L'INTERVENTO

Open Banking: in Italia poche partnership fintech, 3 cose da fare per farle crescere

In Italia solo il 17% degli istituti finanziari ha attualmente in corso una partnership fintech, scrive Marie Johansson, Country Manager di Tink, piattaforma europea di open banking. Ecco alcuni suoi suggerimenti per cogliere le opportunità offerte dalla nuova mobilità di dati e soluzioni digitali

Pubblicato il 08 Apr 2021

Marie Johansson

Open Banking: cos'è

Le partnership tra banche e fintech sembrano il normale traguardo derivante dal cambiamento del settore finanziario negli ultimi anni, una rivoluzione che sta portando tutti gli attori di questo ecosistema nella stessa direzione: offrire mobilità dei dati e soluzioni digitali attraverso l’open banking. I dati raccolti da Tink nel 2020 mostrano che sono sempre di più le istituzioni finanziarie in Europa che stanno collaborando con le fintech e investono in casi d’uso come l’automazione dell’onboarding e i servizi di gestione finanziaria, per semplificare il customer journey e renderlo più intuitivo.

Nel 2020 quasi un quarto degli intervistati in Europa ha attivato almeno una partnership fintech per accedere a tecnologie di open banking e le realtà più lungimiranti vantano fino a cinque differenti partnership all’attivo. Non solo, oltre due terzi del campione coinvolto (69%) ha aumentato il numero di partnership fintech nel 2019 e la stessa percentuale (69%) ha indicato che stabilire una partnership fintech sarà una priorità entro il 2021.

Open banking Italia: dati sotto la media UE

Eppure in Italia i dati sono leggermente al di sotto della media europea, in quanto è il 17% degli istituti finanziari italiani ad avere attualmente in corso una partnership fintech per alimentare la propria strategia di open banking.

Questo anche perché instaurare una partnership di successo tra una banca e una fintech può rappresentare un’operazione impegnativa ma, secondo Tink, queste alleanze possono andare in porto e dare i risultati sperati semplicemente seguendo alcuni consigli pratici.

Open banking: 3 suggerimenti per le partnership

  1. Avere una visione condivisa. Deve esserci un chiaro accordo su ciò che deve essere realizzato e in quali tempistiche. Da parte della banca, il referente del progetto deve fungere da collante tra i diversi dipartimenti interni. È necessario ottenere il buy-in dal management; allineare i reparti attorno ad un messaggio unificato che possa essere ritrasmesso alla fintech e inoltrare eventuali problematiche da risolvere. Da parte della fintech, il contatto interno deve apprendere e comprendere i complessi processi della banca partner per poter affrontare con successo i requisiti di onboarding e i processi di approvvigionamento che molte banche di grandi dimensioni hanno in atto. Non solo, è essenziale che la fintech impari ad osservare l’interpretazione della banca in merito a regolamentazioni come ad esempio la PSD2.
  2. Comprendere l’importanza della tecnologia. Le partnership tra banche e fintech hanno un grande valore. Per le banche, l’accesso a tecnologie emergenti e a nuovi modelli di lavoro innovativi può contribuire a rafforzare un vero e proprio vantaggio competitivo e soddisfare le mutevoli esigenze dei consumatori. I dati di Tink mostrano come le banche abbiano chiara la necessità di adottare nuove tecnologie di digital banking, con il 60% di queste che vede la modernizzazione dell’IT come il principale motore per gli investimenti in open banking. Le fintech possono aprire la strada in questo senso, aiutando le istituzioni a non frenarsi dai tradizionali sistemi legacy e approcciarsi a tecnologie nuove grazie alle quali è possibile dare vita ad una nuova customer experience.
  3. Sfruttare questo momento storico. Guardando al futuro, è facile ipotizzare che l’adozione e la comprensione dell’open banking aumentino in modo significativo quest’anno, in quanto l’emergenza sanitaria sta modificando i comportamenti e le prospettive a lungo termine. Le istituzioni finanziarie dovrebbero sfruttare quella che è una delle poche opportunità offerte dal periodo per rispondere in modo rapido alle nuove esigenze del mercato, dando priorità alla creazione di valore attorno ai pagamenti digitali e soddisfare la crescente domanda di soluzioni online e via mobile. A guadagnarci saranno le banche che, in una fase in cui va avanti solo chi è pronto a digitalizzarsi, faranno leva sull’open banking e potranno concentrarsi sullo sviluppo di soluzioni bancarie innovative.

Le partnership tra banche e fintech rappresentano la conclusione naturale di un percorso di consapevolezza nei confronti dell’open banking. Quando lo scorso anno è stato chiesto alle istituzioni finanziarie europee se a livello quantitativo fosse variato il proprio numero di partnership rispetto al 2019, nessuno degli intervistati ha risposto che questo valore era in decrescita, anzi oltre il 43% degli intervistati ha detto di aver attivato tra 1 e 5 ulteriori partnership ed oltre il 15% di averne attivate oltre 6 in più.

Gli indicatori, quindi, ci sono tutti. Il 2020 è stato l’anno della creazione di valore dell’open banking, poiché i dirigenti hanno iniziato a rendersi conto del suo potenziale. Guardando al 2021 e oltre, invece, è lecito aspettarsi di vedere ancora più banche e fintech lavorare fianco a fianco come partner per accelerare questa crescita e realizzare concretamente tutti i vantaggi dell’open banking.

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Marie Johansson
Marie Johansson

Country Manager di Tink in Italia

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