L’esplosione della Internet of Things sappiamo che è fortemente minacciata dagli attacchi informatici. Le violazioni e il furto di dati sono all’ordine del giorno, spesso non vengono nemmeno percepiti da chi li subisce, e a fare notizia sono generalmente i casi eclatanti. Secondo un recente rapporto di At&T, (indirizzato sopratutto alle aziende) negli ultimi due anni c’è stato un incremento allarmante nella vulnerabilità dei dispositivi IoT, che le aziende stanno ampiamente adottando. Un fatto che è destinato a peggiorare se i costruttori di dispositivi IoT non cominciano a prendere più seriamente le questioni sicurezza. E, sopratutto, se le stesse organizzazioni aziendali non cominciano ad allineare le policy interne al problema “sicurezza”.
Stesso discorso per la IoT domestica: anche qui, molto dipende anche dagli utenti, notoriamente trascurati.
Le nostre case si stanno riempendo di device connessi e spesso non ci rendiamo nemmeno conto di avere messo in piedi, di fatto, un network di dispositivi domestici: abbiamo il wi-fi, cui sono collegati uno o più computer, telefonini, stampanti, macchine fotografiche digitali, una telecamera, il baby monitor, la tv, il sistema di allarme, il termostato, ecc.
Un giornalista della BBC ha messo alla prova la propria abitazione grazie alla collaborazione di due hacker, per i quali la violazione del suo network è stata quasi un gioco da ragazzi. L’anello più debole è risultato sorprendentemente essere proprio il giornalista, a causa di alcune trascuratezze che hanno reso possibile entrare nel suo home network. In particolare, una macchina fotografica digitale collegata al sistema, ma non protetta adeguatamente.