Transport as a Service è la fotografia di un’evoluzione culturale dei trasporti che sta portando persone e aziende a non vedere più i veicoli in una chiave di possesso ma di puro servizio. L’auto intesa come bene personale lascia posto a nuovi modelli di fruizione, decisamente più flessibili e più funzionali. Il car sharing, infatti, è stato solo l’abbrivio di una nuova mentalità più attenta e più aperta rispetto ai consumi ma anche più favorevole ad accogliere modalità di utilizzo improntate su concetti traslati dall’ICT che hanno fatto dell’on demand e del pay per use un mantra dei nuovi business.
Internet of Things e AI, driver del Transport as a Service
Da tempo i colossi dell’Automotive investono in Ricerca e Sviluppo innestate sull’innovazione più virtuosa: nelle auto elettriche ma anche in tecnologie che sfruttano il mondo dei sensori e delle applicazioni per rendere i mezzi sempre più connessi e comunicanti. L’ultimo capitolo degli Intelligent Transport System culmina nelle auto talmente intelligenti da guidarsi da sole.
Ad affiancare i produttori di auto (in particolar modo Ford, Audi, Mercedes e Toyota) anche i nuovi provider che arrivano dal mondo digitale come Google che stanno sperimentando soluzioni in grado di rendere più autonome le vetture, comprendendone l’incredibile potenziale nella riduzione del tasso di incidenti e nello snellimento del traffico. Secondo un recente rapporto di KPMG il Transport as a Service potrebbe diventare un modello di trasporto di massa che si affermerà tra 10/15 anni. Il vantaggio di usare veicoli sensorizzati e dotati di sistemi di Intelligenza Artificiale capaci di calcolare e ricalcolare in tempo reale avvenimenti per innescare azioni reattive comprovate ed efficaci, potrà ridurre quegli errori umani che sono la prima causa degli incidenti stradali (secondo le ultime statistiche della Commissione Ue nel 2016 gli incidenti stradali hanno registrato in Europa 25.500 morti e 135mila feriti gravi).
Black box in crescita
Videocamere, radar e sensori integrati nelle automobili, infatti, già oggi sono in grado di segnalare usura delle gomme e difetti al motore, segnalare la prossimità ad ostacoli per evitare collisioni, intervenendo laddove l’errore umano è più probabile. Già oggi le scatole nere che equipaggiano molti veicoli portano le compagnie assicurative a riconfigurare la loro offerta, rendendola economicamente più conveniente e più attrattiva, contribuendo a favorire una nuova cultura più consapevole e virtuosa nel mondo dei trasporti. Il dispositivo satellitare che ad uso assicurativo monitora e registra tutte le informazioni sul veicolo e sul comportamento del conducente, dal 2012 ad oggi ha fatto segnare un incremento del 300%, diventando protagonista delle polizze Rc auto: stando ai dati Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) nel 2016 il trend di crescita della black box si è rafforzato fino a essere presente nel 19% dei contratti stipulati nel quarto trimestre. Le nuove tecnologie sensorizzate, infatti, integrandosi con quelli connectivity-based (comunicazione in tempo reale fra veicolo e veicolo, V2V, e fra veicolo e infrastruttura, V2I) rivoluzioneranno la mobilità stradale portando nuovi livelli di sicurezza nelle nostre città, sempre più intasate di auto e con tassi di incidente in crescendo continuo.
Insurtech in prima linea
Anche sul fronte delle self-drive car gli analisti predicono cifre da capogiro: si parla di 7 miliardi di miliardi di dollari da qui ai prossimi dieci anni. Il concetto del Transport as a Service porterà a una nuova curva di apprendimento e di sviluppo rispetto al portafoglio d’offerta delle compagnie assicurative. Se basterà avviare un’App per richiedere un trasferimento da un luogo a un altro, viaggiando in corsie dedicate su automobili che all’interno sembreranno più dei salotti, il mondo delle Insurtech si riconfigureranno per accogliere nuove istanze e nuovi paradigmi d’offerta.
Nella dimensione Transport as a Service, la app potrà dare indicazioni in tempo reale su quanti minuti rimangono prima di arrivare a destinazione, offrendo tutta una serie di servizi correlati come, ad esempio, la segnalazione di ristoranti o punti vendita particolari per ottimizzare il percorso di navigazione con gli impegni personali.
Ma, soprattutto, le auto senza guidatore, con la loro centralina di controllo avanzato, garantiranno una marcia all’insegna della Safety e della Security. Certo è che la tecnologia per la self driving car è già disponibile. Se e quando verrà implementata dipende dai governi, dai produttori, dalle società di software e da tutti gli attori che lavorano insieme nel nuovo ecosistema della mobilità.
La modalità self driven rivoluzionerà il settore assicurativo
Non tutti i Paesi, infatti, si muoveranno allo stesso modo ma le grandi manovre sono iniziate. Nei giorni scorsi, ad esempio, a Wolfsburg è partito L3Pilot, un progetto di ricerca quadriennale incentrato sulla guida autonoma sulle strade europee. Il budget per l’iniziativa è pari a 68 milioni di euro, di cui 36 rappresentano il contributo della Commissione Europea. A capitanare il progetto Gruppo Volkswagen e una cordata di 13 gruppi automobilistici europei: Audi, Bmw, Centro Ricerche Fiat SCPA, Daimler, Ford, Honda, Jaguar Land Rover, Opel, PSA, Renault, Toyota e Volvo, oltre oltre a fornitori, istituti di ricerca, università e piccole medie imprese. L’obiettivo? Iniziare a introdurranno nel sistema di trasporto pubblico 100 veicoli e 1.000 conducenti abilitati all’utilizzo dei sistemi self-driven. Insieme allo sviluppo tecnico verrà analizzato anche il quadro normativo per costruttori e conducenti, in particolare in merito alla responsabilità da prodotto e al Codice della strada.
È chiaro come per il mondo assicurativo si aprano scenari diversi. Come fanno notare gli analisti, in mancanza di standard regolatori e di infrastrutture adeguate (le corsie dedicate, infatti, devono presuppore sistemi di controllo estremamente avanzati) il ruolo delle compagnie più lungimiranti costituirà un anello fondante dello sviluppo.