SMART PAYMENT

Pagamenti digitali, poca innovazione (ancora) e molto da fare

Pensiamo alla giornata tipo di un turista a Milano che usa il bike sharing, visita un museo, prende la metro, pernotta in albergo: tutto senza effettuare nessun tipo di registrazione. Basterebbe far convergere in un unico strumento digitale documenti di identità, codice fiscale e wallet digitale. L’UE si sta già muovendo…

Pubblicato il 13 Lug 2020

Mobile POS

Vorrei iniziare questo articolo sulla filiera dei pagamenti digitali, partendo da una dichiarazione della ministra Paola Pisano, registrata nei giorni scorsi durante Forum PA 2020 : “Facili, accessibili, inclusivi. Questo deve essere il futuro dei servizi digitali in ottica europea”. Tra i servizi digitali figurano anche i sistemi di pagamento e, mai come in questi ultimi mesi, nel vecchio continente c’è un gran fermento tra i vari attori di questa filiera – Fintech, Challenger Banks, banche tradizionali ed altri – tutti a rincorrere l’ultima innovazione da offrire ai propri ai clienti. Ma è proprio quando la velocità delle informazioni diventa troppo alta che occorre fermarsi un attimo per vedere meglio cosa stia effettivamente succedendo e se tutto questo ci sta veramente portando ad avere sistemi e soluzioni di pagamento innovative, facili, accessibili ed inclusive.

Guardando ai principali attori europei possiamo dire che l’innovazione è più nei servizi che nella soluzione. La soluzione è quasi sempre la stessa, esistono due format principali: il primo è quello della carta conto, offerta in versione digitale e fisica, prevalentemente una prepaid o una debit, entrambe contactless e agganciate al circuito Visa o Mastercard, presentata in versioni Basic, Medium e Premium; il secondo è quello del wallet digitale, nel quale possono essere agganciate più carte ed anche in questo caso viene offerta sia la versione digitale che quella fisica (mascherata da una carta contactless, anche qui Visa o Mastercard), vedi il caso di Curve.

C’è poi una terza via, molto meno inflazionata delle prime due, che è quella di Satispay. La discriminante la fanno i servizi che vengono collegati a questi prodotti: la possibilità di fare investimenti, la possibilità di ottenere sconti e punti fedeltà, la possibilità di effettuare trading di cryptovalute o di metalli preziosi e così via. A questi si dovrebbero aggiungere tutti quei servizi abilitati dalla PSD2 e dall’Open Banking ma, per ora, in pochi si sono cimentati su questo terreno (attualmente sono disponibili solo soluzioni di Account Aggregation, ma non possiamo pensare che l’Open Banking sia solo questo).

Quindi, se dovessimo dare un giudizio sulle proposte di mercato attualmente a disposizione, potremo concludere così: innovazione poca, facilità dipende (alcune forme di investimento non sono proprio “for dummies”, anzi), inclusivi “ni” (la maggior parte dei prodotti offerti prevede ricariche tramite altre carte o bonifico ed implica quindi un esistente rapporto bancario).

Cosa manca quindi all’offerta per rientrare nelle casistiche richiamate all’inizio dell’articolo? Una carta biometrica potrebbe sicuramente introdurre quell’ingrediente che manca alla ricetta e godrebbe delle nuove necessità portate dalla pandemia: si faciliterebbe la diffusione del pagamento contactless, poiché non ci sarebbe più la necessità di digitare un pin per spese che superano una certa soglia, e si eviterebbe qualsiasi contatto fisico con il pos in ottemperanza alle nuove necessità igieniche. Più semplicità e più innovazione quindi. Il terreno dell’inclusione è quello dove c’è più da fare; occorrerebbe, secondo me, riprendere e sdoganare definitivamente il tema del pagamento con il credito telefonico in maniera tale da svincolare l’utilizzo di questi nuovi sistemi dalla preesistenza di un rapporto bancario. Queste innovazioni potrebbero venire proprio dai nuovi attori del mondo dei pagamenti, da quelle Fintech o Challenger Banks che, avendo più possibilità di finanziamento esterno potrebbero, più facilmente di una banca tradizionale, imbarcarsi in questa avventura.

Se poi, volessimo alzare un po’ lo sguardo e pensare in grande, potremmo azzardare una soluzione veramente innovative, globale ed inclusiva: far convergere, in un unico strumento digitale, documenti di identità, codice fiscale e wallet digitale (no carte di pagamento). Questo permetterebbe ad ogni cittadino europeo di avere una chiave, un passe-partout, che gli permetterebbe di utilizzare qualsiasi servizio (sharing di veicoli, accesso ZTL, accesso trasporti pubblici) e di effettuare qualsiasi pagamento, sempre con la medesima esperienza e sempre senza doversi autenticare o registrarsi: pensiamo alla giornata tipo di turista a Milano che fruisce del servizio di bike sharing, entra alla Pinacoteca di Brera, prende la metropolitana, va all’happy hour sui Navigli col monopattino elettrico, cena in un ristorante e poi pernotta in un albergo, il tutto senza effettuare nessun tipo di registrazione, senza doversi portare con se, un documento ed una carta di pagamento. Questa sì che è la rappresentazione di un ecosistema digitale facile, accessibile, inclusivo e, soprattutto, innovativo! In questo caso, però, lo sforzo dovrà di sistema e coinvolgere non solo chi offre sistemi e soluzioni di pagamento ma anche chi li accetta e, nota dolente, il legislatore europeo. Difficile ma non impossibile! L’iniziativa EPI (European Payments Initiative), portata avanti da alcune tra le maggiori banche europee e sponsorizzata dalla BCE, va proprio in questa direzione e ci fa ben sperare per il prossimo futuro. Attenzione però perché, dalle parti di Cupertino, qualcuno sta già ventilando la possibilità di smaterializzare documenti di identità e passaporto all’interno di uno smartphone o di uno smartwatch, replicando, con gli opportuni distinguo, quanto già fatto per le carte di pagamento e le chiavi dell’automobile. Corri Europa corri !

A prestissimo e … mai paura !

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Giovanni Vattani
Giovanni Vattani

Da oltre 20 anni nel settore dei pagamenti, ha contribuito all’adozione ed alla diffusione, nel settore B2C delle Utilities, di sistemi di pagamento innovativi quali PayPal, MyBank e CBill. Partecipa agli Osservatori “Fintech&Insurtech” e “Innovative Payments” del PoliMI. Cuore amatriciano, sommelier a tempo perso è appassionato di rugby (purtroppo solo come spettatore).

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