Raccogliere fondi è un’arte complessa. Le principali opportunità arrivano dalle numerose piattaforme di crowdfunding, che offrono una chance a tutti coloro che mirano a trasformare un’idea in impresa. Chiunque può avviare una campagna, ma non tutti alla fine riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati. Servono idee brillanti, tenacia e una buona dose di coraggio.
Ne sanno qualcosa le due imprenditrici ideatrici della campagna #MITsister, una raccolta fondi lanciata su Indiegogo per pagarsi le spese di soggiorno durante un periodo di studio al MIT di Boston. Della loro esperienza di raccolta hanno voluto condividere difficoltà, speranze e successi. E lasciare in eredità quattro consigli utili per sviluppare una campagna crowdfunding di successo. Ecco quali.
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Il coraggio di lanciarsi ed esporsi
Ci sono sempre momenti in cui da una posizione di bilico, bisogna decidere: sì o no. Avviare un crowdfunding non è roba da poco. Danae Ringelmann, fondatrice di Indiegogo, condivide apertamente una breve serie di consigli preziosi e best practices (a cui confesso che mi sono fortemente ispirata) ma che mi hanno anche in un primo istante assai spaventata: rispetto alle 3 chiavi principali individuate da Ringelmann per una campagna di successo (ovvero: creare un contenuto eccellente, gestirlo in maniera pro-attiva, ed interpellare un pubblico interessato) non ero in possesso di molti dei minimi requisiti. Avevo pochissimo tempo a disposizione (meno di 10 giorni per creare ed organizzare i contenuti), pochi strumenti adatti per allestire qualcosa di credibile (difficile soprattutto progettare un video coinvolgente per contenuto, e decente in termini di qualità), e soprattutto nessunissima idea su come diffondere efficacemente la campagna (dato che sarei stata in viaggio subito dopo il lancio). Creare una campagna di crowdfunding personale è emotivamente difficile, significa mettersi in gioco completamente: che cosa racconto di me? Come trovare il giusto equilibrio tra “troppo” e “troppo poco”? Che cosa è pertinente alla mia causa? Occorre mettere da parte la paura di fallire. Quindi la prima barriera da scavalcare è quella dell’inerzia causata dall’apprensione.
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Il coraggio di chiedere: soldi e aiuto
Poi arriva il prossimo scoglio, durissimo: sto andando a chiedere soldi alla gente. La botta di umiltà è quasi cocente. Sto praticamente elemosinando? Questo è un momento tosto, dove devo fermarmi, respirare a fondo, e riflettere: quanto ci credo in quello che sto intraprendendo? Perché se non ci credo io, di certo non potranno crederci gli altri. E’ necessario quindi uno spostamento mentale: fare un passo indietro, e procedere ad una auto-valutazione dall’esterno, di chi sono e che cosa sto facendo. In questa fase può essere utile qualche dialogo a cuore aperto con persone di fiducia e con esperienza in materia. Ho cercato persone che hanno fatto campagne di crowdfunding, ho parlato sia con chi ha avuto successo che con chi non ha sortito buoni risultati: ogni riscontro è stato prezioso e mi ha dato indicazioni. Qui conta tanto anche il lavoro di squadra. Ho lavorato per dieci giorni a stretto contatto giornaliero (virtuale) con la mia partner imprenditoriale, generando idee insieme dalle diverse estremità del globo terrestre (lei in Australia, io in Italia), sfruttando la differenza oraria, dialogando e criticandoci a vicenda per arrivare alla giusta messa a punto dei contenuti, nonché coordinandoci per l’esecuzione e l’implementazione.
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