«L’Italia è tra i prossimi Paesi in cui investiremo: la prima operazione è prevista tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017». Così parlava Gianluca Zanini, Head of Partnership and Innovation Leader di Axa Italia, durante un’intervista rilasciata a EconomyUp a dicembre 2016. Detto fatto. Perché dopo appena diciotto giorni dall’inizio del nuovo anno, il gruppo assicurativo francese ha annunciato il suo primo investimento in una startup italiana: Floome.
L’operazione è avvenuta tramite Axa Strategic Ventures (ASV), il fondo di investimento del gruppo assicurativo, e ha coinvolto anche Invitalia Ventures (fondo di venture capital dell’agenzia per l’attrazione degli investimenti italiana). Insieme, i due operatori hanno investito complessivamente 750mila euro nella startup padovana che ha realizzato un dispositivo da collegare allo smartphone, che permette ai guidatori di verificare il proprio tasso alcolemico in pochi secondi. In altre parole Floome trasforma il proprio smartphone in un rilevatore di tasso alcolico. Il dispositivo portatile, da utilizzare insieme ad un’app dedicata, utilizza gli stessi sensori degli etilometri delle forze dell’ordine, ma non necessita di carica o sostituzione di batterie.
«Il nostro obiettivo – ha affermato Patrick Cohen, CEO di AXA Italia – è diventare sempre di più partner dei nostri clienti, aiutandoli a prevenire i rischi facendo leva sull’innovazione tecnologica. Floome risponde perfettamente a questa sfida, in quanto consente di evitare possibili incidenti legati all’alcool e promuove un comportamento virtuoso per chi guida».
L’innovazione tecnologica come leva per avvicinarsi ai clienti dunque, utilizzando tante strutture in modo diverso. A cominciare proprio da Axa Strategic Venture, il fondo di corporate venture capital del gruppo, creato nel febbraio 2015 e con una dotazione di 200 milioni di euro. Sotto la guida di François Robinet, Managing Partner del fondo, ASV ha investito fino ad oggi in una ventina di startup, prevalentemente francesi. Lo spirito con cui si effettuano gli investimenti è quello comune più o meno a tutti i fondi di venture capital: al di là del valore dell’innovazione, ciò che deve colpire di una startup sono la visione globale del progetto, il team, la scalabilità e la capacità di offrire un’alternativa valida rispetto ai competitor.
Tutte caratteristiche che ASV ha rintracciato ben 11 volte lo scorso anno, l’equivalente dei round di investimento effettuati in altrettante startup nel 2016. Guardando ai dati di Crunch Base, spiccano i 55 milioni di dollari del Series A (da lead investor) con cui è stata finanziata a febbraio Blockstream, startup fintech attiva nel settore delle criptovalute. Non meno rilevante il round da 20 milioni (realizzato a dicembre, ancora in qualità di lead investor) a favore di One, società che sviluppa piattaforme cloud per permettere alle assicurazioni di migliorare il rapporto con i loro clienti. Mentre 15 milioni (Series B) sono andati a Policy Genius, startup con sede a Brooklyn, che ha sviluppato una piattaforma di confronto prezzi per il brokeraggio assicurativo.
Il 2017, invece, ha arricchito il portafoglio di investimenti di ASV già due volte. Prima con un Series A da otto milioni per Flyr (che ha fatto seguito al seed da 500mila dollari chiuso a marzo 2016), startup che ha sviluppato un portale di prenotazione di voli e previsione delle tariffe aeree; poi, come già detto, con l’italiana Floome. Non è da escludere che quest’ultima potrebbe fare da apripista a una serie di investimenti che il gruppo transalpino ha intenzione di fare. D’altra parte a confermare tale volontà era stato ancora Zanini: «dopo la prima operazione – diceva – altre due sono in cantiere per il 2017». Che sia l’inizio di un nuovo (e speriamo maggiore) interesse da parte di investitori stranieri per le startup italiane? Staremo a vedere.