Sharing economy, negli Usa le assicurazioni si fanno avanti

Il boom dell’economia della condivisione è una questione di Stato di cui si discute a Washington. Le compagnie rivendicano il loro ruolo ma chiedono anche risposte istituzionali

Pubblicato il 28 Ott 2015

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La sharing economy è disruptive e ha rivoluzionato il modello di business di molti servizi degli ultimi anni. Così disruptive e così veloce nella sua crescita (grazie anche al boom di piattaforme come Uber o Airbnb o Blablacar), che ovunque nel mondo è vissuta con spavento dai fornitori di servizi tradizionali (emblematiche le battaglie legali di Uber in varie parti del mondo), perchè ovviamente il nuovo servizio conquista i loro spazi di mercato. Ma anche perchè pone questioni legali.

Negli Stati Uniti, la sharing economy ha preso una tale piega da essere diventata “questione di Stato”. Alcune settimane fa in un’audizione della House of Representatives Commitee on Energy and Commerce, la questione è stata posta in questi termini: “Secondo un recente report di Price Waterhouse Coopers, la sharing economy ha generato ricavi per 15 miliardi di dollari nel 2013, e le stime indicano in 335 miliardi di dollari i ricavi dei prossimi 10 anni. Con 80 milioni di americani che partecipano alla sharing economy, le questioni politiche che solleva sono ormai di portata nazionale”. (vedi qui il documento completo)

Diversi i personaggi di diversa estrazione chiamati a offrire il proprio contributo per sviluppare il tema, tra questi rappresentanti di grandi aziende tech così come di industrie che vivono l’impatto con la sharing economy. Molti di questi hanno mostrato apprensione per il fenomeno, ma tra i più favorevoli si è distinto il signor Bob Passmore, Assistant Vice President Personal Lines Policy, Property Casualty Insurers Association of America, che nell’occasione ha rappresentato la voce del mondo assicurativo.

In particolare, ha stabilito il ruolo che l’insurance può avere rispetto alla sharing economy.

“I membri PCI (ndr. gli assicuratori associati) sono al centro della sharing economy, creando e fornendo nuove soluzioni per aziende e consumatori a protezione della loro sicurezza personale e finanziaria”, ha dichiarato Passmore. “Mentre innovatori della sharing economy hanno progettato nuovi modi per usare le nuove tecnologie e per migliorare i modelli di business, gli assicuratori hanno inventato nuovi modi per poteggere le persone per secoli e allo stesso modo faranno in futuro. Questo sarà il fertilizzante che consentirà alla sharing economy di evolvere, prosperare e fornire i massimi benefici ai consumatori e alle imprese. “

L’atteggiamento, dunque, non è certo quello di chi con titubanze e confusione cerca di affrontare il nuovo che avanza; ma piuttosto quello di chi crede che anche nella sharing economy il ruolo (della compagnia assicurativa) debba essere centrale, se non addirittura di spinta.

Secondo Passmore, infatti, la sharing economy non è veramente una nuova attività commerciale, ma piuttosto solo un nuovo modello di business con un potenziale enorme che consente alle persone di utilizzare il proprio tempo personale e le proprie risorse per impegnarsi in attività commerciali, creando milioni di piccole aziende individuali e in generale contribuendo a un migliore utilizzo delle risorse della comunità. Tuttavia, Passmore sottolinea che una risposta politica sulle questioni pendenti sulla sharing economy sono attese anche dagli assicuratori, sopratutto si tratta di stabilire il confine tra ciò che è stato tradizionalmente pensato come esposizione commerciale o personale.

L’intera trascrizione dell’intervento di Passmore è scaricabile qui.

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