Nella replica alla discussione sulla fiducia al governo in Senato, il 26 ottobre, la neo-premier Giorgia Meloni ha osservato che sul tema del tetto al contante vi sarebbe stata una “discussione ideologica” e che non vi sarebbero legami tra quanto elevato è il limite all’utilizzo del contante e la diffusione dell’economia sommersa. Al di là delle polemiche politiche, cercheremo in questo articolo di ragionare su questi aspetti concentrandoci sui dati, in modo da far emergere i termini più interessanti della questione.
Uso del contante ed economia grigia: cosa dice la Banca d’Italia
Il primo aspetto da affrontare è se effettivamente vi siano legami tra uso del contante ed economia illegale. In questi giorni è tornato alla ribalta un lavoro, uscito circa un anno fa, in cui alcuni ricercatori della Banca d’Italia dimostravano che un aumento della proporzione dei pagamenti in contanti aumenta l’incidenza dell’economia grigia o nera e che restringere l’uso del contante aiuta a controllare l’evasione, come dimostra anche la forte crescita della domanda delle banconote di grosso taglio quando nel 2016 il governo Renzi alzò il limite. Lo studio osserva che in Italia la proporzione delle transazioni che avviene in contanti è maggiore di quella dell’Eurozona (82% contro 73%) e anche per questo l’Italia è stata pioniera nella fissazione di tetti all’uso del contante, proposta ripresa da molti altri paesi (a oggi circa la metà dei paesi dell’Eurozona).
La Commissione Europea e la proposta del tetto a 10mila euro
Nel 2021 la Commissione Europea ha ventilato l’idea di fissare un tetto per tutta Europa (la proposta era di fissarlo a 10.000 euro) ma non è stato raggiunto un accordo fra i Paesi membri. La Commissione proponeva un limite comune per superare i differenti tetti nazionali che possono essere sfruttati da chi è interessato a fare pagamenti rimanendo anonimo; il limite comune eliminerebbe così una distorsione competitiva tra gli stati dell’Unione.
Le attività illegali? Sempre più in criptovalute
Tuttavia in un lavoro di ricercatori sempre di una banca centrale dell’Eurosistema, ma questa volta quella austriaca, si osserva che il limite ai pagamenti in contanti ha pochi effetti sulle attività illegali perché i criminali si servono sempre più spesso di forme alternative, comprese le criptovalute. Una simile conclusione era stata raggiunta anche dalla Commissione nel presentare la proposta sul tetto comune. Secondo uno studio citato dai ricercatori austriaci, nel 2020 transazioni criminali per 3,5 miliardi di dollari sono state effettuate usando bitcoin. L’esistenza di numerosi paradisi fiscali e Stati compiacenti rendono questi flussi di pagamenti impossibili da intercettare. In definitiva, la lotta al riciclaggio e alle attività criminali va svolta su tutto il fronte del sistema dei pagamenti, non solo sul contante.
Pagamenti digitali: una direzione di marcia ineluttabile
Fissare un tetto all’uso del contante non è dunque una panacea, sebbene alzare il limite sia un segnale.. Rimane il fatto che persino per attività illecite ci si serve sempre più di pagamenti digitali. Arriviamo dunque al secondo punto. Il motivo per cui è illogico sfavorire il passaggio a pagamenti digitali è che si tratta di una direzione di marcia ineluttabile. A prescindere dal tetto all’uso del contante la graduale morte delle banconote è un dato di fatto. Per corroborare questa affermazione vediamo alcuni dati concernenti l’Italia.
