Sharing economy, le startup italiane più finanziate

Da ProntoPro a Mathesia, da Supermercato24 a Scooterino: ecco quali sono state fino a oggi le startup italiane dell’economia della condivisione che hanno incontro maggiormente il favore degli investitori, secondo un report dell’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano

Aggiornato il 24 Ott 2018

sharing economy

Tutti pazzi per la sharing economy? L’economia della condivisione è sempre più diffusa e sta ponendo le basi per un modello economico innovativo, in Italia e nel mondo. Un fenomeno spinto dallo sviluppo di piattaforme tecnologiche in grado di far incontrare domanda e offerta in modo veloce ed efficace, dalla crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, dall’opportunità di vantaggi economici, dalla predilezione per sistemi che garantiscano l’accesso alle risorse senza i vincoli del possesso.

Attenzione però: la sharing economy è anche difficile da definire, i suoi contorni non sono del tutto precisi, e su questo terreno si scontrano scettici e sostenitori. Un certezza è che in tutto il mondo e anche in Italia l’economia della condivisione, che oramai oltre alle startup coinvolge grandi aziende e pubbliche amministrazioni, continua a evolversi, declinandosi in differenti forme.

L’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano ha dedicato a questo fenomeno una ricerca in cui individua categorie precise della sharing economy e censisce 195 startup in tutto il mondo che operano in ambito Sharing e P2P Economy, per un finanziamento complessivo che supera di poco i 4 miliardi di dollari e un investimento medio circa di 25 milioni di dollari.

Le realtà considerate offrono soluzioni significativamente eterogenee che spaziano tra cinque principali ambiti identificati dalla Ricerca curata da Antonio Ghezzi: P2P Lending, condivisione di beni tangibili tra pari; Pseudo-sharing, consumo di beni forniti da un’azienda; Gig Economy, fornitura di servizi spot di piccola entità (“errands” o commissioni) tra pari; Professional Services, fornitura di servizi con il coinvolgimento di professionisti o aziende; Pooling Economy, fornitura di servizi tramite la condivisione di beni tangibili tra consumatori.

Anche in Italia non mancano realtà innovative significative del settore. Nella ricerca dell’Osservatorio Startup Intelligence sono state censite 26 startup italiane, distribuite principalmente tra Milano (9 startup) e Roma (8 startup). Sud e isole contano in totale 5 iniziative, distribuite tra Potenza (2), Cagliari (1), Napoli (1) e Catania (1). Al Nord, oltre a Milano, si contano 2 startup nell’area di Treviso, 1 iniziativa a Verona e 1 a Torino.

Complessivamente, le startup italiane hanno raccolto 23 milioni di dollari di finanziamenti, con una media per startup di poco inferiore a 1 milione di dollari. La più finanziata, con oltre 5 milioni di dollari raccolti, è la veronese Supermercato24, piattaforma P2P per richiedere la spesa eseguita da altri utenti e consegnata a domicilio. Al secondo posto, con 3,7 milioni di dollari raccolti c’è ProntoPro, marketplace di professionisti per servizi o prestazioni occasionali. Chiude il podio, con 2,2 milioni di dollari, la piattaforma per la consegna di cibo a domicilio Moovenda.

Vediamo nel dettaglio quali sono le startup italiane più finanziate in base alle diverse aree identificate dalla ricerca.

Professional Services

È il cluster più numeroso a livello nazionale: sono state censite 9 startup con sedi distribuite nelle città di Catania, Milano, Potenza, Roma e Treviso. ProntoPro è la startup che ha ricevuto maggiori finanziamenti (3.796.673 di dollari) posizionandosi anche al secondo posto a livello complessivo nazionale. La startup propone un marketplace per connettere la domanda di servizi o prestazioni occasionale con l’offerta da parte di professionisti. Al secondo posto c’è Jointly (1.177.800 dollari): è una startup milanese nata nel 2014 con lo scopo di fornire servizi di welfare condiviso alle aziende. Chiude il podio Mathesia (822.851 dollari) piattaforma di crowdsourcing basata sull’applicazione di modelli matematici per la risoluzione di problemi aziendali complessi.

Le altre startup hanno ricevuto finanziamenti inferiori ai 614mila dollari.

Pooling economy

Il cluster della Pooling Economy comprende 6 iniziative distribuite sul territorio nazionale, con un’importante predominanza nel centro-sud.

Antlos è la startup maggiormente finanziata all’interno del cluster con 1,1 milioni di dollari raccolti. Il suo progetto innovativo è centrato sull’offerta di esperienze e vacanze tramite il noleggio di barche possedute da Skipper locali. Offerta simile a quella proposta da Nausdream, startup sarda con sede a Cagliari.

Al secondo posto c’è Scooterino (614.216 dollari raccolti): è una startup romana che offre servizi di ride-sharing sul modello Uber, proponendo però lo scooter come mezzo di condivisione con l’obiettivo di rispondere ai forti problemi di mobilità delle strade romane.

Seguono due iniziative che operano nello stesso ambito e capaci di raccogliere entrambe più di 400 mila dollari: JoJob e iGoOn. La prima è maggiormente focalizzata sul servizio di car-pooling aziendale, mentre iGoOn, pur offrendo un servizio analogo, centra la sua offerta sul singolo individuo.

Le altre startup hanno raccolto finanziamenti inferiori a 324mila dollari.

P2P Lending

Questa sezione presenta solo progetti e  raccoglie in totale solo 366 mila dollari di finanziamenti. Nel dettaglio, Sharewood è una startup nata nel 2016 con sede a Milano centrata sul noleggio peer-to-peer di attrezzatura sportiva. Together Price, invece, propone un’offerta focalizzata sulla condivisione di account di servizi online ad abbonamento e la conseguente suddivisione dei costi del servizio.

Pseudo-sharing

In questa sezione sono state classificate 4 iniziative, distribuite tra Roma e Milano. Drexcode (https://www.economyup.it/fashion-design/video-drexcode-perche-abbiamo-inventato-la-digital-boutique-dove-si-noleggiano-abiti-di-lusso/), al primo posto all’interno del cluster, è stata in grado di raccogliere più di 2 milioni di dollari, proponendo una piattaforma dove poter noleggiare, con consegna e ritiro a domicilio, abiti da donna.

Al secondo posto Scuter che, analogamente a Scooterino, affronta il problema della mobilità romana, offrendo particolari scooter elettrici a tre ruote da utilizzare in condivisione. Offerta simile, ma nella città di Milano con normali scooter elettrici è quella di Mimoto, startup nata nel 2015 capace di raccogliere un totale di 100 mila dollari di finanziamenti.

Le altre startup hanno raccolto finanziamenti inferiori ai 111mila dollari

Gig Economy

Qui sono state classificate 5 startup: tra queste, ben 3 hanno sede a Roma. Domina la classifica, sia all’interno del cluster che a livello complessivo nazionale, la startup veronese SuperMercato24, capace di superare la soglia di 5 milioni di dollari di finanziamenti. Questa iniziativa, diffusa su tutto il territorio nazionale grazie a diverse partnership con le principali catene della grande distribuzione, abilita la possibilità di individuare shopper che facciano la spesa secondo le richieste e le necessità degli utenti e la consegnino a domicilio.

Al secondo posto all’interno del cluster, e terzo posto complessivo, Moveenda (2.253.615 dollari), startup romana attiva principalmente nelle città di Roma e Napoli per la consegna a domicilio di piatti ordinati in ristoranti convenzionati.

Articolo originariamente pubblicato il 24 Ott 2018

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