È atteso per febbraio il varo del nuovo piano di impresa di Intesa Sanpaolo. L’istituto torinese, che lo scorso dicembre tramite l’amministratore delegato Carlo Messina ha rinnovato alcuni dei vertici aziendali, è pronto a svelare le scelte strategiche per il periodo 2018-2021. A fine 2017 il Ceo della banca aveva lanciato qualche indizio sui possibili percorsi da intraprendere nei prossimi anni. Tre le direttrici principali: attenzione ai temi dell’innovazione e della digitalizzazione, contenimento dei costi operativi, valorizzazione delle risorse interne.
Nel valzer di nomine per il riassetto aziendale, tradotto di fatto in una riorganizzazione interna, con alcuni manager già presenti in organico che hanno preso il posto di quelli in uscita, l’unica vera novità è rappresentata dall’ingresso dell’ex Partner di Accenture Massimo Proverbio. Dal 1° gennaio scorso, Proverbio ha assunto il ruolo di chief it, digital and innovation officer, sostituendo Maurizio Montagnese, il quale sarebbe destinato alla presidenza di una newco esterna all’azienda, destinata a valorizzare le attività di innovazione. Su questo punto Carlo Messina di recente ha dichiarato: «l’evoluzione della nuova struttura organizzativa si caratterizza per il potenziamento dell’area digitale e dell’innovazione per una più efficace gestione delle sfide tecnologiche attuali e future».
Laureato in ingegneria presso il Politecnico di Milano, nel 1985 entra in IBM con il ruolo di system engineer. Tre anni dopo è già nel team di Accenture Italia come responsabile di progetti in ambito banche, area filiale.
Dal 1991 al 1994 si trasferisce all’estero, sempre con Accenture, e lavora in Belgio, Ungheria e Sud Africa dove cura progetti di architettura dei sistemi informativi, trasformazione informatica e pianificazione di progetti di merger.
Nel 1994 rientra in Italia con il compito di seguire, ancora in ambito bancario, progetti di pianificazione e integrazione dei principali Gruppi Bancari Italiani oltre a progetti di riduzione costi e di realizzazione di soluzioni multi canale e di sistemi core banking.
Nel 1999 diventa Partner di Accenture e assume la responsabilità di diversi clienti del gruppo, oltre a guidare lo sviluppo di diverse aree di offerta tra cui M&A, digital transformation e CRM e cost restructuring.
È il 2003 quando diventa capo del settore banking in Italia, mentre nel 2007 assume il controllo del settore Financial Services (Banche e Assicurazioni) in Italia, Europa Centrale, Russia, Grecia, Turchia e Medio Oriente ed entra nel comitato esecutivo di Accenture Italia e di Accenture Financial Service Europa e America Latina.
Diventa senior managing director del gruppo nel 2012, prendendo le redini del settore pagamenti di Accenture a livello globale e poi, nel 2015, viene nominato dell’Industry e della Practice Banking per l’Europa e America Latina.
In una recente intervista rilasciata al quotidiano online Corcom, su come stanno cambiando gli istituti finanziari, diceva: «le banche si trovano ad affrontare un paradosso: a fronte della necessità di rivoluzionare i propri modelli operativi sono necessari investimenti su tecnologia e nuove competenze, messi in crisi dall’indebolimento strutturale dei ricavi, causati a loro volta da elementi contingenti come l’azzeramento dei tassi di interesse, la pressione dei competitor e, per quanto riguarda il caso italiano, la questione dei crediti deteriorati».
A tutto ciò, secondo Proverbio, si aggiunge un impianto normativo bancario in continua evoluzione: «il banking è un settore fortemente regolato dalle autorità attraverso leggi che cambiano molto velocemente e obbligano gli operatori a continui aggiornamenti. L’entrata in vigore della PSD2 e l’introduzione dell’instant payment potrebbero mettere a rischio fino al 40% dei ricavi delle banche derivanti dai sistemi di pagamento».
Le tecnologie su cui gli istituti di credito dovranno puntare principalmente sono mobilità e sicurezza: «nel settore dei Financial Services gli elementi chiave da tenere in considerazione per accelerare la rivoluzione digitale sono la mobilità, l’operatività da remoto e la cybersecurity. La vera sfida è coniugare due strutture di costi, quella fisica e quella virtuale. È indispensabile che la banca digitale sia sempre accessibile, di facile utilizzo e offra servizi pertinenti contando competenze, dati e sicurezza».