PAGAMENTI DIGITALI

Satispay cambia commissioni per i merchant (ma non per i privati): perché era inevitabile



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Dal 7 aprile tutti i commercianti che hanno un contratto con Satispay dovranno pagare una commissione dell’1% sui pagamenti nei negozi fisici e dell’1,5% per gli acquisti online. Nulla cambia per i privati che usano l’app per acquisti e scambi di danaro. Le ragioni e gli scenari

Pubblicato il 10 feb 2025

Luciana Maci

Giornalista



Founders_Satispay
I founder di Satispay

Era sostanzialmente inevitabile: dopo dieci anni in cui le commissioni per gli esercenti erano pari a zero sotto i 10 euro, Satispay, l’unicorno italiano dell’app per digital payments, le ha introdotte per tutti i pagamenti. A partire dal 7 aprile 2025, tutti i commercianti dovranno sostenere una commissione dell’1% sui pagamenti nei negozi fisici, mentre per il commercio elettronico le tariffe saranno più articolate. L’annuncio ha suscitato numerose reazioni, soprattutto da parte dei piccoli esercenti. Ma rientra nella normale evoluzione di una startup che, pur avendo egregiamente risposto a una necessità del mercato ed essendo arrivata a una valutazione oltre il miliardo di dollari nel 2022, finora non è mai stata in attivo.

Vediamo meglio di cosa si tratta.

Satispay: l’app di pagamento alternativa alle carte

La società fondata nel 2013 da tre giovani imprenditori cuneesi, Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, fornisce un’app di pagamento mobile alternativa alle carte di credito e di debito che permette agli utenti di pagare nei negozi fisici e online e di scambiare denaro tra amici, oltre a beneficiare di una serie di altri servizi come buoni pasto, ricariche telefoniche, pagamenti di bollette, bollettini pagoPA, bolli auto, donazioni, buste regalo e risparmi.

Le nuove commissioni 2025: cosa cambia

Fino ad oggi Satispay applicava commissioni solo sui pagamenti superiori ai 10 euro. Dal 7 aprile 2025, invece, tutti i pagamenti saranno soggetti a una commissione dell’1% per i negozi fisici e dell’1,5% per gli acquisti online, con una quota fissa di 20 centesimi sopra i 10 euro.

Ma attenzione: le commissioni non hanno mai riguardato direttamente, né per il momento riguarderanno, gli utenti privati, cioè le persone che decidono di pagare con l’app Satispay nei negozi. Riguarderanno solamente tutti gli esercizi fisici, i commercianti online, le attività in movimento come i food truck“, i distributori automatici, i totem nei negozi.

Perché Satispay introduce le commissioni anche sotto i 10 euro

Si tratta di una decisione che comporta un cambiamento significativo nella strategia: finora Satispay aveva promosso l’uso dei pagamenti digitali senza costi aggiuntivi per le piccole transazioni. Quali sono le ragioni della svolta? La startup sostiene, in sostanza, che ha bisogno di ulteriori risorse finanziarie per poter mantenere ed attivare nuovi servizi, con l’obiettivo finale di incrementare anche il giro d’affari degli esercenti.

Come spiega infatti un comunicato aziendale, “l’introduzione della modifica avviene a valle di anni di sviluppo e lancio di tanti nuovi servizi da parte di Satispay, tutti volti a favorire la crescita della clientela e degli incassi degli esercenti convenzionati”. Tra questi il lancio dei Satispay Buoni Pasto, già scelti da oltre 20.000 aziende e utilizzati da oltre 100.000 utenti, e dei Satispay Buoni Acquisto (categoria Fringe Benefit), che la società offre senza costi aggiuntivi ai piccoli esercenti.
Tra gli altri recenti servizi introdotti, i Pagamenti con Addebito Differito, per permettere ai clienti di completare la transazione anche quando la loro disponibilità in app non è sufficiente, e i Pagamenti Offline.

