La sharing economy è buona o cattiva?

Con uno studio Credit Suisse analizza la sharing economy e le sue caratteristiche salienti nello scenario attuale, scoprendo che grandi sono i benefici per i consumatori, poca per per ora l’influenza sul prodotto interno lordo

Pubblicato il 03 Dic 2015

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Credit Suisse, uno dei maggiori fornitori di servizi finanziari al mondo, ha recentemente pubblicato una nuova ricerca intitolata ‘The sharing economy – new opportunities, new questions’.

Un tema piuttosto importante oggigiorno, sopratutto nei settori finanziari, poichè il modello “sharing economy” ha un potenziale dirompente in molti settori tradizionali. Servizi di taxi come Uber, home-sharing come Airbnb o perfino piattaforme che concedono credito a tassi più bassi del mercato, come Lending Club, hanno milioni di utenti, ma attirano anche molte critiche.

In questo studio, Credit Suisse tiene in considerazione le due facce della medaglia, e analizza l’impatto effettivo che la sharing economy ha sul Prodotto Interno Lordo (PIL).

Secondo quanto comunicato dalla società, questi sono i principali dati risultanti dallo studio.

− La sharing economy è un tema d’investimento di alto profilo. Alcune di queste società, che si basano su piattaforme online, sono diventate dei modelli di business con alte valutazioni. I giganti del settore possono trarre vantaggio o affrontare delle sfide a causa di queste nuove forze, difficili da contenere

− Le tre parole chiave della sharing economy sono efficienza, fiducia e promessa di valore

− La crescita di società come Uber e Airbnb ha focalizzato l’attenzione su aziende che adoperano internet e la tecnologia mobile per creare mercati e meccanismi di assegnazione che permettano l’incontro tra i compratori e i venditori più disparati

− I segmenti maggiormente interessati sono finanza, servizi, beni di consumo, alloggi e trasporti

− La sharing economy pone una serie di interrogativi. Mentre i benefici per gli utenti sono enormi, si sa ancora poco sull’impatto che avrà sulla crescita e le implicazioni di lungo termine sul mercato del lavoro

− Ciò che rende la sharing economy così attraente sono i costi bassi, l’efficienza, la comodità, la mancanza di intermediari e la maggiore flessibilità. Ma tutto questo può anche significare salari più bassi e minori protezioni

− La sharing economy è un concetto che non è stato ancora completamente analizzato dal punto di vista delle norme legali e comportamentali da applicare. È un territorio inesplorato

I sostenitori della sharing economy ritengono che i minori costi di intermediazione, la flessibilità senza precedenti di cui beneficiano sia gli utenti che i fornitori e la fiducia appena create possono dare luogo a nuove transazioni. Il tradizionale mercato degli affitti per le vacanze è esistito per decenni ed è cresciuto quando internet ne ha ridotto i costi. Tuttavia, in precedenza il mercato degli affitti per le vacanze interessava solo proprietà specificamente pensate per quello scopo.

Con Airbnb si è sviluppato un nuovo mercato di massa, che permette a chiunque di affittare la propria casa a un estraneo. Il successo di questo modello ultimamente è basato sulla fiducia, partendo dal presupposto che le credenziali di chi affitta possano essere facilmente verificate su internet o sui social network. La fiducia è, pertanto, il cuore della sharing economy.

Tuttavia, i critici controbattono che la sharing economy non tiene conto di regimi di regolamentazione e contributivi, ottenendo così un vantaggio competitivo sleale nei confronti dei tradizionali fornitori dei servizi. Vengono messe sotto accusa anche le tariffe ridotte rispetto all’epoca precedente la sharing economy per quanto riguarda i servizi a pagamento.

Questo dibattito, dicono gli analisti di Credit Suisse, non si applica laddove si sta sviluppando un nuovo mercato di massa, per esempio nel caso dell’affitto della propria casa per le vacanze, o i prestiti peer-to-peer, con minori costi di intermediazione.

Gli esperti di Credit Suisse sono arrivati alla conclusione che, al momento, la sharing economy dia un contributo ridotto al PIL, perché la condivisione spesso comporta dei pagamenti modesti. Offrire a uno studente un alloggio gratuito per una notte o un passaggio gratuito può essere una buona cosa e ridurre le emissioni di CO2, ma può potenzialmente portare a una riduzione del PIL, perché in altre circostante lo studente avrebbe avuto bisogno di prendere una camera in un hotel e di viaggiare col treno. L’impatto indiretto sul PIL può, comunque, essere positivo, perché la sharing economy incoraggia le persone a viaggiare di più e permette di spendere i soldi risparmiati per altri scopi.

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