Si chiama AideXa la fintech fondata da Roberto Nicastro, ex direttore generale di Unicredit, che prima ancora di essere battezzata (finora era nota come Progetto Banca Idea) ha già raccolto 45milioni di euro da un parterre di investitori eccellenti. “Sarà una fintech con licenza bancaria focalizzata sullo small business italiano”, spiega il presidente non operativo attorno al quale si è raccolto un team di promotori-fondatori di gran nome.
Tutto è stato fatto molto velocemente, come ci ha raccontato il CEO Federico Sforza in questa videointervista realizzata a inizio agosto, e altrettanto velocemente AideXa si presenta al mercato, nonostante le incertezze dovute all’emergenza sanitaria.
AideXa, come nasce e a chi si rivolge
“AideXa è stata ideata per gli imprenditori”, ricorda Sforza. Ed è stata pensata con la convinzione che manchi in Italia un’offerta di servizi finanziari dedicata alle piccole e piccolissime imprese sotto i 10milioni di fatturato fino alle partite Iva. “Una nicchia da 7milioni di clienti potenziali”, spiega Nicastro, convinto che la specializzazione sarà la chiave di differenziazione sul mercato.
“Non faremo asset management, crediti al consumo o NPL”, dice ancora Nicastro. “Nei mercati europei più maturi lo small business banking rappresenta il 25% del mercato. Noi ci muoviamo in quell’ambito”. Ed è una scelta di posizionamento che differenzia AideXa da altri nuovi player come Illimity, la banca fondata da Corrado Passera (anche lui ex top manager di una banca tradizionale come Intesa Sanpaolo) che ha puntato molto sugli NPL, o come Moneyfarm, scaleup italiana entrata nell’orbita di Allianz. “Ci rivolgiamo al cuore del Paese, che è il più grande mercato europeo di piccole imprese”: in totale 7milioni di potenziali clienti fra liberi professionisti, piccole partite Iva, esercizi commerciali, artigiani, operatori dell’agricoltura e altro ancora.
Attualmente AideXa è un intermediario finanziario iscritto all’albo 106 del Testo Unico Bancario, grazie all’acquisizione di Fide S.p.A. Può quindi concedere finanziamenti, gestire servizi di pagamento, emettere moneta elettronica e offrire servizi di investimento. Ma non è ancora una banca da conto corrente.
“Contiamo di ottenere le necessarie autorizzazioni per operare come banca nel corso del 2021 e diventare così la prima banca fintech del Paese dedicata completamente alle piccole imprese e partite iva”, dice Federico Sforza.
AideXa, che cosa vuol dire il nome
Il brand scelto è un’anagramma di Idea con dentro incastonati i valori del nuovo progetto imprenditoriale. AI sta per Artificial Intelligence, X è il fattore tecnologico. La scelta del verde è per sottolineare che obiettivo della fintech è anche aiutare gli imprenditori nel loro percorso verso la sostenibilità. Al centro c’è comunque la tecnologia che ha permesso di creare una banca in pochi mesi e permetterà di offrire servizi a prezzi competitivi, come promettono Nicastro e Sforza.
Di chi è la nuova digital bank
Il primo azionista si chiama Generali, con il 16%. Dopo vengono con il 10% Gruppo Sella, Ifis e lo stesso Nicastro, adesso banchiere a tutti gli effetti. “Questo vuol dire che credo molto in questa impresa”, osserva. Tra gli investitori ci sono anche 360 Capital Partners, la Banca Popolare di Ragusa, la Micheli & Associati, la famiglia Lunelli (quelli delle bollicine Ferrari) e molti family office fino a CloseToMedia, l’agenzia che cura la comunicazione di AideXa.
Insomma, un’azionariato diffuso a cui va aggiunto il team di promotori-fondatori, che detengono complessivamente il 25%: Elena Adorno, Giovanni Beninati, Emanuele Buttà, Andrea Correale, Stefano Gallotti, Alessio Marras, Federico Provinciali, Giuseppe Rumi.
Gli obiettivi
AideXa comincia a sgambettare con una landing page di presentazione e l’annuncio del primo prodotto: Finanziamento X Instant, prestiti fini a 100mila euro concessi in tempo reale. L’obiettivo è andare a breakeven entro tre anni, avere 100mila clienti entro 5 anni e nello stesso arco di tempo “dare soddisfazione agli investitori”. Un piano ambizioso, vista la generale difficoltà delle neobank di fare ricavi.