Una grande piattaforma che si occuperà di car sharing, ride-hailing, ricariche per veicoli elettrici, trasporto multi-modale e parking. In poche parole, una piattaforma dedicata alla smart mobility. È quella targata BMW-Daimler, progetto nel quale rientra la fusione tra due protagonisti del car sharing, car2go e DriveNow, già preannunciata circa un anno fa dalle case automobilistiche tedesche. Il nuovo servizio di condivisione auto nato da questa fusione si chiamerà Share Now, e l’investimento complessivo nella joint venture è calcolato in 1,13 miliardi di dollari.
Questa è solo l’ultima iniziativa nel settore della nuova mobilità. Un segnale concreto della trasformazione nel modo di usare l’auto e di muoversi che si sta diffondendo anche grazie all’uso delle tecnologie digitali: oggi ci muoviamo in città noleggiando auto on demand, usufruendo di servizi di car sharing e bike sharing, ricorrendo a nuovi servizi e modalità di pagamento, guidando veicoli elettrici o senza autista. La smart mobility è già realtà e, oltre al modo di muoversi e viaggiare, sta impattando anche sul business delle assicurazioni mettendo in crisi alcuni prodotti e richiedendone di nuovi.
Smart mobility: che cos’è
Come riporta EconomyUp, la Smart Mobility è una mobilità altamente tecnologica, a misura di cittadino e a basso impatto ambientale. Il termine smart mobility include una serie di elementi: la tecnologia, le infrastrutture per la mobilità (parcheggi, reti di ricarica, segnaletica, veicoli), le soluzioni per la mobilità (tra cui i modelli di new mobility) e le persone. La Smart mobility punta a offrire un’esperienza di mobilità senza soluzione di continuità, dal primo all’ultimo miglio, che sia flessibile, integrata, sicura, on demand e conveniente dal punto di vista economico. L’obiettivo finale dell’introduzione di una mobilità smart nelle nostre città è ridurre traffico e inquinamento, creare flussi di traffico intelligenti e senza interruzioni, e rafforzare le economie di scala per promuovere una mobilità accessibile a tutte le tasche.
Smart mobility e assicurazioni: che cosa sta cambiando
Con l’espansione della smart mobility, è ovviamente destinato a cambiare profondamente anche il mercato assicurativo relativo ai nuovi stili di mobilità. A partire dalle modalità di calcolo del premio assicurativo, che ovviamente non potranno più essere calibrate legando il singolo individuo, la sua età, la professione e le sue abitudini di mobilità al singolo veicolo come accade oggi. Senza contare che nel futuro, con l’avvento della guida autonoma, le cose potrebbero complicarsi ancor di più. Non a caso, un paio d’anni fa, un report di Deloitte si era domandando proprio, nel momento in cui le persone smetteranno di guidare, chi dovrà essere l’oggetto dell’assicurazione auto. E la risposta è che gli assicuratori devono (e dovranno sempre più) ripensare al proprio ruolo all’interno dell’ecosistema della mobilità, e alle loro relazioni con i guidatori, i proprietari e i veicoli. Qualunque siano le politiche adottate dalle assicurazioni per modulare i premi, in ogni caso, la previsione è che, dopo un picco tra il 2025 e il 2030, i costi assicurativi caleranno e saranno ripartiti piuttosto equamente tra auto personali, car sharing e auto autonome. Nel frattempo, alcune compagnie stanno già iniziando a offrire prodotti concepiti proprio per la smart mobility, come ad esempio polizze “on demand” oppure coperture integrate che, oltre alle esigenze di mobilità, riguardino ad esempio casa e famiglia. Non solo. Le compagnie stanno elaborando soluzioni di Instant Insurance, polizze personalizzabili ideate per rispondere alle nuove esigenze di mobilità multimodale e condivisa. L’Instant Insurance segue la persona e non il veicolo, permette di godere della libertà di viaggiare e spostarsi, usando diversi mezzi di trasporto, con tutta la sicurezza e la tranquillità di una protezione personalizzata. Un prodotto che viene incontro ai bisogni di assistenza e copertura assicurativa che emergono prevalentemente tra i giovani, gli abitanti delle aree metropolitane e i professional che effettuano trasferte di lavoro di breve-media distanza utilizzando più mezzi. Fenomeno che si osserva con l’affermarsi di una nuova concezione di mobilità, sempre più multimodale, smart e condivisa, oltre che di forme sempre più diffuse di uso più che di possesso.
