Il mondo dei prestiti è sempre più digitale. A testimoniarlo sono soprattutto i numeri: secondo quanto emerge dall’ultimo Report sul Crowdinvesting– realizzato dall’Osservatorio sul Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano – ammontano a quasi 190 milioni di euro i finanziamenti raccolti attraverso piattaforme di finanza alternativa online in Italia. E a crescere non sono solo i capitali raccolti, perché il palcoscenico italiano ha dato segni di vivacità e potenzialità significative, con un mercato che tra il 2016 e il 2017 si è popolato di nuovi soggetti, generando un aumento esponenziale in termini di volumi.
Quando si parla di prestiti online, si fa riferimento in generale, a un sistema in base al quale alcune piattaforme offrono la possibilità di finanziare un progetto, proposto da una persona fisica o un’impresa, a titolo di prestito. Per definire questa tipologia di operazioni viene spesso utilizzato il termine inglese “social lending” (che in italiano può essere tradotto con “prestiti tra privati”), ma esistono, come vedremo, tante declinazioni dello stesso paradigma. Il vantaggio principale dei “prestiti tra privati” è legato sostanzialmente a due fattori: la velocità con cui viene erogato un prestito, e la possibilità – da parte di società che gestiscono queste piattaforme – di offrire, grazie a costi fissi relativamente contenuti, tassi di interesse più generosi.
Il fenomeno dei “prestiti online tra privati” è stato senz’altro incentivato dall’avvento della tecnologia nel campo della finanza, che ha permesso tra l’altro la nascita di startup in grado di affermarsi come leader globali in questo settore. Secondo la rivista Forbes, per esempio, le startup più importanti, che gestiscono piattaforme di prestiti online sono quattro: Lending Club, Prosper, Upstart e Funding Circle.
Eppure nonostante il mercato del “lending” venga prevalentemente affiancato al business delle giovani imprese innovative, sembra che anche gli istituti di credito si stiano avvicinando con interesse a questa branca del fintech. A dirlo sono anche i risultati emersi da una recente “ricognizione sul fintech” effettuata dalla Consob, secondo cui la digitalizzazione del sistema bancario e finanziario è ormai parte integrante delle dinamiche di cambiamento della struttura dell’economia verso scambi e relazioni sempre più digitali attraverso l’utilizzo dei dati.
Al di là delle analisi, però, ci sono i fatti. E il più recente, in materia di prestiti online, riguarda il lancio di un servizio innovativo pensato per le PMI da parte di ING DIRECT. L’istituto di credito olandese, qualche settimana fa, ha annunciato il lancio in Italia del primo servizio di “instant lending” per le piccole e medie imprese. Si tratta di un servizio di prestiti interamente digitali (denominato Prestito Arancio Business) che offre finanziamenti fino a 100mila euro, senza garanzie reali/personali totalmente paperless, con un processo di richiesta rapido e che garantisce una risposta sulla valutazione creditizia in soli 10 minuti. Il progetto è stato sviluppato da ING DIRECT in partnership con Kabbage, azienda americana leader nel campo dei prestiti istantanei alle PMI.
Come dicevamo, però, l’instant lending è solo una delle diverse declinazioni esistenti in materia di prestiti online. A questa tipologia si accompagnano, per esempio, le più note equity crowdfunding, lending crowdfunding (o social lending), e invoice trading. Vediamo le principali differenze.
L’equity crowdfunding consiste nella raccolta di capitale attraverso la sottoscrizione diretta sul web di titoli partecipativi del capitale di una società. In Italia è stato introdotto dal D.L. ‘Sviluppo-bis’ del 2012. Al 30 giugno 2017 i portali autorizzati in Italia erano 19. Secondo una ricerca condotta da CrowdfundingBuzz le società finanziate con equity crowdfunding negli ultimi 3 anni sono 76 (80 negli ultimi 4) e che quelle finanziate nel 2017 sono state 50.
Nell’ambito del lending crowdfunding (o social lending) gli investitori possono prestare denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Generalmente la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, per frazionarne il rischio, oppure lo presenta alla ‘folla’ di Internet, la quale può decidere se finanziare o meno il progetto. Nell’ultimo anno e mezzo questo innovativo strumento finanziario ha raccolto in Italia 88,3 milioni di euro attraverso 9 piattaforme digitali.
Infine, un altro strumento di raccolta fondi utile per le imprese arriva dal mondo dello sconto fatture. Stiamo parlando dell’invoice trading, ovvero la cessione delle fatture commerciali, attraverso un portale internet. Secondo quando riporta l’ultimo report italiano sul Crowdinvesting, grazie a questa tipologia di fundraising sono stati raccolti circa 88,5 milioni di euro. Il funzionamento delle piattaforme di invoice trading prevede la messa all’asta online delle fatture, il cui valore viene anticipato dagli investitori, al netto della remunerazione richiesta. Per la precisione non si tratta di una vera e propria raccolta di capitale, quanto più di uno smobilizzo di un’attività che si traduce in un ingresso di cassa.