La trasformazione digitale sta incidendo profondamente sul mercato del banking, che sembra destinato a dividersi sostanzialmente in due gruppi: uno composto da pochi, grandi operatori che già sono impegnati nell’adeguamento dei loro sistemi, e l’altro popolato da una molteplicità di player innovativi già digital ma al tempo stesso volatili. Per restare competitivi non basta ragionare soltanto sulle nuove tecnologie, ma serve anche un cambiamento di mentalità e l’attuazione di strategie innovative. Uno degli ambiti che potrà trarre i maggiori benefici dalla digital transformation nelle banche è quello dell’open banking, ovvero l’insieme dei nuovi servizi di condivisione dei dati tra i diversi attori dell’ecosistema bancario. Vediamo di capire meglio cos’è e come funziona, per poi analizzare proposte e casi d’uso.
L’open banking, una nuova arena di competizione
L’open banking ha visto una spinta significativa con la PSD2 (Payment Services Directive 2), direttiva europea sui pagamenti digitali emanata nel 2018 che ha obbligato le banche europee ad aprire le proprie API (Application Program Interface) a società del fintech (tecnologia applicata alla finanza) e ad altre aziende che si occupano di prodotti e servizi finanziari. In questo modo le società esterne (le cosiddette terze parti) possono avere accesso ai dati di pagamento per fornire servizi innovativi ai propri clienti.
Che cosa significa l’open banking per le banche tradizionali
Con l’open banking la capacità di servire direttamente i clienti e offrire loro un valore aggiunto non è più prerogativa esclusiva delle banche tradizionali, ma viene condivisa con le società del fintech e le bigtech, oltre che con le aziende di telecomunicazioni. Per molti attori ne deriva un vantaggio competitivo, che nel concreto si traduce con l’ingresso nel mercato senza la pesante compliance e le infrastrutture che le banche sono tenute a mantenere. Ma per gli istituti bancari tradizionali la competizione si trasformerà in vantaggio o svantaggio? Sarà uno svantaggio per chi insiste nel mantenere il proprio status quo e si rifiuta di innovare, ma per gli altri, quelli che hanno intrapreso o stanno intraprendendo un cammino di innovazione, si aprono interessanti opportunità.
La banca del futuro, piattaforma di servizi
In questo scenario opera Dedagroup, società con sede a Trento e fatturato di circa 240 milioni di euro, polo di aggregazione di realtà italiane del Software e delle Soluzioni as a service. Attiva in Italia e all’estero (è cresciuta in modo significativo in Messico e negli Stati Uniti), sviluppa il 40% del fatturato dall’ambito finance.
“A fare la differenza – spiega il CEO di Dedagroup Business Solutions, Gianni Spada – sarà in primis la macchina IT, intesa come somma di tecnologia e organizzazione della banca. Sul fronte tecnologico è fondamentale che le banche adottino infrastrutture capaci di abilitare connessioni con nuove realtà quali startup e fintech, in grado di offrire soluzioni di eccellenza. Per cavalcare il cambiamento, infatti, sono necessarie architetture facilmente integrabili, che garantiscano velocità e facilità di servizio. Per quanto riguarda invece il punto di vista organizzativo, è importante che gli istituti bancari colgano e coltivino le proposte provenienti dalle nuove realtà del mercato. A tale scopo, le banche si stanno attrezzando per attivare scouting, incubatori, acceleratori e logiche di collaboration con i clienti. In questo scenario il sistema informativo diventa un elemento strategico, deve essere flessibile e veloce per adattarsi alle soluzioni che si presentano sul mercato. Le banche che oggi vediamo più pronte sono quelle che hanno superato le rigidità del passato e hanno adottato un sistema informativo open, con un’architettura a servizi e una buona struttura di API, indispensabile per una banca che deve farsi aggregatore di prodotti e soluzioni specializzate. Altro elemento rilevante è senza dubbio il valore del dato: da una parte va implementato seguendo le normative quali GDPR e PSD2, dall’altra la condivisione delle informazioni può consentire alle banche di diventare il fulcro abilitante di un’economia reale sempre più veloce e interconnessa. È possibile, infatti, ricavare dai dati quante più informazioni possibili per migliorare il servizio e allargare il bacino della clientela”.
Soluzioni per l’open banking: realizzare la banca leggera
“Il time to market richiesto oggigiorno è estremamente più veloce che in passato” prosegue Spada. “La clientela è sempre più abituata alla qualità e alla tempistica tipica delle bigtech, di conseguenza anche la risposta delle banche tradizionali deve essere adeguata. Ciò non può prescindere dal sistema informativo bancario, che deve anch’esso evolvere, abilitando la trasformazione della banca in una piattaforma di servizi. Un’architettura aperta è la soluzione indispensabile per raggiungere questo obiettivo, e coniuga l’efficienza delle economie di scala con l’efficacia del time to market ridotto. Inoltre è fondamentale per il modello di ecosistema, perché oltre a garantire alle terze parti che vi si connettono l’accesso alle informazioni, offre un ambiente sicuro, flessibile, scalabile e ad alte prestazioni”.
“Le soluzioni proposte da Dedagroup Business Solutions – spiega Spada – fanno capo anche ad altre società del gruppo e hanno come scopo finale quello di fungere da ponte tra corporate/PMI e banche: sistemi di core banking (BankUp, iPower), soluzioni in ambito tesoreria, cash management, supply chain finance (Piteco), risk management, financial modeling (Myrios), analisi del rischio (BilCe), pagamenti (BankPay). Un patrimonio di esperienze rafforzato dalle competenze di erogazione di servizi in cloud, di progetti di trasformazione e innovazione tecnologica e di processo, dal disegno e dall’integrazione delle soluzioni fino alla migrazione di sistemi di core banking: ne abbiamo realizzati oltre 150, in Italia e all’estero”.
Open banking: come possono sopravvivere ed evolvere i nuovi player
Lo scenario dell’ecosistema bancario prevede continui cambiamenti. “In un futuro che vedrà la domanda sempre più elastica – spiega Gianni Spada – cambiare banca sarà sempre più un fatto utilitaristico. Tra i nuovi operatori la costruzione del network giocherà un ruolo ancora più centrale che nelle banche tradizionali. In questo senso la velocità nell’adozione di soluzioni tecnologiche adeguate resta un elemento di fondamentale importanza”.