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Pagamenti digitali e in contanti: cosa dice il rapporto Bce che sfata i luoghi comuni

Da uno studio della BCE sulle abitudini di pagamento dei cittadini dell’Eurozona emergono elementi non scontati: i pagamenti in contanti sono ancora la maggioranza, sebbene in forte calo, I Paesi UE che li ritengono importanti sono Austria e Germania, l’Italia è al secondo posto per pagamenti istantanei. Qui i dettagli

Pubblicato il 30 Gen 2023

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Pagamenti digitali e pagamenti in contanti: come si stanno evolvendo nei Paesi europei? A dicembre del 2022 è uscito un importante studio della BCE che fa il punto sui comportamenti dei cittadini dell’Eurozona in merito ai pagamenti[1]. Ne emerge un quadro molto complesso di cui vale la pena riportare alcuni aspetti salienti.

Pagamenti in contanti: sono ancora la maggioranza, ma in forte calo

Innanzitutto, i dati mostrano che il contante rimane il metodo di pagamento più utilizzato presso i punti vendita fisici, con il 59% delle transazioni (come numero), una proporzione però in forte calo (era il 79% nel 2016, il 72% nel 2019). Crescono di conseguenza gli altri metodi di pagamento, compreso l’uso delle app mobili, arrivate al 3%. Peraltro, l’uso del contante è concentrato nei pagamenti di basso importo e, già per i pagamenti superiori a 50 euro, le carte sono il metodo più utilizzato. In termini di spesa, per la prima volta la proporzione delle carte è stata complessivamente maggiore del contante.

I Paesi UE che preferiscono i contanti? Austria e Germania

In secondo luogo, a prescindere dal calo nel suo utilizzo, tuttora, la maggior parte dei consumatori dell’area dell’euro considera la possibilità di pagare in contanti un’opzione importante o molto importante. Sorprendentemente, il principale vantaggio percepito nell’uso del contante è che rende più consapevole il consumatore di quanto spende (solo dopo vengono il suo anonimato e la protezione della privacy). È interessante osservare anche come le risposte fornite mostrino che la visione del sud Europa come “amante del contante” rispetto ai paesi del nord risulti semplicistica. I paesi in cui maggiore è la proporzione dei cittadini per cui la possibilità di pagare in contanti è considerata “very important” sono Austria e Germania (43 e 39%) mentre l’Italia è terzultima con il 19%; allo stesso modo i paesi in cui più di frequente il contante è lo strumento preferito sono sempre Austria e Germania (45 e 30%) mentre l’Italia è tra gli ultimi con il 18% e dal 2019 in Italia il dato è sceso di 10 punti percentuali! Per le carte di pagamento, invece, i principali vantaggi percepiti dai consumatori sono che non sono obbligati a portarsi dietro contanti, che le carte sono più comode e veloci da usare e adesso anche più convenienti.

L’effetto pandemia sui contanti: il 14% li ha usati di più

Inoltre, la ricerca mostra che l’idea che la digitalizzazione derivi soprattutto dalla pandemia è superficiale. La maggioranza dei consumatori ha risposto che la situazione pandemica non ha cambiato i propri comportamenti di pagamento, il 31% ha usato meno contante ma il 14% lo ha usato di più. La pandemia ha dunque solo accelerato un processo che c’era comunque e questo porta a immaginare che anche il superamento della pandemia farà poca differenza sulla progressiva digitalizzazione che procederà più o meno rapidamente.

Negli ultimi anni le banche hanno ridotto i loro sportelli e iniziano a chiudere anche i bancomat; questo è significativo perché la ricerca mostra che i prelievi di contante sono effettuati principalmente dagli sportelli automatici (74%). Il calo non ha però sinora pesato: alla domanda sulla facilità di accesso ai prelievi di contante, la metà degli intervistati ha affermato che l’accesso è stato molto semplice, più o meno come nel 2019 e solo il 3% lo ha trovato molto difficile.

Carte di pagamento: il fanalino di coda è la Grecia

Ad ogni modo anche per i pagamenti digitali c’è facilità di accesso: il 94% degli intervistati ha riferito di avere accesso a una carta di pagamento e il 91% a un conto per i pagamenti. Le differenze nazionali sono però ampie: la quota di consumatori che ha accesso a un conto per i pagamenti è del 99% in Germania e solo del 79% in Grecia. È interessante osservare che i risultati mostrano invece differenze molto lievi in questa proporzione tra la popolazione di grandi città e piccoli centri.

Pagamenti istantanei: Italia al secondo posto nella UE

La facilità è ampia anche da un punto di vista del venditore: nelle risposte emerge che il contante è stato accettato nel 95% dei punti di pagamento fisici (anche se era il 98% nel 2019) mentre è stato possibile pagare con strumenti diversi dal contante nell’81% delle transazioni, dato in crescita. È interessante osservare che, per quanto concerne l’accesso ai pagamenti istantanei, l’Italia è seconda dopo il Lussemburgo e la proporzione di consumatori che pagano una commissione su questi pagamenti è la più bassa proprio nel nostro paese (29% contro una media del 50% nell’Eurozona), a dimostrazione che l’Italia nel campo dei pagamenti è più avanti di quanto si creda.

Anche nel caso dei pagamenti online non ricorrenti la situazione tra i paesi non è differenziata in base all’asse nord-sud. Ad esempio la proporzione di pagamenti online era il 24% in Belgio ma il 12% nella vicina Olanda, mentre l’Italia aveva una situazione intermedia. Quanto ai pagamenti fatti in contanti, erano molti nella mediterranea Malta (77%) e in Slovenia (73%), ma anche in Austria (70%) con l’Italia subito dopo (69%). I paesi ritardatari sul digitale sono comunque anche quelli in cui il calo nell’uso del contante è più significativo.

Digitalizzazione dei pagamenti e fasce d’età

La digitalizzazione procede dunque, in ogni paese anche se con velocità differenti. Sottostante a questa diversa dinamica è anche un tema generazionale: i cittadini di età più avanzata (oltre 55 anni) tendono a utilizzare il contante più spesso rispetto alle generazioni più giovani. La differenza è però ridotta: gli anziani sono circa 5 punti percentuali sopra la media che tra i 25-39enni è invece inferiore di 4 punti. La distanza tra le generazioni (attorno a 10 punti percentuali) si situa dunque attorno ai 4-5 anni, il che significa che bastano pochi anni perché i comportamenti dei giovani diventino quelli di tutti.

Infine, in un anno in cui le criptovalute hanno molto sofferto (Bitcoin ha cominciato il 2022 con una quotazione di oltre 37.000 dollari e lo ha chiuso poco sopra i 15.000), è interessante osservare che l’Italia è il paese europeo in cui minore è la quota di consumatori che hanno investito in criptovalute (2%).

Il declino del contante? Un processo lento

La ricerca, come dicevamo dunque, conferma la progressiva digitalizzazione dei pagamenti ma evidenzia anche che il declino del contante è lento. Può essere utili per velocizzare questo passaggio che al progressivo uso dei pagamenti digitali si accompagni il miglioramento della loro sicurezza. Un recente studio di un ricercatore della Banca d’Italia[2], mostra che la “strong customer authentication”, introdotta con la direttiva europea PSD2, ha ridotto fortemente il rischio di frode. A oggi, la proporzione di frodi sulle transazioni con strumenti di pagamento digitale è inferiore a quella media di tutti i pagamenti. Ad esempio si stima un tasso di frode pari allo 0,001% per gli SCT (i trasferimenti effettuati nell’Eurozona), lo 0,047% per gli SDD (gli addebiti diretti). Sicuri sono anche in media i ritiri di contante (0,006% il tasso di frode) e i pagamenti presso i punti di vendita (0,004%) una percentuale che, paradossalmente, è la stessa per i pagamenti digitali presso punti di vendita fisici (ma senza strong authentication). Infine, quanto ai pagamenti contactless, i tassi di frode sono in linea con quelli osservati per le carte (0,003% per le transazioni domestiche e 0,024% per le transazioni transfrontaliere).

Nel complesso, dunque, si conferma un miglioramento della sicurezza dei pagamenti digitali, il che aiuta la progressiva digitalizzazione del sistema dei pagamenti, anche se questo processo tenderà a progredire gradualmente, essendo legato a fattori generazionali più che a eventi storici una tantum come la pandemia.

  1. BCE, “Study on the payment attitudes of consumers in the euro area (SPACE)”, disponibile al sito: https://www.ecb.europa.eu/stats/ecb_surveys/space/html/ecb.spacereport202212~783ffdf46e.en.html.
  2. M. Cologgi, “The security of retail payment instruments: evidence from supervisory data”, disponibile al sito:https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/mercati-infrastrutture-e-sistemi-di-pagamento/approfondimenti/2023-030/N.30-MISP.pdf.

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Lorenzo Esposito
Lorenzo Esposito

Lorenzo Esposito lavora da oltre vent’anni nell’ambito della vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia; è professore a contratto di Economia Monetaria presso la “Cattolica” di Milano. Si occupa di stabilità finanziaria, globalizzazione, finanza sostenibile e fintech. (Le opinioni espresse dall’autore sono personali e non impegnano l’Istituto d’appartenenza)

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