Mobile World Congress 2017: che cosa rimarrà di quello che abbiamo visto a Barcellona?

Chi cercava l’evoluzione e la concretizzazione delle innovazioni del 2016 in un modello di business è rimasto deluso. Poche le proposte degne di nota, a parte un outlook su come il 5G potrà cambiare la gestione di alcuni servizi, l’intelligenza artificiale di IBM e il modello Ford di mobilità sostenibile

Pubblicato il 17 Mar 2017

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Paolo Monguzzi, R&D BNP Paribas Cardif

La prima impressione che coglie il visitatore del Mobile World Congress 2017 nella tradizionale location del Gran Fira di Barcellona è quella di trovarsi in un bazar dell’innovazione che fa da cornice a tutte le più importanti novità dell’universo Mobile. Le principali società hi-tech, infatti, sfruttano l’occasione della fiera per mostrare al mondo i prodotti su cui punteranno nei prossimi mesi: dai nuovi smartphone sempre più “stylish” (nello stand Huawei sembra ad esempio di ritrovarsi per un attimo in un raffinato atelier di moda), ai tablet, dai wearable fitness ai differenti sistemi di intrattenimento di virtual/augmented reality degni di un avveniristico luna park. Onestamente in quest’ultima edizione ho però trovato difficoltà ad identificare il reale valore aggiunto che le soluzioni viste potranno portare al consumatore finale.

Chi nel MWC17 cercava l’evoluzione e la concretizzazione delle innovazioni del 2016 in un modello di business rimane un po’ deluso: qualcosa manca ancora per completare il puzzle del futuro dei servizi e delle tecnologie. Nel 2016 avevo trovato molto interessanti e ‘disruptive’ le innovazioni proposte in alcune aree tematiche delle telco (quelle di Deutsche Telekom ed NTT Docomo sicuramente le migliori) e da alcuni player finanziari quali Santander, Visa, MasterCard che presentavano una progressiva pervasività della tecnologia IoT nelle auto, nelle case e nella vita delle persone.

Quest’anno non ho avvertito la stessa sensazione di discontinuità: a parte un ‘outlook’ su come il 5G potrà cambiare la gestione di alcuni servizi (pubblico, energy & utility, transport & delivery), sono state poche le proposte degne di nota. Una è quella di IBM, che ha mostrato un’evoluzione della logica nel vendere servizi fondati sull’intelligenza artificiale di Watson, l’altra quella di Ford che ha presentato un modello di mobilità sostenibile ed integrata per disegnare “La città del domani”.

A Barcellona ho trovato conferme ad alcuni scenari già conosciuti: nell’ambito ‘smart home’ continua la proliferazione di soluzioni IoT senza che nessuna si distingua nettamente dalle altre, mentre in ambito salute si vedono ancora timide iniziative di innovazione, spesso ad opera di start-up.

La strada per garantire una buona integrazione delle nuove tecnologie nei modelli di business delle aziende e nella vita delle persone è ancora molto lunga, ma il gap tra la velocità dell’innovazione tecnologica e la capacità di messa a terra dei nuovi modelli di servizio si sta progressivamente riducendo.

La fiera di Barcellona è uno sfinimento e un divertimento infinito insieme, ma se grattiamo un po’ la superficie e facciamo distinzione tra le tapas e ciò che si è visto nei padiglioni, rimane un po’ poco. Chissà che il mercato riuscirà a smentirmi nei prossimi mesi, stiamo a vedere!

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