Dal 1° luglio 2020 diventa operativo il Bonus Pos, credito d’imposta sui pagamenti elettronici, una misura nata con l’obiettivo di rafforzare i pagamenti digitali come forma di lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio di denaro. Ne potranno usufruire le imprese e i liberi professionisti con ricavi o compensi fino a 400.000 euro che accettano pagamenti mediante carte di credito, di debito e prepagate e altri strumenti di pagamento elettronici tracciabili.
Sempre dal 1° luglio viene ridotta la soglia dell’uso del contante: il decreto Fiscale collegato alla legge di Bilancio 2020 ha stabilito che il valore soglia – oltre il quale si applica il divieto al trasferimento di denaro liquido fra soggetti diversi – venga decurtato dagli attuali 3mila euro a 2mila euro con decorrenza dallo stesso 1° luglio, per poi scendere a mille euro a partire dal 1° gennaio 2022.
Del resto il premier Giuseppe Conte l’aveva preannunciato, intervenendo all’EY Digital Talk “Italia Riparte”.: “Vogliamo introdurre incentivi alla digitalizzazione per i pagamenti elettronici, dobbiamo assolutamente consentire l’emersione del sommerso e rafforzare l’interconnessione delle banche con i dati pubblici”.
Bonus Pos 2020: credito d’imposta, ma non per tutti
Il Bonus Pos per imprese e professionisti è un bonus fiscale pari al 30% delle commissioni applicate dalle banche o da altri operatori finanziari, che lo Stato s’impegna a restituire ai professionisti sotto forma di credito d’imposta, ma solo in regime di compensazione.
Possono usufruire del bonus fiscale del 30% soltanto i professionisti e le imprese che nell’anno precedente hanno registrato ricavi o compensi, a prescindere dal tipo di attività svolta o dal regime di contabilità tenuta, fino a 400.000 euro.
Il credito d’imposta sarà utilizzabile solo in compensazione a decorrere dal mese successivo a quello di sostenimento delle spese. Dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo (in questo caso del 2021 per il 2020) e non andrà a cumularsi al reddito stesso e di conseguenza non inciderà sulle tasse relative e dell’IRAP.
Come ottenere il credito d’imposta del Bonus Pos 2020
Per ottenere il credito dovrà essere inviata comunicazione, utilizzando il software predisposto dalla Agenzia delle Entrate, in cui andranno evidenziati sia il numero delle operazioni effettuate nel periodo di riferimento sia gli importi delle commissioni e dei costi fissi periodici addebitati dagli operatori finanziari che mettono a disposizione il Pos.
La comunicazione dovrà essere effettuata entro il 20 del mese successivo e il credito, maturato con cadenza mensile, potrà essere utilizzato a decorrere dal mese successivo.
Soglia del contante abbassata: 2.000 euro dal 1° luglio 2020, 1.000 euro dal 2022
Scende ancora la soglia dell’uso del contante: per i primi due anni il limite sarà di 2000 Euro, mentre per il terzo anno scenderà a 1000 Euro. La nuova soglia di 2.000€ scatterà a partire dal 1 luglio 2020, fino al 1 Luglio la soglia massima rimarrà di 3000 Euro. Il limite sarà ulteriormente abbassato a 1.000€ nel 2022.
La norma impone ai professionisti non solo il rispetto di tale soglia ma anche la comunicazione al ministero dell’Economia e delle Finanze, solitamente attraverso le Ragionerie territoriali dello Stato, di eventuali illeciti di cui vengano a conoscenza nello svolgimento della loro attività.
Le sanzioni
Previste sanzioni amministrative da un minimo di 3000 euro a un massimo di 50000 euro a seconda della gravità dell’infrazione. Nella violazione sono coinvolti entrambi gli attori, ovvero chi effettua il pagamento e chi lo riceve. Fino a 250.000 euro, la sanzione va da un minimo di 2.000 a un massimo di 50.000 euro per le parti contraenti; oltre i 250.000 euro, la sanzione va da 15.000 a 250.000 euro. Per i professionisti obbligati alla segnalazione in entrambi i casi la sanzione va da 3.000 a 15.00 euro.
Sono previste sanzioni non solo lo scambio di denaro oltre la soglia tra privati (ad esempio, il padre che fa un prestito al figlio) ma anche quello tra diverse società, tra un privato ed una società, tra soci, tra realtà imprenditoriali appartenenti allo stesso gruppo. Restano esclusi i casi in cui un imprenditore persona fisica faccia un prelievo di 2.000 euro o più dalla sua ditta, oppure versi una quantità di denaro superiore alla soglia stabilita per finanziare la propria attività: si tratta di situazioni, infatti, in cui non avviene uno scambio di denaro tra un soggetto ed un altro, condizione indispensabile per configurare l’illecito.
Pagamenti digitali: il ritardo italiano, l’accelerazione del coronavirus
A ottobre 2019 il governo Conte bis ha prodotto il Documento programmatico di bilancio con il quale ha formalizzato per la prima volta il piano “Italia cashless”: una serie di azioni volte ad incentivare i pagamenti elettronici nel nostro paese. Tale piano va a inserirsi nel più ampio quadro di lotta all’evasione fiscale, cardine strategico e principale obiettivo che si intende perseguire.
Limiti contanti 2020, incentivi o non incentivi? A cosa servirà il piano Italia cashless
Il ritardo dell’Italia sul tema pagamenti elettronici è evidente, scriveva, in questo articolo elaborato insieme alla ricercatrice Giorgia Sali, Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce e dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano. Guardando ai dati BCE il nostro Paese – sottolineava Portale – seppur con una crescita dei pagamenti con carta pro-capite del 16% rispetto al 2017, risulta ancora uno dei fanalini di coda tra i 27 paesi dell’Unione Europea, occupando il 23esimo posto (su 27) nella classifica delle transazioni con carta pro-capite con soli 65 pagamenti all’anno a testa (la media EU è ben superiore alle 100 transazioni a testa e i best performer superano le 350 transazioni a testa).
La pandemia da coronavirus ha impresso un’accelerazione alla digitalizzazione dei pagamenti in Italia. Secondo Netcomm, nei primi 4 mesi del 2020 ci sono stati 2 milioni di nuovi compratori online, contro i 700mila dello scorso anno. PayPal nel primo trimestre ha rilevato cambiamenti straordinari delle abitudini di consumo degli italiani: 10 milioni di nuovi utenti attivi (+135% rispetto al 2019), +22% del volume totale dei pagamenti. Numeri che suscitano impressione in un Paese in cui circa l’85% dei pagamenti che avviene ancora in contanti. Adesso, con l’entrata in vigore delle nuove norme, la tendenza a digitalizzare i pagamenti potrebbe essere ulteriormente rafforzata.
C’è tuttavia chi resta scettico sull’applicazione nelle nuove misure per contrastare i pagamenti in nero. “Le nuove soglie saranno facilmente aggirate – sostiene Unimpresa – col risultato che il gettito fiscale non subirà vantaggi particolari, ma i consumi potrebbero subire una stretta anche per motivi di tipo psicologico. È il momento peggiore per introdurre tetti al contante: con la peggiore crisi degli ultimi decenni da affrontare, tutte gli sforzi vanno indirizzati per favorire e stimolare la spesa e non per fiaccare gli acquisti delle famiglie” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.