2015 | 2021 | variazione | |
numero sportelli (banche e poste) | 41.942 | 34.164 | -18,54% |
numero ATM (presso sportelli o altrove) | 43.349 | 37.405 | -13,71% |
Esiti di banconote dalla Banca d’Italia | 681.823 | 567.384 | -16,78% |
POS attivi (banche e poste) | 1.991.080 | 4.149.250 | 108,39% |
Operazioni con carta di credito | 706.197 | 1.366.617 | 93,52% |
Fonte: Banca d’Italia |
In questa tabella vediamo com’è cambiata la situazione negli ultimi anni. In appena sei anni gli sportelli bancari si sono ridotti di quasi il 20% e i bancomat di quasi il 15%. Nello stesso periodo i POS attivi sono più che raddoppiati e le operazioni con le carte di credito sono anch’esse quasi raddoppiate. In altre parole: calano in modo significativo i punti di prelievo di contanti mentre aumentano enormemente i punti di pagamento digitale. La diffusione degli strumenti di pagamento elettronici ha subito un’accelerazione per effetto della pandemia e dei conseguenti lockdown e oggi oltre il 40% delle famiglie possiede almeno una carta di credito, l’86% almeno una carta di debito e il 30% almeno una prepagata.
La crescita continua a essere rapida, tanto che possiamo concludere che in pochi anni tutte le famiglie italiane avranno accesso ai pagamenti digitali. Del resto, già oggi oltre il 70% delle famiglie riporta di effettuare acquisti, ordini o prenotazioni di beni o servizi su internet, dato anch’esso in costante crescita. Al contrario, le spese effettuate in contanti si sono ridotte, tra il 2016 e il 2020, dal 66 al 51% per cento di quelle complessive. Se è vero che questi dati sono inferiori a quelli di quasi tutti gli altri paesi europei, anche di quelli senza un tetto al contante, rimane il fatto che la crescita prosegue anno dopo anno. Difendere il contante significa dunque difendere una tecnologia in declino.
Quanto è “costoso” il contante
Spesso si sente dire che i pagamenti digitali sono costosi e sicuramente il sistema bancario potrebbe fare molto per accelerare il passaggio alle transazioni digitali. Tuttavia, già oggi il contante costa meno solo se consideriamo l’operazione in quanto tale, ma se rapportiamo questo costo al valore della transazione, il contante risulta lo strumento più costoso come mostrano studi che analizzano il costo complessivo delle varie forme di pagamento.
Pagamenti in contanti? Quelli sopra i 100 euro sono l’1,7%
Veniamo infine alla quantità di contante effettivamente usata dai cittadini italiani. La soglia proposta dalla Commissione Europea, come visto, parlava di 10.000 euro, che è anche il limite balenato in alcune dichiarazioni degli esponenti del governo Meloni. Nella realtà italiana parrebbe un limite alquanto elevato. Si consideri che i pagamenti sopra cento euro sono appena l’1,7% e che la media dei pagamenti in contanti è tra 12 e 16 euro a seconda della regione, con una spesa media mensile per le famiglie che oscilla sugli 800 euro. Questo significa che il limite sarebbe di oltre 600 volte la media effettiva dell’uso del contante nei pagamenti e basterebbe per le spese di una famiglia media per tutto l’anno. Il contante dunque mantiene la sua comodità, ma soprattutto per transazioni di piccolo importo.
In definitiva, sarebbe prematuro, soprattutto verso alcune fasce meno “tecnologiche” della popolazione, accelerare artificialmente il declino del contante, ma il mondo è comunque sempre più digitale.
Note bibliografiche
I dati riportati nell’articolo provengono da studi della Banca d’Italia. Gli stessi sono reperibili ai siti di seguito indicati:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/tematiche-istituzionali/2012-costo-sociale/testo.pdf
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/indagine-famiglie/bil-fam2020/Fascicolo_IBF_2020.pdf
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2019-0481/QEF_481_19.pdf
Il lavoro dei ricercatori della banca centrale austriaca è disponibile al sito: https://www.oenb.at/en/Publications/Economics/Monetary-Policy-and-the-Economy/2022/monetary-policy-and-the-economy-q1-q2-22/monetary-policy-and-the-economy-q1-q2-22.html
I lavori della Commissione Europea sul tema dell’antiriciclaggio e del tetto al contante sono disponibili al sito: