In un mondo ideale, le file non esistono. Nell’Italia che vogliono creare le startup, invece, le code non spariscono, ma diventano virtuali, veloci e poco fastidiose. È questa l’innovazione che da qualche anno sta portando negli uffici pubblici italiani (e non solo) Qurami, una startup romana nata, ovviamente, aspettando. E che adesso invece sta correndo, tagliando un traguardo dietro l’altro. L’ultimo del 2014 potrebbe essere quello di prima startup nel cui capitale entra una banca, una grande banca che in questi giorni sta perfezionando il contratto.
Roberto Macina, che oggi ha 30 anni ed è il ceo dell’azienda, era un laureando in ingegneria in attesa di un documento alla segreteria studenti dell’Università Roma III. La sua startup è nata da una domanda: «Possibile che non esista un’app per evitarmi questa inutile noia?». È possibile, quell’app non esisteva e lui l’ha creata. Era il 2011: oggi Qurami è arrivata a 150 mila download e 60 mila file saltate, anzi «virtualizzate». Nel 2013, TechCrunch l’ha inserita tra le 40 startup italiane più promettenti.
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L’app è gratuita per l’utente, gli permette di prendere il numeretto digitale e gli offre in tempo reale due informazioni: quante persone ci sono in coda prima di lui e qual è il tempo di attesa stimato. Così può fare altro in attesa che la fila si smaltisca. Qurami prende una revenue da chi offre questo servizio ai suoi clienti, a seconda della quantità di punti in cui è installato. I primi clienti di Qurami sono state le segreterie studenti delle università di Roma: Sapienza, Tor Vergata, Roma III e Luiss: «Era il mondo che conoscevamo meglio e ci serviva per dimostrare al mondo che la nostra idea funzionava». Poi sono arrivate la Camera di Commercio di Milano, i Comuni di Firenze e Trieste e tutti gli uffici pubblici di Roma, municipi compresi. In tutto sono 35 le strutture che offrono questo servizio ammazza-file.
Qurami nasce scalabile e col desiderio di avere un respiro internazionale, fin dal nome: «Cercavamo un gioco di parole con fila e coda, ma tutti i
domini erano già presi, così siamo partiti dal sostituire la q alla c, per richiamare la parola inglese queue, fila». Ed ecco Qurami (accento sulla A), l’app per «curare» le code. Ma non basta un nome dal sapore anglosassone per conquistare l’Europa. Servono soldi e intraprendenza. I soldi sono arrivati grazie al venture capital: Qurami ha appena concluso un round da 500 mila euro in un accordo di investimento con LVenture Group, i soci di IAG (Italian Angels for Growth) e altri business angel. Dalla sua nascita, la raccolta della startup è stata di 800mila euro.
L’intraprendenza invece ce l’ha messa Macina, cercando per Qurami un cliente così grande da far paura: la Royal Mail inglese, con i suoi 12 mila uffici postali. «Ho semplicemente mandato un’email via Linkedin al branch manager di Post Office e così è nata la trattativa». Il risultato? Dal 20 gennaio parte la sperimentazione di questa app italiana in 10 uffici postali inglesi.
Una bella soddisfazione per i ragazzi di Qurami e una vetrina importante per tutta l’innovazione italiana. Qurami, inoltre, ha attraversato l’oceano e conquistato BAC – Banca Costarica e Cable & Wireless di Panama. I prossimo obiettivi? Entrare nel mondo del servizio clienti di negozi e banche ma soprattutto stringere l’accordo in apparenza più ovvio per un sistema di razionalizzazione delle code, ma in realtà il più complesso: Poste italiane. La trattativa c’è, forse sarà ancora lunga. Ma se c’è una cosa che Roberto Macina e il suo team sanno come fare è aspettare.