne il funzionamento continuo;
Scalabilità: nel tempo è prevedibile che la valuta digitale si sostituisca a ogni altro genere di pagamento (in contanti o digitali) e deve dunque essere in grado di gestire la corrispondente crescita della domanda di transazioni e del numero di utenti;
Velocità: i pagamenti al dettaglio devono essere istantanei per poter sostituire efficacemente le altre forme di pagamento.
A questi aspetti si aggiunge la considerazione che la valuta digitale debba essere efficiente, nel senso di competitiva rispetto alle altre forme di pagamento. Ora, c’è da osservare che spesso i costi associati ad alcune forme di pagamento non sono visibili al cliente. Ad esempio i significativi costi che la grande distribuzione affronta per la gestione del contante (incasso, custodia in locali blindati, consegna alle società di sicurezza, ecc.) non sono espressi esplicitamente nei prezzi delle merci che si vendono nei supermercati ma sono comunque a carico della clientela.
In conclusione, è importante che l’introduzione della valuta digitale si svolga in piena sicurezza sul piano tecnologico, conseguendo un netto progresso sulle attuali forme di pagamento e in modo da risultare pienamente affidabile per gli utenti, così da permetterne la più rapida diffusione possibile.
Materiale utile per approfondire il tema
Bank of England. 2020. Central Bank Digital Currency. Opportunities, Challenges and Design
Campajola C. e altri, 2022, The Evolution Of Centralisation on Cryptocurrency Platforms
CPMI e World Bank. 2020. Payment aspects of financial inclusion in the fintech era
- 2019. Harnessing Digitalization in Financing of the Sustainable Development Goals
WEF. 2020. Central Bank Digital Currency Policy‑Maker Toolkit
World Bank. 2021. Central Bank Digital Currency, A Payments Perspective