Le partnership tra banche e fintech sembrano il normale traguardo derivante dal cambiamento del settore finanziario negli ultimi anni, una rivoluzione che sta portando tutti gli attori di questo ecosistema nella stessa direzione: offrire mobilità dei dati e soluzioni digitali attraverso l’open banking. I dati raccolti da Tink nel 2020 mostrano che sono sempre di più le istituzioni finanziarie in Europa che stanno collaborando con le fintech e investono in casi d’uso come l’automazione dell’onboarding e i servizi di gestione finanziaria, per semplificare il customer journey e renderlo più intuitivo.
Nel 2020 quasi un quarto degli intervistati in Europa ha attivato almeno una partnership fintech per accedere a tecnologie di open banking e le realtà più lungimiranti vantano fino a cinque differenti partnership all’attivo. Non solo, oltre due terzi del campione coinvolto (69%) ha aumentato il numero di partnership fintech nel 2019 e la stessa percentuale (69%) ha indicato che stabilire una partnership fintech sarà una priorità entro il 2021.
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Open banking Italia: dati sotto la media UE
Eppure in Italia i dati sono leggermente al di sotto della media europea, in quanto è il 17% degli istituti finanziari italiani ad avere attualmente in corso una partnership fintech per alimentare la propria strategia di open banking.
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Questo anche perché instaurare una partnership di successo tra una banca e una fintech può rappresentare un’operazione impegnativa ma, secondo Tink, queste alleanze possono andare in porto e dare i risultati sperati semplicemente seguendo alcuni consigli pratici.
Open banking: 3 suggerimenti per le partnership
- Avere una visione condivisa. Deve esserci un chiaro accordo su ciò che deve essere realizzato e in quali tempistiche. Da parte della banca, il referente del progetto deve fungere da collante tra i diversi dipartimenti interni. È necessario ottenere il buy-in dal management; allineare i reparti attorno ad un messaggio unificato che possa essere ritrasmesso alla fintech e inoltrare eventuali problematiche da risolvere. Da parte della fintech, il contatto interno deve apprendere e comprendere i complessi processi della banca partner per poter affrontare con successo i requisiti di onboarding e i processi di approvvigionamento che molte banche di grandi dimensioni hanno in atto. Non solo, è essenziale che la fintech impari ad osservare l’interpretazione della banca in merito a regolamentazioni come ad esempio la PSD2.
- Comprendere l’importanza della tecnologia. Le partnership tra banche e fintech hanno un grande valore. Per le banche, l’accesso a tecnologie emergenti e a nuovi modelli di lavoro innovativi può contribuire a rafforzare un vero e proprio vantaggio competitivo e soddisfare le mutevoli esigenze dei consumatori. I dati di Tink mostrano come le banche abbiano chiara la necessità di adottare nuove tecnologie di digital banking, con il 60% di queste che vede la modernizzazione dell’IT come il principale motore per gli investimenti in open banking. Le fintech possono aprire la strada in questo senso, aiutando le istituzioni a non frenarsi dai tradizionali sistemi legacy e approcciarsi a tecnologie nuove grazie alle quali è possibile dare vita ad una nuova customer experience.
- Sfruttare questo momento storico. Guardando al futuro, è facile ipotizzare che l’adozione e la comprensione dell’open banking aumentino in modo significativo quest’anno, in quanto l’emergenza sanitaria sta modificando i comportamenti e le prospettive a lungo termine. Le istituzioni finanziarie dovrebbero sfruttare quella che è una delle poche opportunità offerte dal periodo per rispondere in modo rapido alle nuove esigenze del mercato, dando priorità alla creazione di valore attorno ai pagamenti digitali e soddisfare la crescente domanda di soluzioni online e via mobile. A guadagnarci saranno le banche che, in una fase in cui va avanti solo chi è pronto a digitalizzarsi, faranno leva sull’open banking e potranno concentrarsi sullo sviluppo di soluzioni bancarie innovative.
Le partnership tra banche e fintech rappresentano la conclusione naturale di un percorso di consapevolezza nei confronti dell’open banking. Quando lo scorso anno è stato chiesto alle istituzioni finanziarie europee se a livello quantitativo fosse variato il proprio numero di partnership rispetto al 2019, nessuno degli intervistati ha risposto che questo valore era in decrescita, anzi oltre il 43% degli intervistati ha detto di aver attivato tra 1 e 5 ulteriori partnership ed oltre il 15% di averne attivate oltre 6 in più.
Gli indicatori, quindi, ci sono tutti. Il 2020 è stato l’anno della creazione di valore dell’open banking, poiché i dirigenti hanno iniziato a rendersi conto del suo potenziale. Guardando al 2021 e oltre, invece, è lecito aspettarsi di vedere ancora più banche e fintech lavorare fianco a fianco come partner per accelerare questa crescita e realizzare concretamente tutti i vantaggi dell’open banking.