La sharing economy cresce più velocemente di Facebook, Google e Yahoo messi insieme.
E’ stato valutato che abbia generato ricavi per oltre 15 miliardi di dollari negli ultimi (e i suoi primi) sette anni, mentre i colossi del web prima citati hanno raggiunto solo la cifra di 11 miliardi.
(Dati Compare&share)
E non sono soltanto i noti Uber, Airbnb, Blablacar a beneficiarne.
Credit Suisse ha realizzato un documento in cui propone una lista commentata di 16 aziende che trarranno grandi vantaggi nei prossimi anni dalla sharing economy. L’aspetto più interessante è scoprire che tra queste top 16 molte sono proprio aziende tradizionali, perchè in definitiva la sharing economy crea una sorta di “indotto”.
Ecco la lista di 16 aziende quotate in Borsa che cresceranno di pari passo con la sharing economy e sulle quali, secondo gli analisti Credit Suisse, bisognerebbe investire.
Avis Budget e Hertz: entrambi colossi del noleggio auto, potrebbero beneficiare del boom del car sharing, sempre più diffuso per gli spostamenti in città. L’acquisto di un’auto è una scelta sempre meno popolare per chi vive in città, ma sui tragitti a lunga distanza la combinazione noleggio auto e car sharing, risulterà vincente.
Axa: la multinazionale dei servizi finanziari e assicurativi potrebbe trovare un grande alleato in realtà come Uber o Zipcar che si diffondono a livello globale. Queste società dovrebbero a un certo punto ritenere più comodo e conveniente appoggiarsi a un’unica compagnia assicurativa che possa servirli worldwide, anzichè continuare ad affidarsi (come oggi fanno) a realtà regionali.
JC Decaux e Shimano: il bike sharing porterà, invece, benefici sia a realtà come JC Decaux in quanto è già “uno dei più grandi operatori a livello mondiale nel bike sharing” e Shimano che da produttore di componenti per bici riceverà un beneficio indiretto.
HomeAway e TripAdvisor: la prima è già un’azienda miliardaria dell’home sharing, che continuerà a crescere molto velocemente; il secondo, come piattaforma dedicata allo sharing delle recensioni, ha un rapporto sinergico di reciproca spinta con realtà come Airbnb e HomeAway.
Amazon: considerato sotto il profilo della logistica Amazon.com ha già intrapreso un‘espansione nei delivery service (Amazon Flex, servizio di consegne on-demand basato sul lavoro di collaboratori freelance) e con la proposta di beni di seconda mano entra a pieno titolo nel mondo della sharing economy.
Linkedin: anche nel settore del recruiting, abbiamo un positivo effetto indiretto della sharing economy, che si basa sul rapporto P2P anche nei rapporti di lavoro. Una piattaforma come Linkedin è sinergica a questo sistema di reclutamento di nuova forza lavoro e può essere utilizzato anche dalle grandi corporation.
Regus: la multinazionale dell’affitto di uffici troverà nuova linfa nell’office sharing, secondo gli analisti di Credit Suisse, e crescerà di pari passo con la crescita del mondo dei lavoratori autonomi e freelance, e con la crescita degli spazi di co-working.
LendingClub e Visa: il primo, un sistema di prestito tra persone basato su piattaforma online, vale oggi quasi 5 miliardi di dollari e rendono molto meglio dei titoli di Stato US, dicono gli analisti. Inoltre ha costi inferiori rispetto alle banche tradizionali: nonostante abbia avuto negli scorsi mesi dei problemi con la Corte Suprema degli Stati Uniti che ha portato a una perdita del 30% del titolo, gli analisti vedono molto bene questo sistema di finanza alternativo. Per Visa il vantaggio è conseguente perchè è investitore in società come Lending Club.
eBay e MercadoLibre: eBay è un’istituzione del mercato di seconda mano e continuerà a beneficiare del suo ruolo consolidato nella sharing economy. Della crescita della condivisione (e vendita) di merci di seconda mano beneficerà anche MercadoLibre, operatore gemello di eBay dell’America Latina listato al Nasdaq.
Facebook e Yelp: gli analisti ritengono che i social media siano la piattaforma media chiave per la sharing economy, poichè gli utenti amano queste piattaforme per recensire, segnalare e scoprire servizi. Sia nel caso di Facebook che di Yelp (utilizzato sopratutto in US) la crescita sarà proporzionale alla crescita del settore.