Insomma, in tema assicurativo quello della smart mobility è un mercato ancora totalmente da esplorare.
Dalla smart mobility alla sharing mobility
Tassello chiave della smart mobility, e tra i punti più interessanti per le polizze, la sharing mobility – riporta EconomyUp – è il fenomeno in base al quale i trasferimenti da un luogo ad un altro, ovvero la mobilità, avvengono con mezzi e veicoli condivisi: car sharing, bike sharing, scooter sharing, ma anche car pooling e analoghe modalità di condivisione. I business model ispirati dalla sharing economy (economia della condivisione) e dalle tecnologie digitali stanno contribuendo a creare modalità innovative di spostarsi da un luogo all’altro: si pensi ai servizi di ridesharing e on demand come Uber o Lyft o ai programmi di car sharing o bike sharing. L’obiettivo finale è rendere movimenti e flussi più efficienti e meno inquinanti.
Secondo dati dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, a fine 2017 erano già 357 i diversi servizi di mobilità condivisa diffusi sul territorio italiano, tra bikesharing, carsharing, scootersharing, e altre forme, come carpooling e aggregatori. Un fenomeno che ha già messo 18,1 milioni di italiani (28% della popolazione) nella possibilità di usufruire di almeno un servizio di mobilità condivisa, con punte del 46% al nord.
Smart mobility e big data: come cambiano mobilità e trasporti
Alla base del cambiamento che sta interessando il mondo dei trasporti ci sono i big data. In un’intervista rilasciata a EconomyUp, Fabio Pressi, Ceo di Infoblu, ha spiegato come cambiano mobilità e trasporti grazie all’utilizzo, sempre crescente, dei big data. “La mobilità non è più legata al veicolo: oggi l’utente vuole spostarsi dal punto A al punto B nel miglior modo possibile, senza doversi occupare di scegliere il mezzo, ma attraverso una soluzione che gli consenta di muoversi risparmiando tempo o soldi, o entrambi – spiega Pressi -. In questi anni le aziende si sono attivate per capire come ottenere i dati per le soluzioni di mobilità e hanno iniziato a considerare il veicolo come un sensore e da lì a ottenere la mappatura del traffico. La tecnologia ci sta portando ad avere informazioni più complete e integrate. Non ci preoccuperemo più di sapere se in una certa zona c’è traffico, ma ci sarà chi ci suggerisce in automatico il percorso migliore personalizzato e diverso per ognuno di noi. Questa è la mobilità integrata: emergeranno soggetti in grado di dirci che conviene prendere l’auto per un determinato tratto di strada, per poi lasciarla in un parcheggio, salire sulla metro e magari percorrere l’ultimo miglio in monopattino”.
Non solo trasporto: i punti chiave della smart mobility
Smart mobility non significa solo forme alternative di trasporto, è un fenomeno più ampio e complesso ed è basato sui seguenti principi, sui quali anche le polizze sono chiamate a confrontarsi:
1. Flessibilità: Molteplici modalità di trasporto consentono a chi si sposta di scegliere quale di questa è la migliore in un determinato contesto;
2. Efficienza: Il viaggiatore è in grado di arrivare a destinazione con il minimo sforzo e nel più breve tempo possibile
3. Integrazione: Il tragitto completo è pianificato senza tener conto di quali mezzi di trasporto vengono usati
4. Tecnologie pulite: Dai veicoli che causano inquinamento ci si sposta verso quelli a zero emissioni.
5. Sicurezza: Morti e feriti vengono drasticamente ridotti
6. Accessibilità: Tutti devono poter avere accesso alle diverse forme di Smart Mobility.
7. Benefici sociali: La Smart Mobility deve contribuire a una migliore qualità della vita.
Articolo originariamente pubblicato il 04 Mar 2019