SuperNovae Labs è un centro di open innovation con sede a Milano che oggi conta già 18 startup in portfolio (di cui il 60% italiane) e che agisce nel rapporto tra realtà fintech e istituti bancari e assicurativi.
Fondatore e AD è Carlo Giugovaz, già imprenditore, business angel, già manager per grandi istituti di credito – da Intesa San Paolo a Unicredit, con una parentesi nel mondo della consulenza in McKinsey e Coopers&Lybrand – che proprio grazie alla sua esperienza ha deciso di impegnarsi in un progetto dedicato all’innovazione del settore finanziario, come spiega in una intervista a EconomyUp.
«Il mondo digitale viaggia a una velocità che quello finanziario non riesce più a sostenere. Ecco perché sta nascendo un divario di competenze e cultura sempre maggiore tra l’universo interno alle banche e quello esterno. Avendo lavorato a lungo nelle banche – spiega Giugovaz – ho intravisto l’opportunità di creare un servizio in grado di dare una mano sia agli istituti bancari che alle startup». L’obiettivo è quello di creare valore da entrambe le parti, facendo leva su un processo di intermediazione culturale in grado di favorire l’incontro tra domanda e offerta, all’interno di quel perimetro che definiamo open innovation.
Per farlo occorre innanzitutto intercettare alcune necessità: «Le banche – sottolinea Giugovaz – spesso non si rendono conto di avere bisogno di innovazione, non hanno il polso della velocità che c’è in atto sul mercato al momento. Sono talmente focalizzate sul loro business, da trascurare l’interesse verso le tecnologie e i bisogni dei clienti» E poi c’è da spiegarla questa velocità: «Bisogna raccontargli come sta cambiando il mercato, quali sono le opportunità dell’innovazione, e perché una banca non dovrebbe sottovalutare tutto ciò che sta succedendo in ambito fintech. Se non si affronta oggi questo tema, c’è il rischio di ritrovarselo davanti tra qualche anno, con problematiche ancora più grosse». In altre parole bisogna dare consapevolezza dei vantaggi che banche e assicurazioni possono ottenere da servizi e prodotti innovativi portati dalle fintech e dalle insurtech a partire da: velocità di cambiamento, contenimento dei costi di innovazione, flessibilità nel miglioramento dei processi, gestione dei rischi e scalabilità delle soluzioni.
E sul fronte delle startup? Il lavoro di SuperNovae Labs non è quello di un acceleratore/incubatore di tipo tradizionale, quindi scordatevi uffici o servizi di mentorship. Meglio pensare a un partner, che mette a disposizione un servizio in grado di aiutare le giovani aziende ad andare sul mercato e trovare i clienti con cui parlare. Più nel dettaglio Supernovae Labs aiuta le startup a personalizzare le proprie soluzioni per la specifica azienda bancaria e assicurativa interessata, e se necessario, supporta la ricerca dei capitali per sviluppare prodotti e piattaforme promettenti.
Prima però bisogna selezionare le migliori aziende innovative nel settore. E il bacino da cui pescare è vasto: secondo gli ultimi dati si contano oltre 1300 startup fintech in tutto il mondo, anche se in Italia se ne contano soltanto 115. «Alcune startup – spiega il fondatore di SuperNovae Labs – le scoviamo noi con il lavoro di scouting del nostro team, altre ci hanno contattato. Le selezioniamo sulla base del loro progetto, prendendo come metro di giudizio due parametri: 1) il potenziale delle idee (impatto per clienti e banche); 2) Quanto la startup è in grado di stare sul mercato e svilupparsi. In altre parole cerchiamo startup in grado di superare una soglia minima di competenze e di capacità di raggiungere obiettivi».
L’acceleratore, che ha sede principale a Milano, punta forte sull’internazionalizzazione, per questo ha aperto altri cinque punti operativi in Europa, e due extra-europei, a New York e Kuwait City. Perché «L’internazionalizzazione è fondamentale in questo settore, e poi ce lo chiedono le startup stesse» sottolinea Giugovaz. Il modello di business su cui si basa SuperNovaeLabs prevede commissioni sia lato banca che lato startup. Su quest’ultime l’approccio è piuttosto flessibile in funzione dell’anzianità e delle potenzialità della startup, ma ruota attorno a tre pilastri: 1) Un contributo iniziale (retainer) per far fronte alle spese di avvio della partnership; 2) Una quota di guadagni generati da Supernovae Labs sottoforma di “succes fee”; 3) Un ulteriore contributo “fee for equity” basato su livelli complessivi di risultato e/o benefici per le startup. In ogni caso l’ammontare di queste “commissioni” viene calibrato in relazione alle potenzialità del business model della startup.
«Il rapporto tra noi e le startup – spiege Giugovaz – non ha un limite temporale, ci proponiamo come partner: è come se le startup avessero una rete distributiva che mettono in moto e noi li mettiamo in contatto con le banche italiane e straniere. In certi casi, poi, non è da escludere che sia la banca stessa a finanziare la startup, in termini di investimenti o di tecnologie». Tra l’altro alcune delle 18 startup nel portfolio di SuperNovaeLabs hanno già sviluppato progetti con alcune banche: gli ambiti di applicazione più richiesti sono roboadvice, blockchain, marketing digitale e criptomonete.
«C’è tantissimo da fare ancora in Italia in ambito fintech – conclude Giugovaz – l’Italia è molto indietro per quanto riguarda la trasformazione digitale. Non siamo i leader per intenderci. Penso sia anche una questione anagrafica. Basta guardare alla Turchia, per fare un esempio, dove l’età media della popolazione è di circa 28 anni. In Italia è di 48 anni, questo fa la differenza in ambito di innovazione digitale. Una banca tradizionale in Turchia non resisterebbe. Nel nostro Paese, con una popolazione, più in là con gli anni, la pressione verso l’innovazione è molto più bassa».