Metromile: meno guidi, meno spendi

La startup californiana propone l’assicurazione a chilometraggio che fa risparmiare chi usa poco l’auto. E fa anche un accordo con Uber per attirare nuovi clienti salvaguardando la propria offerta commerciale.

Pubblicato il 15 Lug 2015

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Figlia della Silicon Valley (quartier generale a San Francisco), Metromile ha raccolto capitali tra il 2011 e il 2013 per 15 milioni di dollari proponendosi quale nuovo provider di prodotti assicurativi nel segmento dell’auto. La sua rivoluzione è stata agganciare il premio al reale utilizzo del veicolo, molto facile da stabilire: sono i chilometri percorsi in un anno. Il servizio è attualmente disponibile in California, Illinois, Virginia, Washington, Oregon.

La startup introduce la “per-mile insurance”, una formula che permette grandi risparmi a coloro che posseggono un’autovettura, ma non la usano spesso. Tipicamente questo succede a chi abita nelle grandi città, dove è preferibile spostarsi con i mezzi pubblici, i taxi, a piedi.

La determinazione dei costi per le polizze Metromile (che offrono le tradizionali coperture come danni al veicolo, alle persone, incidenti, ecc) si basa sul fatto che il principale fattore di rischio per i conducenti è rappresentato da quanto tempo il veicolo sta su strada: più chilometri percorre, maggiori sono i rischi cui va incontro. Se usiamo poco l’auto, di conseguenza, anche il rischio per il nostro provider assicurativo di andare incontro a indennizzi si abbassa.

Metromile riesce a far risparmiare a chi percorre meno di 5 mila miglia all’anno (circa 8 mila chilometri) anche il 40-50%. Ma attenzione, Metromile misura con un proprio strumento i chilometri: Metromile Pulse è un piccolo dispositivo wireless che la compagnia invia ai suoi clienti e che va inserito nella presa OBD (on-board diagnostic) del veicolo, un’operazione semplice che non richiede l’intervento di un tecnico e che permetterà il conteggio chilometrico, e non solo. Il dispositivo infatti è in grado di raccogliere dati dell’auto e di connettersi con diverse tipologie di app messe a disposizione gratuitamente da Metromile e installabili sul proprio smartphone.

Una delle strategie più interessanti messe in campo da Metromile dallo scorso gennaio è la partnership con Uber. In US, dove il ridesharing comincia a essere pratica diffusa, la maggior parte delle compagnie tradizionali non ha ancora promosso polizze “ottimizzate” per coloro che diventano autisti Uber, cioè per coloro che utilizzano il mezzo in parte per uso personale e in parte per uso commerciale.

Metromile ha praticamente integrato Uber nella propria piattaforma, permettendo quindi agli autisti di distinguere i chilometri percorsi per uso personale da quelli percorsi come autista Uber, che non vengono conteggiati nel chilometraggio complessivo (ricordiamo che Metromile è una per-mile insurance!) e vengono coperti da un punto di vista assicurativo dalla stessa Uber.

Secondo quanto dichiarato dal Ceo di Metromile Dan Preston a BuzzFeed, la società vuole caratterizzarsi per il risparmio che la polizza “per-mile” permette all’utente privato, e quindi non vuole conteggiare i chilometri delle corse Uber che non sono un uso personale. Una differenza sottile, ma non banale.

Il fenomeno “ridesharing” e Uber sta ponendo molte questioni dal punto di vista regolamentare e assicurativo in tutto il mondo e c’è ancora molta confusione in merito, in prima battuta c’è da stabilire se un veicolo privato che venga utilizzato per le corse Uber vada registrato come veicolo a uso privato o commerciale. Da questa considerazione ne deriva anche la formula assicurativa applicabile.

Metromile, sottraendo i chilometri “Uber” dal monte complessivo, di fatto si tiene al di fuori di questa problematica, rimanendo fedele alla sua proposta commerciale e focalizzando sull’utente privato che vuole risparmiare.

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