La riforma del sistema sanitario statunitense voluta dall’ex presidente Obama, il Patient Protection and Affordable Care Act meglio conosciuto come Obamacare, non è stata nè semplice, nè indolore. Basata sul principio che ogni americano ha diritto a vedere garantita l’assistenza sanitaria, (che sappiamo in US essere direttamente collegata a una polizza salute, generalmente inclusa nel contratto di lavoro), la riforma mirava a dare copertura a circa 30 milioni di individui che ne erano del tutto privi (ne ha poi coperti circa 20 milioni).
Osteggiata da più parti, la riforma è stata introdotta portando notevoli sconvolgimenti anche nel settore assicurativo: imponeva per esempio, che le assicurazioni non potessero più rifiutarsi di stipulare una polizza con persone già malate, o restringere il costo delle cure per malati e anziani, fatto che unito ad altri elementi ha portato a un innalzamento dei premi assicurativi per tutti gli altri e persino l’uscita dal mercato di alcuni carrier. La riforma inoltre prevedeva che ogni stato federale concedesse sussidi per contribuire all’acquisto di una copertura sanitaria in modo tale che anche i meno abbienti potessero averla, e che ogni persona potesse liberamente scegliere la polizza preferita. In breve, l’Obamacare ha aperto il mercato delle polizze sanitarie (sopratutto quelle individuali) anche a nuovi operatori e ciò ha permesso la nascita di diverse startup insurtech, tra cui anche Oscar Health, valutata oggi circa 3 miliardi di dollari.
Ma, l’Obamacare non è stato soddisfacente per tutti e per Trump in campagna elettorale la promessa della sua abolizione è stata un vero cavallo di battaglia. Ha definito la riforma un vero disastro. “L’ACA ha tragicamente ma prevedibilmente portato a costi fuori controllo, i siti web che non funzionano, c’è un maggiore razionamento delle cure, premi più elevati, meno concorrenza e meno possibilità di scelta. L’ Obamacare ha aumentato l’incertezza economica di ogni singola persona residente in questo paese.”
La promessa da campagna elettorale sembra essere prossima alla realizzazione, almeno secondo gli annunci di Trump, che in una recente intervista al Washington Post ha dichiarato che è quasi pronta la riforma che darà “un’assicurazione sanitaria a tutti”. In che modo questo avverrà anche non è stato specificato, ma dando una lettura a quanto in programma, si potrebbe presumere una forte, ulteriore liberalizzazione del mercato, eliminando per esempio le barriere tra i diversi stati federali e favorendo una maggiore competitizione tra operatori; maggiori incentivi alla sottoscrizione di polizze grazie alla loro deducibilità dalle tasse, attualmente permessa alle aziende, ma non agli individui; la richiesta di maggiore traspararenza nei costi sanitari.
Tutte condizioni che potrebbero favorire anche la nascita di nuovi operatori, di insurtech, che possono essere molto competitive sul mercato grazie anche al fatto di essere organizzazioni snelle, tecnologicamente evolute, capaci di automatizzare molti processi, lavorare sui dati, abbattere i propri costi e di conseguenza, offrire polizze meno costose.
Può essere d’incoraggiamento, per le startup insurtech, considerare che nella cerchia dei “tech advisor” del presidente Trump (oltre che tra i suoi maggiori finanziatori e sostenitori) ci sia anche un certo Peter Thiel (uno dei fondatori di Paypal), oggi tra i venture capitalist di maggior spicco al mondo, e investitore anche nell’insurtech Oscar Health.
Ora, bisognerà aspettare e vedere gli esiti della battaglia al Congresso tra Repubblicani e Democratici, una battaglia molto accesa, poichè la riforma Trump non convince davvero tutti.