L’aumento dei progetti imprenditoriali, l’inaugurazione di nuovi spazi nella sede di Bovisa, le exit e i finanziamenti delle startup incubate, le numerose iniziative a supporto dell’imprenditorialità e le partnership internazionali. Quello che volge al termine è stato un anno all’insegna della crescita per PoliHub, l’incubatore gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano. E se fine anno è il momento per fare bilanci, tirare le somme e confrontarsi con quei numeri che si trasformano in parole e raccontano la storia di un anno di lavoro: allora, dalle parti di via Durando, c’è più di un motivo per essere soddisfatti.
«È stato un anno decisamente positivo» ha commentato Stefano Mainetti, consigliere delegato di PoliHub. «Abbiamo superato tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati, anche in termini di business plan. Non possiamo che ritenerci soddisfatti. Oltre che orgogliosi di aver messo a punto un sistema in grado sia di dare supporto alle startup, che di attirare quelle aziende vogliose di lavorare con lo stile di una startup, ma già consolidate sul mercato».
Perché PoliHub, in effetti, somiglia sempre più a un distretto dell’innovazione, ovvero una realtà in grado di accogliere aziende strutturate, che vogliono aprire una sede di ricerca e sviluppo in grado di lavorare sia con le startup che con l’intero sistema Politecnico. Un distretto – orientato all’open innovation e al trasferimento tecnologico – che oggi ospita quasi cento iniziative imprenditoriali tra cui: 30 idee in fase di affinamento e valutazione, 6 progetti imprenditoriali incubati in fase di pre-seed, 46 startup che hanno già ottenuto finanziamenti e 18 aziende in fase di scale-up.
Tutte realtà che hanno preso casa all’interno degli edifici di via Durando 39 (a Milano), dove lo scorso 21 novembre sono stati inaugurati altri quattro nuovi piani, insieme alla nascita di un laboratorio di neuromarketing, trasformando i 1300 metri quadri inizialmente occupati in oltre 4mila e rendendo così PoliHub un punto di riferimento nell’ambito degli incubatori italiani. Di certo una delle tappe più significative di questo 2016, ma non l’unica, per quello che ad oggi è stato classificato come il quinto migliore incubatore universitario al mondo e il secondo in Europa (secondo il ranking UBI Index). Riavvolgendo il nastro, di cose ne sono successe: abbiamo provato a riassumerle.
TUTTE LE INIZIATIVE A SUPPORTO DELL’IMPRENDITORIALITÀ
Sul fronte delle iniziative rivolte alle startup, ottobre e novembre sono stati i mesi più caldi. Prima StartCup Lombardia, la competizione tra startup supportata da Regione Lombardia. Centoundici candidature raccolte, 13 finalisti e 120mila euro di montepremi. Sono i numeri più significativi dell’iniziativa che punta a favorire la creazione di imprese ad alto potenziale innovativo, nato dalla collaborazione tra le università e gli incubatori lombardi. «È stata la prima volta in cui il montepremi complessivo ha raggiunto 120mila euro» ha sottolineato Mainetti. «Abbiamo raccolto ottime iniziative in termini di qualità intellettuale, e con PoliHub abbiamo gestito tutta la parte di scouting dentro le università».
Poi gli accordi di collaborazione tra PoliHub e partner strategici, come quello con Deloitte: un’ intesa per il supporto e l’internazionalizzazione delle startup. A cui fa seguito la partnership con Deutsche Bank, che ha portato la banca tedesca a stanziare un plafond di 5 milioni di euro per finanziare le imprese innovative iscritte nel Registro. Particolare attenzione è stata rivolta ai processi di internazionalizzazione. Due le iniziative in questa direzione: da una parte ChinItaly Challenge, la prima sfida imprenditoriale che punta a valorizzare
le idee nate dalla collaborazione tra Italia e Cina, e in cui PoliHub ha fornito tutta la parte di supporto all’imprenditorialità. Dall’altra l’attivazione di Global Business Exchange un programma di scambio imprenditoriale (che partirà nel 2017) che prevede un accordo biennale tra il Comune di Milano e al NYCEDC (New York City Economic Development Corporation) per la realizzazione di un bando che favorisca la valorizzazione degli scambi economici tra le giovani imprese delle due città. Il ruolo di PoliHub sarà quello di ospitare due aziende statunitensi.
