Tre anni fa Stéphane Boujnah, president del Managing Board e CEO di Euronext, il principale mercato finanziario paneuropeo, diceva in un’intervista esclusiva a EconomyUp: “L’Italia è un Paese che sta crescendo e ha buone prospettive per il futuro, ma le imprese tecnologiche hanno bisogno di poter accedere al mercato finanziario. Per questo Euronext ha deciso di investire in Italia”. Erano parole pronunciate in occasione dell’apertura di un nuovo ufficio a Milano. Oggi che Borsa Italiana, già nell’orbita della Borsa di Londra, si avvia a passare a Euronext, quell’annuncio può essere letto come qualcosa di più e di diverso dalla semplice inaugurazione di un ufficio con vista sullo skyline milanese: era, di fatto, il primo passo verso l’acquisizione della società che gestisce il mercato finanziario italiano da parte del big paneuropeo fondato in Olanda e guidato da un francese. Un progetto, insomma, non nato ieri. E che vede contestualmente la discesa in campo della nostra CDP Cassa Depositi e Prestiti: CDP Equity entrerà infatti nell’azionariato di Borsa Italiana.
Ma cerchiamo di capire cosa è successo e come si è arrivati all’accordo.
Borsa Italiana acquisita da Euronext: un’operazione da 4,325 miliardi di euro
Dall’orbita del britannico London Stock Exchange Group (LSEG), Borsa Italiana si prepara a passare a Euronext, società fondata ad Amsterdam nel 2000, a cui fanno già capo le piazze azionarie di Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona e Parigi. Lo ha riferito lo stesso LSEG, specificando di aver accettato di vendere l’intera partecipazione in Borsa Italiana a Euronext per un valore patrimoniale di 4,325 miliardi di euro, più un importo aggiuntivo che riflette la generazione di cassa da completare. “Con l’ingresso di Cdp in Euronext e la contestuale acquisizione di Borsa Italiana si darà vita a un gruppo leader nel mercato dei capitali europeo” ha dichiarato il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli. La transazione, si legge in una nota, dovrebbe essere completata entro la metà del 2021. Intanto entro fine dicembre 2020 si attende il pronunciamento dell’Antitrust. “Non vediamo l’ora di imbarcarci in questa nuova fase della nostra storia”, ha commentato il CEO di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi. Attesa per il 20 novembre l’assemblea straordinaria degli azionisti per l’approvazione dell’operazione.
Il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti
Con l’acquisizione, Cassa Depositi e Prestiti entra in Euronext. L’operazione vede infatti impegnata CDP Equity (gruppo CDP) e Intesa Sanpaolo come investitori strategici, con un impegno di lungo termine per sostenere la crescita del Gruppo Borsa Italiana, avvicinare le pmi (piccole e medie imprese) al mercato dei capitali e sostenere le ambizioni di crescita di Euronext.
“Siamo particolarmente orgogliosi – ha scritto in un post su Linkedin Fabrizio Palermo, CEO e General Manager di Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, di essere protagonisti di questa operazione: #CDP contribuisce a portare #PiazzaAffari all’interno di un gruppo paneuropeo con un presidio stabile di #investitori italiani. Attraverso l’acquisizione del 7,3% di Euronext, CDP estenderà il proprio impegno di investitore di lungo periodo a sostegno delle #imprese che potranno beneficiare di un mercato dei capitali a guida italiana in una più ampia prospettiva di respiro europeo. La Borsa Italiana e le sue controllate diventeranno centrali nel sistema Euronext, nel quale l’Italia rappresenterà il mercato più rilevante, assumendo un ruolo di riferimento a livello continentale”.rame>
Borsa Italiana a Euronext: i vantaggi dell’operazione
Con l’acquisizione di Borsa Italiana da parte di Euronext, il mercato finanziario italiano entra a far parte della più grande piazza di quotazione azionaria d’Europa. Un gruppo europeo di queste dimensioni potrebbe essere un’occasione per valorizzare anche le pmi quotate, portando nuovi investimenti.
Per gli azionisti, si stima che l’operazione comporti un aumento dell’Equity per share adjusted (pre-sinergie) immediatamente e che realizzi una crescita a doppia cifra nel terzo anno post sinergie. Il gruppo risultante dall’aggregazione prevede infatti di realizzare sinergie a regime al lordo delle imposte di 60 milioni all’anno entro il terzo anno.
La strategia di Euronext iniziata nel dopo-Brexit
Il 23 giugno 2016 si è tenuto il referendum con cui i cittadini britannici hanno chiesto l’uscita dall’Unione europea. A luglio 2017 Euronext ha annunciato una nuova strategia. Quanto la Brexit ha influito sulla direzione presa dalla società paneuropea? Qualche elemento lo aveva dato il presidente Boujnah a settembre 2017, parlando con EconomyUp.
Euronext, il Ceo Boujnah: “Ecco perché la nostra Borsa hi-tech europea arriva in Italia”
“Nel momento in cui il Regno Unito – diceva il banchiere d’affari francese – ha deciso di abbandonare l’idea implicita del federalismo e di regolamenti comuni, è normale che si sia sviluppato un nuovo trend per 450 milioni di europei. È certo che una parte significativa delle operazioni finanziarie che si svolgevano in Gran Bretagna saranno riallocate nel continente e nella Repubblica di Irlanda. (…) Non ci sarà più una sola Londra che domina sugli altri, ma emergeranno vari poli a Francoforte, Parigi, Amsterdam, Dublino, Milano, Madrid ecc. ecc.”
Stéphane Boujnah spiegava poi a EconomyUp i dettagli relativi all’apertura di un ufficio di Euronext in centro a Milano, gestito da Giovanni Vecchio. Quindi specificava perché la società aveva scelto il nostro Paese. “L’Italia è storicamente caratterizzata da un’ottima tradizione ingegneristica, imprenditorialità, innovazione, creatività e un forte expertise nel settore life-science , ma le imprese tecnologiche necessitano dell’accesso al mercato finanziario. Investiamo nell’Italia perché è un Paese che sta crescendo e crediamo che le crescita aumenterà in futuro. Negli ultimi cinque anni l’Italia ha realizzato riforme significative, il settore finanziario ha cominciato a consolidarsi, ha natura competitiva e desiderio di internazionalizzazione”. Quindi l’invito alle pmi: “Nei Paesi dove il mercato dei capitali non è abbastanza ‘profondo’, le società tecnologiche preferiscono vendersi, giovanissime, a una multinazionale o proseguire con successivi round di private equity. Quello che noi offriamo è una situazione nella quale possono coltivare le proprie ambizioni, crescere e raccogliere denaro, con trasparenza sui costi“.