“Se 10 anni fa – sottolinea Alberto Dalmasso, co-founder e CEO di Satispay – la chiave per cambiare le abitudini di pagamento era un’app intuitiva e una politica che non richiedesse commissioni sui pagamenti sotto i 10 euro, oggi lo scenario è diverso. Ora i negozianti accettano di buon grado i pagamenti elettronici, ma resta forte la necessità di attrarre sempre più clienti. Per questo lavoriamo ogni giorno, per creare nuovi servizi a valore aggiunto e far crescere con noi i nostri esercenti”.

Cosa succederà ora

Resta da capire cosa potrebbe succedere adesso: per i privati, come detto, nulla cambia. Tuttavia Assoutenti, associazione di tutela dei consumatori, ha già chiesto a Satispay di “rivedere questa decisione e di valutare soluzioni alternative che non gravino sui consumatori e sulle piccole attività commerciali”, come ha dichiarato il presidente Gabriele Melluso, aprendo alla possibilità di rivolgersi anche alle autorità per tutelare gli utenti e le regole di concorrenza nel settore.

La reazione è probabilmente, in qualche modo, dovuta a un’errata percezione della notizia, che, al 10 febbraio 2025, non era stata oggetto di un comunicato da parte di Satispay, ma solo di articoli su un paio di testate. Poi, lunedì 10, Satispay ha emanato un comunicato ufficiale, nel quale si informava che “da inizio anno sono partite le comunicazioni alla rete di esercenti convenzionati che danno evidenza su un cambio delle commissioni, a partire dal 7 aprile. Il nuovo pricing prevederà per gli esercenti, sempre all’insegna della chiarezza e trasparenza, un’unica commissione dell’1% su tutti i pagamenti nei negozi fisici. Su tutte queste transazioni, così come per i trasferimenti tra privati (P2P), i consumatori continueranno a poter utilizzare il servizio in modo completamente gratuito, senza alcuna commissione“.

Evidentemente la scelta aziendale è stata inizialmente percepita come una privazione della gratuità, che era sempre stata un punto di forza dell’app. Nei fatti l’unico elemento rilevante potrebbe essere la ripercussione sui comportamenti dei merchant: alcuni potrebbero decidere di recedere dal contratto con Satispay, nonostante rimanga più conveniente rispetto alle tradizionali carte di credito e debito, che applicano commissioni superiori, spesso oltre l’1,5%.

Commentando la decisione, alcuni esperti del settore si spingono a ipotizzare che questo sarà l’inizio della fine per la startup. Altri, invece, ritengono che il cambiamento segni l’ingresso in una nuova fase di maturità: la società potrebbe perdere una parte della clientela, ma sarà quella composta da micro e piccoli esercizi, quindi meno redditizia, mentre i nuovi introiti dovrebbero portare a un rafforzamento sul versante dei conti. Ma bisognerà capire di quali cifre stiamo parlando, e se sono in grado di fare la differenza.

Satispay: cosa dicono i numeri

Del resto i bilanci di Satispay non sono stati finora troppo rosei. Secondo dati risalenti al 2023, nonostante la crescita degli utenti (all’epoca 4,2 milioni) e degli esercenti affiliati (300mila), i ricavi da servizi sono stati pari a 22 milioni di euro, mentre le perdite hanno raggiunto 46,3 milioni di euro. In sostanza la crescita degli utenti non si è tradotta in profitti. In quel contesto i revisori di EY sottolinearono che non era in dubbio la sopravvivenza della società per un periodo non “inferiore ai prossimi dodici mesi”, anche grazie a un patrimonio netto positivo di 155 milioni di euro e una liquidità di 50 milioni.

Oggi Satispay ha un team di quasi 700 persone, e sviluppa e offre servizi utilizzati da oltre 5 milioni di utenti e più di 400 mila esercenti.

Ma, naturalmente, da tutti questi numeri emerge una almeno parziale discrepanza tra il successo nell’adozione dell’app e i ricavi effettivi. Se non si risolverà questa criticità, potrebbero aprirsi ulteriori strade per Satispay. Non ultima quella della exit, cioè la vendita a un soggetto terzo.

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