Il mondo del Risk Management, o gestione del rischio, è uno dei pilastri fondamentali del mondo assicurativo, su cui si basa il processo di trasferimento (o cessione) del rischio.
Negli ultimi anni il settore si è evoluto, e oggi esistono strategie elaborate ed efficienti che permettono alle aziende di individuare, prevenire e mitigare gli effetti dei possibili elementi che potrebbero compromettere le proprie attività.
Vediamo cos’è, come funziona e quali sono gli obiettivi fondamentali del Risk Management.
Cos’è il Risk Management?
Il termine “Risk Management”, letteralmente “gestione dei rischi”, indica generalmente l’insieme delle operazioni che un’azienda intraprende per proteggere il proprio equilibrio economico e finanziario.
A cosa serve il Risk Management?
L’obiettivo principale del Risk Management è quello di prevenire possibili situazioni problematiche e, nel caso in cui queste dovessero comunque verificarsi, minimizzare le perdite che ne conseguono.
Come vedremo, le tipologie di rischio a cui bisogna fare attenzione sono molteplici: oltre ai danni economici, il Risk Management può essere applicato, tra le altre cose, anche alla reputazione di un’azienda, alle sue operazioni in ambito marketing e PR, o alla catena produttiva.
Qual è la differenza tra Risk Management e Risk Assessment?
Se Risk Management significa “gestione del rischio”, Risk Assessment si traduce invece con “valutazione del rischio”. L’attività di Risk Assessment è infatti preliminare a quella di Risk Management, e consiste principalmente nell’individuare e analizzare le varie tipologie di rischio a cui una società potrebbe essere esposta, in modo poi da poter stabilire il giusto piano di Risk Management.
Risk Assessment: cos’è e perchè è importante per il mondo insurance
Chi è e cosa fa il risk manager?
Secondo Anra, l’Associazione nazionale dei Risk Manager e dei responsabili per le assicurazioni aziendali, il Risk Manager è una figura professionale dedicata alla gestione integrata dei rischi aziendali, quindi quelli che possono avere un’influenza sugli obiettivi strategici prefissati dalla direzione. In ambito assicurativo, in particolare, il Risk Manager è generalmente incaricato di definire un piano assicurativo adatto alle esigenze specifiche dell’azienda.
Nelle realtà più grandi il Risk Manager è generalmente un dipendente dell’azienda per cui lavora, ma in alcuni casi può anche collaborare come consulente esterno.
Quali sono i principali step del processo di risk management?
Sviluppare un piano di Risk Managment in ambito assicurativo è un’attività particolarmente complessa, che deve tener conto di una lunga lista di fattori, anche distanti tra loro: dagli aspetti legali ai conti finanziari, passando per il settore pubblicitario, le relazioni con i clienti e gli approcci commerciali.
In una prima fase il Risk Manager stabilisce il contesto in cui lavora un’azienda, definendo quindi le caratteristiche di base del settore in cui questa opera, il funzionamento dei processi interni e il suo posizionamento nei confronti dei competitor e dei partner.
Il secondo step è quello del Risk Assessment: il Risk Manager analizza l’azienda in questione sotto ogni punto di vista per individuare i possibili elementi di rischio.
In seguito, il professionista analizza i rischi individuati, evidenziando le vulnerabilità dell’azienda, le minacce e le probabilità che si concretizzino. La quarta fase è quella di valutazione, in cui il Risk Manager stima il possibile danno atteso ed effettua un’analisi costi-benefici. Infine, l’ultimo step è quello di risk mitigation, che consiste nello sviluppo di strategie specifiche per prevenire i rischi e mitigarne le possibili conseguenze.
Come si identifica il rischio?
La fase di identificazione del rischio ha l’obiettivo di stilare concretamente un elenco il più possibile esaustivo delle fonti di rischio. Ancora prima di iniziare l’analisi, quindi, è fondamentale che il Risk Manager abbia un’idea chiara di tutti i fattori, fissi o variabili, che devono essere tenuti sotto controllo. Di conseguenza, proprio per riuscire a inquadrarne i punti problematici, il Risk Manager deve conoscere approfonditamente l’ambito nel quale opera.
La fase di identificazione del rischio guarda sia ai processi interni di un’azienda che alle sue relazioni esterne e al contesto nel quale questa si inserisce. Le informazioni possono essere raccolte in diversi modi: esperienze dirette, interviste, analisi di report, survey, o assessment.
Alcuni esempi di pratiche utilizzate di frequente per individuare gli ambiti di rischio sono il brainstorming, quindi un dialogo mirato tra un gruppo di persone competenti, le interviste strutturate o semi-strutturate, le analisi di causa-effetto e di causa-conseguenza. Esistono poi metodologie più tecniche, conme l’analisi PHA (PHA Primary Hazard Analysis), Hazard Analysis and Critical Control Points (HACCP), o Hazard and Operability (HAZOP).
