Tra i fattori di cambiamento che stanno rivelando maggiore impatto nel settore assicurativo c’è anche quel particolare modello economico noto come sharing economy o economia della condivisione. Quella sharing economy che non è affatto fenomeno “di moda”: secondo il grande economista Jeremy Rifkin la nuova economia a costo marginale zero, cioè la sharing economy, è addirittura l’unica soluzione per salvare la specie umana.
Questo scenario rappresenta un enorme punto interrogativo per il settore assicurativo.
Secondo quanto indicato da Enrico Aprico, Adjunct Professor Università Cattolica del Sacro Cuore, esperto di sharing economy e marketing, l’intera catena del valore delle compagnie è minacciata dai nuovi modelli di business legati all’economia della condivisione e alla digitalizzazione. Prodotti, marketing, distribuzione, prezzi si trasformano.
In questa trasformazione, laddove le compagnie tradizionali stentano a reagire, si inseriscono le startup, per le quali la sharing economy rappresenta un bacino di continui spunti per nuovi modelli di business, tre nomi per tutti le startup newyorkesi Lemonade e Slice Labs e l’italiana Darwinsurance.
Il circuito virtuoso tra assicurazione e sharing economy è appena cominciato, e la crescita delle “peer-to-peer insurance” ne rappresenta una manifestazione.
La società di ricerche Research and Markets ha recentemente presentato il lavoro “Peer2peer Insurance” un report dedicato al settore, in cui intende dimostrare come lo stesso sia stato forse preso sottogamba fino a questo momento dalle grandi compagnie (così come i banchieri hanno sottovalutato il modelli di social lending), ma rappresenti certamente il futuro.
Secondo il report, alcune innovative piattaforme peer2peer sono costruite per collaborare con gli assicuratori e riassicuratori, ma altre hanno completamente escluso gli incumbent dal mix. Ci sono già oltre 40 piattaforme a livello globale (tutte recensite nel report) e molte altre in arrivo, ne sono nate praticamente in tutti i Paesi, sono naturalmente tutte basate sulla tecnologia, alcune concepite in maniera intelligente e adeguate alle caratteristiche del settore, altre sembrano piuttosto “il sogno” di qualche tecnologo che non ha nessuna conoscenza delle leggi e regolamentazioni cui le assicurazioni sono obbligate. Per molte di queste nuove assicurazioni peer2peer è difficile capire esattamente come funzionano, e anche come siano sostenibili economicamente e in che misura tecnologie come la blockchain influiranno in questo settore.
Nella lista ci sono – BoughtByMany, DarWinsurance, Friendsurance, Guevara, InsPeer, Lemonade, Quilt, TongJu Bao, CommonEasy, First Club Insurance, Gaggel, Glow, Huddle Money, Teambrella, TribeCha, Zero.
L’autore del report ha commentato “le assicurazioni peer-to-peer sono molto nuove e spesso confuse, i fondatori non sanno bene se considerarsi assicuratori, broker, tecnici, se sono legali o illegali. I regolatori stanno prendendo le contromisure, alcuni sono molto collaborativi, altri semplicemente chiudono le piattaforme che ritengono illegali. Il peer-to-peer stimolerà il cambiamento e renderà le assicurazioni più veloce, più semplici e trasparenti. E come accaduto decenni fa per le assicurazioni tradizionali, uno o due delle nuove società diventeranno successi nazionali o internazionali; altre saranno acquisite dagli assicuratori esistenti, mentre le compagnie (ndr. tradizionali) che ignoreranno questo tema moriranno.”
Al di là del momento di boom, la selezione naturale tra imprese dettata da mercati e concorrenza farà certamente rimanere in piedi le società di maggior valore, in parte è già così: se il modello P2P è relativamente nuovo per gli Stati Uniti (la nascita delle già citate Lemonade e Slice Labs sono piuttosto recenti), già da alcuni anni la tedesca Friendsurance, la britannica Guevara e la cinese TongJuBao operano con successo nei propri mercati, crescendo costantemente.
Per approfondire “5 startup insurtech peer-to-peer da tenere d’occhio”.