INNOVAZIONE NEL BANKING

Open Finance: i benefici del Service Catalog per l’adozione di un approccio modulare

Per gli istituti finanziari, i servizi innovativi personalizzati e time-to-market ridotti saranno essenziali per essere competitivi. Bruno Natoli, Ceo & Co-Founder di Mia-FinTech, spiega come un Catalogo di Servizi finanziari pronti all’uso può accelerare la creazione di nuovi prodotti digitali

Pubblicato il 01 Set 2022

Immagine di Miha Creative da Shutterstock

Quando la complessità dello scenario competitivo aumenta, il modo migliore per affrontare le nuove sfide di business è aumentare la flessibilità dell’organizzazione e l’integrazione all’interno dell’ecosistema per supportare i processi aziendali. Questo vale soprattutto nell’era digitale, e a maggior ragione per un settore sempre più interconnesso e stratificato come quello del Finance. Le banche stanno infatti subendo una rapidissima evoluzione: da organizzazioni gestite con ferree logiche gerarchiche e procedure spesso tortuose stanno diventando aziende agili, connotate da un approccio omnicanale al mercato.

Si tratta d’altra parte di evolversi o di competere direttamente con le startup Fintech che, pur non disponendo della diffusione capillare sul territorio e della fidelizzazione su cui possono contare gli istituti tradizionali, sfruttano il vantaggio di essere nativamente digitali per guadagnare terreno attraverso l’offerta di servizi innovativi e user experience semplici e appaganti.

Le sfide per il settore bancario nell’era digitale impongono un nuovo approccio

“Sicuramente le banche stanno vivendo un periodo di cambiamento, in cui non mancano sfide molto stimolanti”, dice Bruno Natoli, Ceo & Co-Founder di Mia-FinTech, startup innovativa che sfrutta la tecnologia cloud-native di Mia-Platform per offrire alle banche e più in generale agli operatori del Finance soluzioni digitali per l’innovazione di business.

“Da un lato gli istituti hanno come esigenza primaria quella di garantire ai propri clienti la migliore esperienza omnicanale possibile, con la facoltà di fruire e accedere ai servizi da qualsiasi luogo e con qualunque device: la personalizzazione, il design e l’implementazione del digital journey sono quindi prioritari. Dall’altro lato urgono la definizione e la costruzione di prodotti digitali che riescano a sfruttare in modo consistente l’ecosistema della banca e dei suoi partner per sviluppare offerte con un time to market estremamente rapido. Oggi usare la leva tecnologica al meglio, integrando soluzioni state-of-the-art significa abilitare architetture moderne, basate sulle API e gestite tramite piattaforme digitali a microservizi: un ambiente enterprise, in altre parole, all’interno del quale dati, digital product e logiche di business possano essere orchestrate in maniera agile, grazie a specifici strumenti abilitanti”.

Secondo Natoli, in qualsiasi banca la componente di sviluppo oggi richiede un approccio orientato alla modularità e automazione: al di là delle azioni necessarie per stimolare la cultura del dato, occorre dare vita a un internal developer portal, ovvero un punto di accesso unificato per abilitare una gestione semplificata e condivisa da tutti i team di sviluppo in azienda della catena di produzione del software. “Una vera e propria console dedicata a gestire lo sviluppo e l’orchestrazione del ciclo di vita delle soluzioni”, precisa il numero uno di Mia-FinTech. “Naturalmente non è sufficiente dotarsi delle tecnologie abilitanti per riuscire a compiere questo balzo: ridurre il gap con le frange più innovative della concorrenza significa prima di ogni altra cosa dotarsi di strumenti e competenze per dominarle”.

Il ruolo del Service Catalog nel percorso di modernizzazione degli applicativi aziendali

Un driver importante per il successo dei player finanziari è quello della modernizzazione. Natoli suggerisce di iniziare analizzando le scelte fatte in passato sul piano architetturale. Il passaggio da una struttura monolitica a una logica basata sui microservizi è essenziale per abilitare i nuovi paradigmi dell’Open Banking e dettati dall’introduzione della PSD2. Dall’aggregazione dei conti alla migrazione tra prodotti finanziari e assicurativi, le tecnologie di frontiera – utilizzate con cognizione di causa – permettono un’estensione agile dei prodotti e, lato cliente, il riconoscimento immediato dei servizi che sceglie di utilizzare.

