DIGITAL TRANSFORMATION

Open banking, il 74% dei manager italiani della finanza: le banche siano più veloci

In Italia il 37% degli intervistati in un sondaggio commissionato da Tink ritiene che il passaggio al digitale sarà permanente nel banking. Il 74% pensa che le banche debbano aumentare la propria velocità ad innovare. Ma c’è anche un 60% che pensa che “le cose torneranno come prima”

Pubblicato il 08 Giu 2021

Banche e innovazione: engagement banking

La spinta alla digitalizzazione impressa dalla pandemia ha avuto ricadute significative (e non poteva essere altrimenti) anche sul banking:  le istituzioni finanziarie sono state costrette a diventare più digitali per servire i propri clienti, mentre le persone di ogni fascia di età hanno dovuto familiarizzare con l’utilizzo di nuovi servizi digitali. Questo ha portato ad un’accelerazione nella digitalizzazione dei servizi finanziari, con il 41% dei dirigenti finanziari europei che ritiene permanenti gli effetti della pandemia nel settore finanziario.

Sono alcune delle evidenze di un rapporto commissionato da Tink all’organizzazione indipendente di ricerche di mercato YouGov per indagare gli atteggiamenti e le opinioni nei confronti dell’open banking in Europa. Tutte le interviste sono state condotte da YouGov tra il 25 febbraio e il 27 marzo 2021, e hanno incluso 308 importanti dirigenti di servizi finanziari in 12 paesi differenti. Questo primo report del 2021 esamina l’impatto della pandemia, le potenziali sfide che ci attendono nel mondo post-pandemia e alcune delle soluzioni abilitate dall’open banking.

Il report completo è disponibile qui: http://tink.com/resources/reports/open-banking-post-pandemic

In Italia è il 37% degli intervistati a ritenere che questo passaggio al digitale sia permanente, riflettendo la natura generalmente conservatrice delle banche e la velocità con cui si assiste alla transizione verso i servizi finanziari digitali nel paese.

In Europa, il 65% dei dirigenti finanziari crede ancora che le banche debbano aumentare la propria velocità ad innovare ed in Italia questa consapevolezza è ancora più solida, dato che la percentuale sale al 74%. Questa nuova fase della digitalizzazione ha portato ad una maggiore volontà da parte delle istituzioni finanziarie di sfruttare la tecnologia e trovare soluzioni a nuove sfide dopo il Covid-19. Infatti, più di due terzi (68%) dei dirigenti finanziari europei ritiene che il proprio interesse nei confronti dell’open banking sia aumentato durante la pandemia. Dato ancora più positivo in Italia, dove è il 69% degli intervistati a registrare un incremento di interesse legato all’open banking nello stesso periodo.

Banking nel post pandemia: le 3 macro-aree

Il report mostra come la pandemia abbia fatto concentrare le priorità delle istituzioni finanziarie europee su tre macro aree principali. Tre quarti (74%) dei dirigenti europei ritiene che la maggiore necessità sia quella di migliorare i propri servizi digitali – per ottimizzare l’onboarding e gestire più clienti in modo digitale. Mentre il 70% si concentra sulla customer experience – per differenziarsi dalla concorrenza e aumentare il coinvolgimento dei clienti in un mondo sempre più digitale. Per il 68% dei dirigenti finanziari, infine, c’è una maggiore attenzione legata al ripristino della redditività, attraverso l’automazione e la razionalizzazione dei processi aziendali.

Stesso podio ma a parti invertite in Italia, in cui per il 69% dei dirigenti la priorità è legata alla redditività, a cui fanno seguito la necessità di migliorare i propri servizi digitali (66%) e l’implementazione della customer experience (66%).

Banche e post Covid: in Italia il 60% crede che “le cose torneranno come prima”

Nonostante i grandi cambiamenti a cui il settore dei servizi finanziari ha assistito durante la pandemia, in Italia il 63% dei dirigenti finanziari vede ancora la transizione al digitale come un fenomeno a breve termine, e si aspetta che le cose tornino come erano prima del 2020. Allo stesso modo, solo il 60% degli intervistati (a fronte di una media europea del 67%) pensa che il Covid abbia aumentato il rischio d’impresa, nonostante i chiari segnali di un pericolo economico incombente all’orizzonte – con le famiglie in crescente difficoltà finanziaria, i prestiti in sofferenza destinati ad aumentare e le imprese a rischio di fallimento quando i sostegni governativi si esauriranno.

Marie Johansson, Country Manager di Tink in Italia, commenta: “La digitalizzazione favorita dal momento storico ha rappresentato un asset essenziale perché le interazioni personali tra banca e clienti rimanessero di alto livello anche in un momento incerto come quello appena trascorso. Come si evince dal report, la necessità delle banche, ora, resta quella di innovare più velocemente e ciò è possibile implementando le giuste collaborazioni fintech. Rispetto alla media europea, l’Italia resta ancora un po’ scettica riguardo al passaggio al digitale nell’ambito dei servizi finanziari, ciononostante l’interesse nei confronti dell’open banking continua a crescere, sintomo che probabilmente anche i più critici arriveranno a capire che la digital transformation del settore non può essere un fenomeno transitorio. Molte banche italiane se ne sono già rese conto e hanno iniziato a cogliere le opportunità che l’open banking ed un nuovo approccio al digitale possono portare al proprio business”

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