Klarna è sempre di più una banca. La scaleup svedese, leader nel mercato dei pagamenti digitali rateali (Buy Now, Pay later), a inizio febbraio ha lanciato il suo conto anche in Germania. Per adesso la possibilità è riservata a un numero limitato di utenti, ma il roll out è previsto nei prossimi mesi. E certamente il conto arriverà presto in nuovi territori, tra cui l’Italia.
Fondata nel 2005, Klarna è l’unica società europea nella top ten delle fintech più finanziate del mondo: ha raccolto investimenti per oltre 1 miliardo di dollari e ha raggiunto una valutazione che supera i 10 miliardi. Nel febbraio 2020 lo sbarco in Italia con l’acquisizione della startup Moneymour.
A guidare Klarna in Italia è Francesco Passone, 35 anni, ingegnere gestionale del Polimi. È entrato per la prima volta nella fintech svedese nel 2013, dopo aver frequentato Royal Institute of Technology di Stoccolma. “Da allora il mio sogno è stata portarla in Italia”, dice. C’è riuscito quasi dieci anni dopo e dopo una parentesi a Monaco di Baviera (“andai lì per avvicinarmi alla famiglia, che è a Udine”), dove senza saperlo ha contribuito a creare l’avamposto tedesco di Klarna.
“Tutti vogliono essere fintech”, dice Passone che appartiene a quella nuova generazione di manager che si sono formati all’estero nella finanza digitale e che adesso tornano in Italia, spesso da responsabili del Sud Europa. A lui abbiamo chiesto di raccontarci la strategia di Klarna.
Klarna è nato come un sistema di pagamento ed è diventata un gruppo bancario. Chi sono i vostri concorrenti?
Klarna nasce come provider di pagamenti dilazionati, di solito in 14 giorni. Un servizio che abbiamo portato negli e-commerce ma anche negli store fisici. Così è stato fino al 2017, quando sono successe due cose, che hanno segnato una svolta per la società: l’acquisizione della licenza bancaria in Svezia e il cambiamento della nostro immagine con una scelta più prorompente: abbiamo lasciato i colori più istituzionali per un’immagine rosa.
Perché è stato un grande cambiamento?
Siamo passati dal business to business al business to consumer. Ci siamo focalizzati sui consumatori per diventare un punto di riferimento per semplificare l’esperienza dello shopping , per proporre quel che a noi piace chiamare uno “smoooth shopping”. sì, con tre o…
Quali sono stati gli effetti di questo nuovo approccio?
Il nuovo corso si è scaricato sul mercato con servizi più tradizionali, a partire dalla Svezia: conto corrente, carta di credito, conto deposito.
Quindi chi sono adesso i vostri concorrenti?
Nei mercati più evoluti da un lato guardiamo le banche, soprattutto quelle che propongono esperienze realmente digitali, dall’altro tutti i sistemi di pagamento digitale.
Come avete affrontato il mercato italiano?.
Nel 2020 abbiamo lanciato quattro nuovi mercati: Australia, Belgio, Spagna e Italia. Lo schema con cui approcciamo i nuovi mercati è sempre lo stesso: cominciamo con i metodi di pagamento nei mercati con una complessità minore, come quello italiano, poi andiamo ad arricchire la nostra offerta con gli altri servizi.
Ho letto però che Klarna è già nel 97% dell’home banking italiano. Che cosa fate dietro le quinte?
A livello tecnico abbiamo connessioni con la grande maggioranza delle banche italiane, ancora di più da quando c’è la PSD2 e si è cominciato a lavorare sulle API. Diciamo che la tecnologia di Sofort, società acquisita da Klarna nel 2014, ha anticipato l’open banking, molto prima della PSD2. E ci permetterà di offrire nuovi servizi: la valutazione del merito creditizio è una delle possibilità che abbiamo e che in Italia non è ancora implementata.
Klarna, quindi, è presente da tempo sul mercato italiano…
Sì, in effetti dal molti anni siamo presenti con la soluzione di bonifico diretto grazie a Sofort. Abbiamo poi lanciato il pagamento a rate, che è diventato subito molto popolare, ma non abbiamo mai spinto davvero sul mercato italiano. Diciamo che finora eravamo un po’ sotto traccia. Dall’ottobre 2020, invece, abbiamo anche un ufficio fisico, dove lavorano già 60 persone. Questa apertura è stata il verso lancio di Klarna in Italia.
E che cosa farà adesso Klarna in Italia?
Molte cose. La prima è stata la creazione di un team a Milano per lavorare con i retailer italiani. Klarna lavorava già con molte aziende italiane, come Luxottica ad esempio, ma in altri Paesi del mondo. Lanceremo poi prodotti pensati per i consumatori italiani. L’Italia non sarà solo un mercato, ma diventerà uno dei poli di riferimento per lo sviluppo di Klarna.
Come? Che cosa avete in programma?
L’idea è di scommettere su Milano capitale italiana del fintech, sulla sua attrattività e sui suoi talenti. Apriremo quindi un TechHub, il terzo dopo Stoccolma e Berlino. Avremo developer e product manager per sviluppare nostri prodotti non solo per il mercato italiano ma a livello globale. L’acquisizione di Moneymour è stata il seme del Techhub: i ragazzi hanno esperienze importanti e ci aiuteranno a migliorare il prodotto e non solo per mercato italiano.
Quando comincerete per gli acquisti fisici a rate nei negozi fisici?
Presto. Abbiamo le capacità tecniche per farlo, come facciamo in altri Paesi europei. Abbiamo deciso di iniziare online per poi affinare la proposta con un approccio omnichannel.
Un esempio?
Te ne dico uno a cui tengo particolarmente perché ci ho lavorato direttamente. Con H&M siamo live in tutti i Paesi in cui operiamo, sia online sia in store. H&M ha un’app e una strategia aziendale molto precisa per fidelizzare i consumatori attraverso l’adesione a un club. L’app è il cuore di tutto il progetto. Noi abbiamo portato la possibilità di pagare negli store fisici con un Qr code che sta nell’app, identifica il consumatore, lo associa al carrello e autorizza in real time il pagamento.
Che cosa ha fatto in questo caso Klarna?
Abbiamo portato i moduli bancari dentro l’app di un retailer per poter gestire i pagamenti, anche a rate.
Quanto tempo passerà prima che Klarna si presenti come challenger bank anche in Italia?
Non passerà molto tempo. Nei prossimi mesi ci muoveremo in questo senso. Siamo pronti a portare il rosa anche in Italia, entro il 2021.