Tra le soluzioni studiate per aiutare le banche ad affrontare questa trasformazione c’è, per l’appunto, l’offerta di Mia-FinTech, che supporta banche, istituzioni finanziarie e altri player del settore finanziario ad evolvere verso l’Open Finance. Oltre all’Internal Developer Portal, il cuore dell’innovazione della value proposition di Mia-FinTech risiede nel suo approccio modulare/componibile, che si basa su un ricco Service Catalog – un Marketplace di componenti software e microservizi pronti all’uso specifici per il settore finanziario, riutilizzabili e componibili, per costruire nuovi servizi e applicazioni digitali con minori costi e tempi di delivery. “Collaboriamo, in un’ottica di open innovation, con i migliori provider tecnologici specializzati nell’erogazione di servizi finanziari specifici. Abbiamo creato un vero e proprio ecosistema di servizi che concorrono a costruire una user experience appagante e sicura”, dice Natoli. “Da Utego a InfoCert, passando per OCS, modefinance e Prestatech, fino a PayDo, i nostri partner pubblicano sul Marketplace servizi immediatamente fruibili che offrono alle banche due grossi vantaggi: il primo riguarda l’adozione di un modello di creazione e sviluppo di applicazioni automatizzato, il secondo ha invece a che fare con l’accesso a un ambiente sempre aggiornato che abilita il riuso di soluzioni pronte e consolidate”.

Una trasformazione di natura anche culturale e organizzativa

Naturalmente, non basta disporre di una piattaforma simile, bisogna anche cambiare il modo di lavorare, sia per quanto riguarda gli aspetti tecnologici, sia soprattutto per quelli organizzativi. “L’ideale è mettere insieme un team agile, che contempli gruppi di lavoro specializzati ma comunque in grado di condividere i diversi approcci allo sviluppo”, spiega Natoli.

“Un paradigma del genere si rivela essenziale anche in ottica DevOps, semplificando notevolmente le attività di controllo e monitoraggio del codice sviluppato”. D’altronde, dal punto di vista tecnologico l’orizzonte è destinato a essere sempre più vasto, specialmente se si considera la crescita del mondo open source. Player come Mia-FinTech possono essere d’aiuto nello scegliere e governare gli strumenti più adatti facendo leva su un unico punto di gestione e raccordo.

“Sicuramente, – continua Natoli – per i prossimi anni la prospettiva tenderà a essere quella che oggi hanno i solution architect e gli aggregatori di soluzioni già pronte, demandando la logica di sviluppo del business a piattaforme che grazie alla standardizzazione diverranno commodity, su cui ciascun cliente svilupperà componenti a valore. Dal canto nostro, seguiamo una traiettoria che porterà il Service Catalog a essere percepito sempre più come uno strumento self-service, su cui si innestano di volta in volta nuove componenti e funzionalità”.

L’altro obiettivo di Mia-FinTech è arricchire il Marketplace attraverso l’aggregazione di partner tecnologici d’eccellenza per il settore finanziario, con l’obiettivo di ampliare l’offerta di servizi innovativi per permettere a banche e istituti di ottenere processi seamless e autoconsistenti, anche su filiere estremamente verticalizzate e con esigenze specifiche.

“La personalizzazione è sicuramente un punto determinante del digital journey. Per permettere a qualsiasi tipologia di azienda di decidere il livello e la modalità di customizzazione bisogna puntare su moduli e applicazioni facilmente adattabili e componibili. Ci rendiamo conto – avverte Natoli – del fatto che molte organizzazioni bancarie, specie quelle tradizionali con architetture stratificate e sistemi legacy, possano incontrare diversi ostacoli in una trasformazione del genere.

Del resto, in Italia lo sviluppo di alcuni dei servizi previsti dalla PSD2 va ancora a rilento rispetto al percorso già fatto da altri operatori all’estero. La strada è indirizzata, e i grandi gruppi la stanno perseguendo. Lo spazio per avanzare c’è, ma è necessario affidarsi ad architetture di nuova generazione, basate su tecnologie cloud, che migliorino la valorizzazione dei dati e del patrimonio informativo già a disposizione delle banche”.

Un aspetto, quest’ultimo, fondamentale nell’ottica di riuscire a definire prodotti sempre più mirati man mano che si allarga l’intersezione tra mondo fisico e digitale. “Ecco perché Mia-FinTech – chiosa Natoli – si pone come un tech provider pronto ad affiancare in questa transizione non solo le challenger bank, ma anche gli istituti tradizionali che vogliono cavalcare l’Open Data Economy”.

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Domenico Aliperto
Domenico Aliperto

Domenico Aliperto vive a Milano, dove si è laureato in Relazioni Pubbliche all’università IULM e dove segue da giornalista i temi dell’economia digitale e dell’innovazione tecnologica. Viaggia, scrive e all'occorrenza fotografa per testate nazionali e siti specializzati come CorCom, Digital4 e Pagamentidigitali.it. Ha collaborato con ItaliaOggi e Milano Finanza e con i magazine Capital, Business People e Bell’Italia.

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