L'EDITORIALE

The New Insurance tra scenari travolgenti e pratiche quotidiane

Il cambiamento accelera, anche per effetto del Covid. Gli investimenti sull’insurtech registrano un nuovo record. E cresce la consapevolezza nelle aziende. Ma la trasformazione del business assicurativo si accelera anche con la revisione di processi apparentemente lontani dall’innovazione. Come, ad esempio, il procurement

Pubblicato il 02 Nov 2020

Giovanni Iozzia

direttore responsabile EconomyUp

Photo by PAUL SMITH on Unsplash

Fast and furious: così viene definito nel World Insurtech Report 2020 il cambiamento che negli ultimi due anni ha investito l’insurance. L’emergenza sanitaria ne sta amplificando l’impatto e spiega il nuovo record di investimenti sull’Insurtech nel terzo trimestre 2020: 2,5 miliardi di dollari.

Lo scenario è travolgente ma sappiamo che le transizioni sono più lente di quanto studi e analisi prevedano. Andare verso la New Insurance non richiede solo azioni disruptive ma anche interventi coraggiosi sui processi aziendali, anche quelli apparentemente più lontani dai territori dell’innovazione, come ad esempio il procurement.

Cambiano i rischi, cambia il quadro competitivo ma soprattutto stanno cambiando le preferenze e le domande dei clienti/consumatori. È un macro-trend inarrestabile, che pretende risposte soddisfacenti: su queste stanno nascendo i nuovi competitor e su queste non possono mancare gli incumbent, che ancora i clienti li hanno e devono trovare il modo di tenerli mostrandosi in grado di seguirne l’evoluzione.

Uno dei modi più condivisi per trovare queste risposte è lopen innovation: bisogna aprirsi, ormai è noto, e sperimentare nuovi prodotti e servizi lavorando con le startup. E qui si scende dagli scenari alla pratica quotidiana. Ma come contrattualizzo la relazione con una startup?

Su questa domanda si arenano ancora troppi progetti di innovazione, perché i modelli di procurement delle aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, non prevedono relazioni con soggetti come le startup. Anzi, le regole vanno esattamente nella direzione opposta e le condizioni sono di solito insostenibili per una startup, a cominciare dai tempi di pagamento. Risultato: passare dalle buone intenzioni ai fatti non è semplice.

Nel clima di incertezza che regna ci sono poche certezze e una è senza dubbio la necessità e l’urgenza di una trasformazione digitale che permetta da una parte di ottimizzare i costi e dall’altra di avere una diversa relazione con i consumatori/clienti. L’emergenza sanitaria sta accelerando il processo di dematerializzazione, che richiede interventi tecnologici ma anche nuovi modelli di business per compensare la perdita di valore in quelli tradizionali.

C’è consapevolezza di questo cambiamento? Senza dubbio è in aumento. Le aziende stanno reagendo? Assolutamente sì, visto che sono diventate la principale fonte di finanziamento delle startup, secondo il Quinto Osservatorio sull’Open Innovation 2020 e il Corporate Venture Capital Italiano: la partecipazione delle aziende e dei Family & Friends nel capitale di startup e PMI negli ultimi due anni è aumentata dell’82% e dal 2012 sono stati investiti oltre 1,7 miliardi, il doppio degli investitori specializzati. Un segnale positivo, generato in verità più dalla debolezza del venture capital visto che sono ancora poche in Italia le aziende con programmi strutturati di venture capital (e rare nell’insurance).

L’investimento di capitali di rischio, però, non è una garanzia di innovazione e non è un lavoro adatto a tutte le aziende. Ma tutte le aziende potrebbero “comprare” prodotti e servizi dalle startup, creando quel mercato dell’innovazione che è condizione necessaria per lo sviluppo delle nuove imprese così come per la trasformazione degli incumbent. Per una startup il finanziamento non è garanzia di crescita. Soprattutto se è una startup b2b i clienti sono altrettanto importanti. E qui cominciano le difficoltà. Per le startup ma anche per chi fa innovazione all’interno dell’azienda e si trova di fronte a processi inadeguati alla velocità dell’innovazione e al profilo delle startup.

Si può superare questa difficoltà? Sì. Una soluzione l’ha trovata il Gruppo Acea con un modello di lean procurement che ha definito gli standard  per qualificare una nuova categoria di fornitori: startup e PMI innovative. Una fast track che elimina dubbi e accelera le attività di innovazione. Un modello che sta permettendo alla multiutility di fare gare a regola d’arte, persino nel rispetto del Codice degli Appalti, per cercare soluzioni innovative a bisogni interni. Un buon esempio anche per l’insurance Industry alle prese con il cambiamento fast and furious.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia
direttore responsabile EconomyUp

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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