Nel dopo coronavirus, una soluzione per non ricadere nel rischio di diffusione del contagio potrebbe essere rappresentata dai pagamenti effettuati solo attraverso il cellulare. È quello che suggerisce l’epidemiologo Pierluigi Lopalco in un’intervista sulle misure da affrontare quando l’emergenza Covid-19 sarà terminata.
“Questa sarebbe l’occasione per abolire il contante, non soltanto perché contante significa soldi sporchi. Il contante obbliga le persone ad andare in banca a ritirare, poi bisogna fare la fila al bancomat e toccare le tastiere dei bancomat. Oggi qualunque pagamento si può fare con il telefonino senza toccare una tastiera”.
Le parole sono state pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, da uno dei più ascoltati epidemiologi nei giorni della pandemia da coronavirus: Lopalco è infatti professore ordinario di Igiene all’Università di Pisa ed è stato chiamato dalla Regione Puglia a coordinare l’emergenza sanitaria nella Regione. Per l’esattezza è responsabile del coordinamento regionale Emergenze Epidemiologiche dell’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale.
La questione dei “contanti sporchi” era già emersa al momento dello scoppio dell’emergenza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva invitato a limitare l’uso di denaro e carte di credito tradizionali perché “possono catturare ogni tipo di batterio o di virus”. Peraltro esistono già norme che impongono a chi serve prodotti alimentari di non maneggiare anche il denaro (ma sono sempre e rigorosamente applicate?).
Ora Pierluigi Lopalco sembra fare un ulteriore passo avanti: no al contante, “ni” anche i bancomat. La strada migliore sembrerebbero essere i pagamenti da smartphone. E qui il fintech (la tecnologia applicata alla finanza) può fare davvero la differenza, come già aveva spiegato in questo articolo Giovanni Iozzia.
Mobile Proximity Payment: il coronavirus aiuterà a superare le diffidenze?
Secondo il report 2019 dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano i pagamenti presso i punti vendita attraverso il cellulare (Mobile Proximity Payment) nel 2018 sono stati utilizzati da circa un milione di persone. In pratica uno su 60 italiani. Quell’anno questo tipo di pagamenti innovativi ha registrato una crescita esponenziale (+650%) e ha raggiunto i 530 milioni di euro transati, con oltre 15,6 milioni di transazioni effettuate. La spesa annuale media è stata pari a 500 euro per persona. Secondo il report, da allora il trend era destinato a crescere significativamente. A maggior ragione oggi, a causa delle misure di contenimento durante e dopo l’emergenza coronavirus, i pagamenti da smartphone potrebbero essere sempre più usati anche da quelle fasce della popolazione che finora li ignoravano o li guardavano con diffidenza.
Pagamenti digitali e coronavirus, dal fintech le soluzioni
Sono varie le applicazioni e i servizi che permettono di effettuare pagamenti per spesa, pasti, abbigliamento o altro utilizzando esclusivamente lo smartphone, senza dover mettere mano ai contanti nel portafoglio. Oltre a effettuare i pagamenti, è possibile anche inviare velocemente soldi ai propri amici, senza aspettare giorni per fare il bonifico. Negli ultimi anni sono stati lanciati diversi servizi di questo genere come Apple Pay, Samsung Pay, Google Pay: applicazioni che sfruttano la tecnologia NFC presente in molti smartphone. Nel settore si è imposta da anni una società del fintech, ex startup e oggi scaleup affermata, Satispay. Disponibile per iPhone, Android e Windows Phone, il servizio di mobile payment può essere utilizzato da chiunque abbia un conto corrente bancario per scambiare denaro con i contatti della propria rubrica telefonica e pagare nei punti vendita ed ecommerce convenzionati. Per gli utenti il servizio è gratuito, per gli esercenti non sono previsti costi di attivazione o canoni mensili ma una commissione fissa di 0,20 euro per i pagamenti superiori a 10 euro. La scaleup continua a ricevere finanziamenti importanti. Segno che il settore nel quale opera, i pagamenti digitali da smartphone, ha ancora significative possibilità di espansione. E questo anche prima del coronavirus.