Per il settore bancario e fintech, l’open banking è stata la grande novità dell’anno che si è appena concluso. Ma di API e PSD2 sentiremo parlare anche, e soprattutto, nel corso del 2020.
Open banking, cos’è e come cambia banche e aziende del fintech
Con l’entrata in vigore della PSD2, infatti, il 2019 è da considerarsi come “l’anno zero” della rivoluzione dell’industria finanziaria, la rivoluzione dell’Open Banking: la banca diventa piattaforma collaborativa, per riuscire a porre l’accento sulla semplicità dei servizi e sulla qualità del dialogo per mantenere sempre al centro il cliente. Fabrick, il primo attore nato in Italia per favorire l’open banking, a tre mesi dall’entrata in vigore della PSD2, analizza la reazione dell’Industry alla normativa.
Partendo da una considerazione che dovrebbe farci riflettere: la grande sfida con cui si apre il 2020 è principalmente culturale.
Che cos’è Fabrick
Fabrick è un ecosistema del fintech e un laboratorio per l’open banking. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Gruppo Sella lancia Fabrick, un laboratorio per l’open banking: ecco chi c’è dentro
Fabrick e l’open banking, numeri e risultati
Fabrick, in quanto abilitatore culturale e tecnologico di un nuovo concetto di open banking, rappresenta un attore centrale per gli operatori del mercato ai fini di assicurare una capacità di esecuzione che garantisca un rapido time-to-market e, in definitiva, di garantire una nuova competitività.
Open Banking, più di 300 API già disponibili su Fabrick. Anche quelle di Catapush
A 18 mesi dall’avvio dell’esperienza sono 200 i clienti diretti che hanno sposato il progetto Fabrick. Sono oltre 23mila i consumatori finali che fruiscono di servizi nati in piattaforma, e oltre 200 le controparti che utilizzano le API esposte da Fabrick per servire i propri clienti. Rispetto all’esposizione di poco più delle 10 API richieste per l’accesso ai conti dalla PSD2, ad oggi sono 469 le API presenti sulla piattaforma, che vanno ben oltre quanto previsto dalla normativa, abilitando molteplici casi d’uso fintech. Sono oltre 10 milioni le call API mensili (un numero importante, paragonabile al traffico macinato da un mercato reattivo come UK nei primi tre mesi dell’avvio di soluzioni di open banking), oltre 16 casi d’uso tra le diverse specializzazioni Account Aggregation, Data Enrichment (PFM), Smart Banking, Payment & Collection Engine, SME Banking, AIS & PIS.
Una massa critica che si traduce in una copertura di oltre il 95% del mercato italiano-PSD2.
Sono diverse le realtà che hanno sposato l’approccio ‘open’ di Fabrick per realizzare progetti fortemente innovativi, tra questi illimity, BPER Banca e Bene Assicurazioni.
Open Banking 2020, da dove partire: ripensare i modelli tradizionali
L’evoluzione tecnologica e la crescente propensione dei clienti al confronto tra servizi e alla fruizione di soluzioni digitali (secondo i dati diffusi da Nielsen nel giugno 2019, il 35% dei clienti bancari propende per una banca con operatività esclusivamente da mobile; 13,7 milioni di persone gestiscono le proprie finanze solo da smartphone, in crescita del 31% sul 2018), oltre al perdurare della “politica” dei tassi di interesse a zero e ad un calo della marginalità con conseguente necessità di ridurre i costi (Report Oliver Wyman «Banche italiane su un piano inclinato»), stanno spingendo le Banche a ripensare il loro modello industriale per adattarsi ad una nuova realtà, che vede nella disintermediazione e personalizzazione dei servizi sempre più accentuata gli elementi centrali di sviluppo futuro.
Un percorso iniziato già da diversi anni, e oggi in particolare fermento, con una sempre maggiore attenzione alla collaborazione con le realtà fintech per guidare e accelerare l’evoluzione del modello tradizionale, sfruttando la tecnologia e l’open innovation come elemento fondante per disegnare nuovi servizi e nuovi business.
Più servizio che Banca
Sono ancora diversi gli elementi da valutare, ma – secondo Fabrick – quel che è certo è che le evoluzioni tecnologiche e normative stanno cambiando il modo di fare banca. L’impatto è dirompente al punto da modificare lo scenario competitivo che oggi ha nuovi confini, nuovi paradigmi e deve rispondere a tipologie di clientela sempre più evolute ed esigenti, la cui soddisfazione è centrale. In questo contesto, diventano protagonisti i servizi, sempre più specifici e verticali, valore aggiunto dell’offerta del singolo istituto al punto tale da diventarne traino.
Il concetto di conto evolve come aggregatore di questi servizi che, per essere tempestivi e distintivi, non sono più necessariamente sviluppati internamente, ma in collaborazione con terze parti. La sfida sarà sempre più legata alla personalizzazione dei servizi e vincerà chi saprà eccellere in settori specifici e proporre un’offerta semplice, innovativa e a costi competitivi.
Open Banking 2020, i trend attesi
Sposare l’innovazione e stabilire percorsi comuni con il mondo del fintech non è solo un’opportunità, ma una prospettiva inevitabile per il sistema bancario, finanziario e assicurativo tradizionale. L’ingresso e la crescita esponenziale di nuovi modelli di business stanno già producendo una contrazione significativa delle redditività in diversi ambiti di prodotto e servizio bancario.
Secondo l’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, da qui al 2025 nel solo segmento dei pagamenti, le aziende incumbent vedranno una contrazione dei ricavi del 34%. Stessa percentuale di decrescita è attesa nel cruciale segmento dell’asset management e cali a due cifre riguarderanno anche i prestiti personali e i mutui.
Le realtà fintech sono pronte
I dati dell’Osservatorio Fintech & Insurtech 2019 della School of Management del Politecnico di Milano (dicembre 2019) evidenziano come l’innovazione digitale del settore bancario e finanziario inizi ad avere un impatto visibile, con effetti che diventeranno sempre più marcati. Il report evidenzia come assisteremo ad una profonda trasformazione dell’industria, con una forte ridefinizione dei confini della competizione. Tra le direttrici su cui agire gli operatori tradizionali dovranno innanzitutto saper definire strategie di open innovation e collaborare con attori esterni, tra cui primeggiano le Fintech, per governare il cambiamento.
Lato startup, quelle italiane stanno improntando il loro modello di business verso un’architettura ‘open’: il 73% ha avviato almeno una partnership con altri attori, che in metà dei casi non sono finanziari.
In questo scenario, la galassia delle fintech cresce e si rafforza anche in ambiti collaterali, come dimostra anche l’esplosiva crescita del Fintech District, la community di riferimento per l’ecosistema del fintech cha fa capo a Fabrick, che a soli due anni dal lancio conta già 133 membri (erano 32 nel 2017) e 12 corporate member, importanti realtà tra cui Cerved, Crif, Axa, Société Générale, Royal Bank of Canada, IBM, Ernst & Young e Boston Consulting Group e 15 collaborazioni avviate con equivalenti HUB internazionali impegnati nel medesimo obiettivo
Open Banking 2020, le prospettive secondo Fabrick
Nel corso di quest’anno, secondo le previsioni di Fabrick, assisteremo al passaggio alla nuova era. Il 2020 sarà un anno di messa a regime dei cambiamenti avviati nella seconda metà del 2019 e di definizione di nuovi modelli di servizio che vedranno il go to market nel 2021.
Open Banking, 10 domande (e risposte) sulla svolta del 14 settembre 2019