Le categorie di rischi
Il concetto di rischio varia in base al contesto in cui ci troviamo e agli obiettivi che vogliamo raggiungere. Come detto, il Risk Manager deve considerare diverse categorie di rischio.
Tra le principali ci sono i rischi finanziari, legati per esempio ai livelli di esposizione dell’azienda nei confronti di riassicuratori, intermediari o clienti e all’andamento della Borsa. Fondamentali sono anche i rischi operativi, che riguardano i processi aziendali, e quelli speculativi, correlati a momenti di incertezza e volatilità che possono portare a esiti positivi o negativi per l’azienda.
Esistono poi i rischi puri, che hanno un’altissima probabilità di accadimento ma rimangono fuori dall’ambito di controllo dell’azienda. In questo caso, quindi, l’organizzazione può intervenire esclusivamente mediante interventi ex post o di trasferimento del rischio.
Altra categoria fondamentale è quella dei rischi associati, derivanti da variabili non direttamente legate alle attività principali delle aziende e spesso dipendenti da fattori esterni. I rischi imprenditoriali sono invece quelli legati alle attività commerciali, all’affidabilità dei clienti e dei fornitori.
Troviamo infine i rischi interni, derivanti dalle scelte della direzione aziendale, e quelli esterni, che non dipensono dall’azienda ma possono avere implicazioni importanti in termini di risorse, continuità e risultati.
Quali sono le strategie di gestione del rischio?
Una volta terminata la fase di Risk Assessment, il RIsk Manager elabora una strategia che permette all’azienda di gestire al meglio i rischi individuati. Una tra le strategie più diffuse consiste nel distribuire il rischio nel tempo e nello spazio, riducendo quindi la vulnerabilità di un asset e ridistribuendola in senso spaziale o temporale. Nel concreto, per esempio, l’azienda potrebbe decidere di decentrare le proprie sedi o la presenza del proprio personale sul territorio, al fine di ridurre la concentrazione geografica, oppure dilazionare nel tempo lo sviluppo delle attività.
Un’altra strategia punta invece a trasferire il rischio a un soggetto terzo, come una compagnia assicurativa, che se ne farà carico in cambio generalmente di un riconoscimento economico (il premio assicurativo). È proprio questo il modello operativo su cui si basa tutto il mondo assicurativo.
Infine, un’uiltma opzione consiste nell’accettare il rischio. Questa viene applicata soprattutto se si pensa che l’impegno necessario a prevenire un rischio sia superiore all’eventuale danno: in questo caso è possibile che l’azienda decida di accettare il rischio, e il relativo danno, rinunciando ad attivare misure di mitigazione.
Per assicurarsi di adottare la giusta strategia di gestione del rischio è fondamentale monitorare continuamente lo sviluppo delle proprie attività e assicurarsi che la strategia di Risk Management adottata sia coerente con le proprie scelte operazionali, finanziarie e commerciali.
Cos’è l’Enterprise Risk Management
Nelle grandi realtà aziendali le operazioni di Risk Management possono decidere di fare un passo in più rispetto alle procedure tradizionali di gestione del rischio, e adottare l’Enterprise Risk Management (ERM). Si tratta di un approccio evoluto ed efficiente nei confronti del Risk Management, che consiste nella piena integrazione delle attività di gestione del rischio con tutte le funzioni e processi aziendali.
Con l’ERM il Risk Management entra quindi nelle procedure che regolano il funzionamento di una società in modo strutturato e capillare, arrivando anche all’attenzione dei livelli più alti della direzione.
Nell’Enterprise Risk Management i vari dipartimenti di una società si focalizzano su rischi specifici per il proprio ambito d’azione e individuano per ciascun processo un “risk owner”, ossia un responsabile della gestione di uno specifico rischio. Allo stesso tempo, poi, un team di professionisti specializzati coordina le strategie generali di gestione del rischio.
L’ERM permette quindi di avere sia una visione complessiva del panorama di rischio che un quadro molto più specifico, inerente agli elementi problematici presenti in ogni singolo settore aziendale. Un’analisi tanto accurata permette non solo di prevenire e mitigare i rischi, ma anche di cogliere e valorizzare le opportunità insite in essi.
Risk Mitigation: quali sono le misure di prevenzione del rischio?
La prevenzione del rischio avviene attraverso il processo di risk mitigation, che consiste nello sviluppo di interventi di mitigazione che riducono la vulnerabilità di un’azienda, adottando diverse modalità operative. Le strategie principali per la risk mitigation sono tre: annullamento, riduzione e redistribuzione del rischio.
La prima punta a eliminare radicalmente l’elemento di rischio, per esempio interrompendo o cessando un’attività considerata compromettente. La seconda vuole invece ridurre il rischio, agendo quindi sugli aspetti più problematici di un’iniziativa o cercando di ridurre le probabilità che questa sviluppi esiti negativi. Infine, come già spiegato, il rischio può essere redistribuito, per esempio diversificando le tempistiche e gli spazi delle proprie operazioni.