Nel frattempo, qualche mese prima, era stato siglato un altro accordo significativo, che vedeva PoliHub entrare come socio in Ban-Up, società di consulenza dedicata all’accelerazione di idee imprenditoriali innovative, con l’obiettivo di supportare le startup nella fase di raccolta fondi. Mentre in collaborazione con Mip, la scuola di formazione manageriale del Politecnico di Milano, e PoliDesign sono stati attivati corsi di management: «Si tratta di progetti capaci di fornire un’offerta formativa tipica degli Mba – spiega Mainetti – una cosa che ci rende in qualche modo unici, dato che chi partecipa si trova confrontarsi con realtà rivolte solitamente ai manager».
EXIT, FINANZIAMENTI E PREMI: LE STARTUP PROTAGONISTE
Sono protagoniste e quando serve sanno prendersi la scena. Perché le startup incubate al PoliHub, durante questo 2016, hanno saputo alzare la voce, dimostrando quanto valgono. Ad aprire le danze, a maggio, è stata Fab-Totum – startup che produce stampanti 3D – che ha realizzato un’exit da 1,5 milioni di euro. Per quella cifra infatti Rizzuto e soci hanno venduto il 51% della società al gruppo Zucchetti, azienda italiana leader nel settore dei software. Un’operazione di open innovation che ha garantito al team guidato da Alessandro Zucchetti di ampliare i propri mercati di riferimento.
Non meno significatico il traguardo raggiunto da Greenrail, startup siciliana che realizza traverse ferroviarie ecosostenibili. A ottobre, De Lisi e soci si aggiudicano la seconda fase dello SME instrument H2020 accedendo a un finanziamento da due milioni di euro. Tra 65 aziende finanziate (su oltre 1200 progetti esaminati), soltanto nove hanno presentato iniziative nel settore dei trasporti, e tra queste l’unica startup ad essere premiata è stata proprio GreenRail.
E se l’Europa riconosce il valore delle realtà presenti al PoliHub, anche l’Italia non è da meno. A settembre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell’ambito della Giornata Nazionale dell’innovazione, assegna il tradizionale Premio Nazionale per l’innovazione, in una cerimonia di rito al Quirinale. Tra i vincitori del premio anche Jusp e Goliath (EconomyUp ha raccontato la giornata al Quirinale di uno degli startupper premiati).
IL 2017 E QUELLO CHE VERRÀ
Se il 2016 è ormai ai titoli di coda, il nuovo anno è ancora tutto da scrivere. O forse no, perché a sentire le parole di Mainetti l’agenda 2017 è già fitta di impegni. «Stiamo sviluppando diverse iniziative sul tema del distretto e su quello dell’open innovation. E in più abbiamo in programma una serie di missioni all’estero, in particolare in Cina dove apriremo un canale collaborazione con università e incubatori del posto. Inoltre posso anticipare che arricchiremo la Switch2Product con un premio in denaro per ottenere un finanziamento di seed». Nei prossimi dodici mesi, poi, PoliHub dovrà essere sottoposto nuovamente a benchmark da parte di Ubi: «Siamo confidenti in un buon risultato – sottolinea Mainetti – perché i nostri numeri sono aumentati. Tuttavia giocarsela al ranking è sempre complesso, perché nel frattempo tutti gli altri incubatori stanno crescendo».
In ogni caso a far ben sperare è tutto l’ecosistema innovativo italiano, che negli ultimi mesi ha mosso passi importanti verso quel processo di maturazione che serve a competere in contesti internazionali. «Sono contento di ciò che è successo quest’anno in Italia – conclude Mainetti – e vedo il bicchiere più che mezzo pieno. Abbiamo superato i 200 milioni di capitali raccolti e il numero di exit è stato soddisfacente. Se a questo aggiungiamo la nascita di nuovi fondi di venture capital, l’incremento delle agevolazioni fiscali e i 200 milioni stanziati con ItaTech, per il trasferimento tecnologico, possiamo dire che è stato un anno un cui si è accelerato. In più abbiamo recuperato terreno nei confronti di Francia, Spagna e Germania. Certo c’è ancora del lavoro da fare, ma se lasciamo il tempo necessario a far maturare l’ecosistema, tra non molto potremo vedere i frutti del nostro lavoro».