Scopriamo di più sullo smart working in questa video intervista di Manuela Gianni, Direttore di Digital4Executive, NetworkDigital360, a Mariano Corso, Docente di Leadership & Innovation del Politecnico di Milano, responsabile dell’Osservatorio Smart Working e Presidente di P4I-Partners4Innovation.
Le stime dicono che ci si avvia in Italia ad avere milioni di persone (almeno 6) che lavoreranno in smart working, una crescita incredibile rispetto ai quasi 600mila del 2019.
Secondo l’esperto, il primo effetto che si è visto nei mesi di lockdown è che lo smart working ha avuto un inevitabile boom ma è stato un po’ ‘improvvisato’, perché a causa di un’emergenza non prevista molte aziende si sono ritrovate a chiedere ai propri dipendenti di lavorare da casa, ma senza essere preparate a farlo.
In fase di lockdown, non si è visto il vero e proprio smart working, che è prima di tutto un modello organizzativo in cui si da la possibilità al lavoratore di scegliere come e dove lavorare responsabilizzandolo sul conseguimento dei risultati. In lockdown la possibilità di scelta veniva a mancare, c’era l’obbligo di lavorare da casa, quindi un primo pilastro di questo modello già scricchiolava, ma soprattutto non vi è stato il tempo per le aziende di organizzarsi adeguatamente, con strumenti, formazione, nuovi processi per fare davvero smart working.
Si apre dunque adesso una nuova fase di transizione verso il vero smart working, che coinvolgerà moltissimo la cultura e la leadership aziendale.
Quello dello Smart Working (Digital Life) è uno dei temi di riferimento della settima edizione del contest internazionale promosso da BNP Paribas Cardif in collaborazione con InsuranceUp, quest’anno dedicata al Next Normal, il futuro dopo la pandemia. Si cercano, quindi, idee, soluzioni e prodotti innovativi in tutti gli ambiti della vita delle persone. Candidature aperte fino al 30 settembre, questo il sito dedicato dove si può fare application.
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