La sfida di Ringpay: portare le onlus nei pagamenti mobili

Due italiani hanno fondato a Londra una startup e l’omonima piattaforma di pagamenti digitali su cui saranno implementate varie app. La prima è Charing, applicazione per effettuare donazioni attraverso l’acquisto di biglietti di eventi e merchandising

Pubblicato il 29 Set 2014

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Cristina Bonaccurso, Ceo e co-fondatrice di Ringpay

Rendere i pagamenti digitali più accessibili e introdurli in nicchie di mercato inesplorate. È da sempre il chiodo fisso di Michele Silletti, 35 anni, ingegnere informatico, con un passato di consulenza web. Quando ha incontrato Cristina Bonaccurso, 34 anni, designer, la sua idea ha preso forma ed è nata Ringpay, una startup con sede a Londra che ha lanciato una piattaforma di pagamento digitale sulla quale verranno installate diverse app.

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La prima di questa serie è Charing, che offre alle associazioni di beneficenza, alle onlus e ad altri enti la possibilità di raccogliere fondi tramite cellulare, e sarà presentata ufficialmente a fine ottobre. Michele e Cristina si sono incontrati a un hackathon in Germania, nel 2013, una “sorta di rave party per le startup” e “intorno all’esperienza utente – racconta Michele, chief technology officer della società – è nata Ringpay, con l’intento di convertire l’esperienza del bancomat in digitale. Se ci sono ancora persone che pagano sempre in contanti e non usano la carta di credito è perché nessuno ha trovato la chiave giusta per fargliela usare. Fra qualche anno, ovunque nel mondo, si effettueranno pagamenti con un semplice tap del cellulare, perciò noi abbiamo creato un modo facile e veloce per effettuare transazioni, spostando la difficoltà tutta sul negoziante”.

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A novembre 2013, è arrivata la grande occasione: Eric Van der Kleij, fondatore di uno dei più grandi spazi di accelerazione europei, Level 39, nell’East End di Londra, a Canary Wharf, ha apprezzato la visione del progetto e ha fatto rientrare Ringpay nel programma di mentorship. “Siamo rimasti sorpresi perché ci sono liste di attesa lunghissime – dice Cristina, chief executive officer di Ringpay –. Ora abbiamo spazi in co-working all’interno del grattacielo di Londra più ambito dalle startup di tutto il mondo, che accoglie oltre 100 nuove società”.

Sono così riusciti a strutturare un business model di successo, arrivare all’implementazione di Charing, e a ottenere il primo finanziamento, pari a 55 mila dollari. Il ponte tra i due fondatori e Level 39 è stato Stefano Tresca, uno dei mentor, che ha creduto così tanto nel progetto che oggi è investitore e advisor di Ringpay. Nella squadra, oltre ai due fondatori, oggi c’è anche Allannah Smith, chief marketing officer, di origini australiane.

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“Charing è la piattaforma del buon divertimento – spiega Cristina – attraverso la quale è possibile acquistare biglietti per concerti ed eventi oppure gadget, e nello stesso tempo fare beneficenza con soli due tap sullo smartphone. Niente POS, nessuna difficoltà. Vorremmo indurre le charity ad avere una mentalità imprenditoriale, a sfruttare le opportunità dei proximity payment, eliminando le bussole per la raccolta fondi. Charing offre loro la possibilità, non soltanto di ricevere donazioni in modo semplice e veloce, ma anche di avere accesso a una community di persone che utilizzano l’app da fidelizzare per organizzare eventi locali, mercatini, vendite di prodotti speciali”. Grazie alla connection economy si cerca di trasformare le abitudini d’acquisto dei sostenitori delle onlus, mostrando loro un sistema di pagamento alternativo che “fa del bene”.

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In Charing c’è una parte dedicata agli eventi, attraverso la quale si venderanno e-ticket per concerti ed altri tipi di manifestazioni, e quella del bazar, nella quale le associazione benefiche possono vendere prodotti di ogni genere, senza dover sostenere i costi per il POS. “Ci piace definirci – commenta Michele – il bring your own device dei pagamenti digitali in quanto avviciniamo alla gente a questo nuovo tipo di transizione di denaro ma senza aggiungere costi di hardware, come avviene, ad esempio, con la tecnologia Nfc che richiede supporti specifici”.

Ma perché proprio il mondo delle charity? “È un mercato che vale 10 miliardi di sterline in Gran Bretagna – spiega la ceo di Ringpay – perché fare beneficenza è sentito da tutti come valore civile. E per noi è una bella sfida cercare di spingere le persone che stanno dietro le ong ad aprirsi al mondo digitale ed imprenditoriale”. Onlus e charity sono il terreno ideale per sperimentale la piattaforma di Ringpay, spiega Michele, in quanto “il loro core business è proprio lo spostamento di denaro. Possiamo, così, cominciare a testare su piccola scala un prodotto che poi speriamo di portare nel mercato del retail”.

Per ora nessuna anticipazione su quali saranno le prossime app della piattaforma. Intanto i fondatori sono concentrati sul lancio di Charing (per il momento solo per iOS) in Gran Bretagna, in Italia e prossimamente anche in Germania e Francia.

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