L'EDITORIALE

La digi-intermediation e il futuro ibrido delle assicurazioni

Più dell’80% dei contatti passa dai canali digitali su cui l’87% delle compagnie investe. Ma solo il 30% li considera produttivi. Nella relazione con il mercato sono ancora importanti gli intermediari, ma potenziati dalla tecnologia. Andiamo verso la digi-intermediation, dice l’Insurance World Report 2021

Pubblicato il 21 Mag 2021

Giovanni Iozzia

direttore responsabile EconomyUp

Photo by Michael Dziedzic on Unsplash

Nello stesso momento in cui ci spingeva verso la dimensione digitale l’emergenza sanitaria ci ha mostrato la potenza, e la necessità, delle relazioni fisiche. Nella scuola, nel lavoro, nell’intrattenimento.. Dopo il 2020 gli scenari e i modelli full digital sono improbabili così come però diventano insostenibili  quelli che non riescono ancora ad accogliere e integrare le tecnologie digitali nei processi e nei prodotti, per quanto fisici possano essere.

Nel mondo dei servizi, e di quelli finanziari in particolare, la pandemia ha accelerato l’offerta digitale, ormai lo sappiamo. È stato uno strappo che non prevede un ritorno a come eravamo ma impone molte domande su come saremo. Sono diverse le parole usate per descrivere il mondo che verrà, da phygital a ibrido.

In ogni caso quel che conta è la produttiva convivenza di esperienze, canali e relazioni fisici e digitali in un flusso in cui è ancora più l’offerta che la domanda a fare la differenza fra online e offline. C’è una sola vita e c’è un solo cliente-utente-consumatore: è l’onlife definita qualche anno fa dal filosofo Luciano Floridi e drammaticamente esplosa con il Covid-19.

Per l’industria delle assicurazione c’è una grande opportunità per valorizzare competenze, capacità e professionalità di grade tradizione ma ancora poco propense all’ibridazione, soprattutto in alcuni snodi decisivi della filiera. Ma per coglierla ci sono ancora molte resistenze da vincere e qualche ostacolo da superare.

Più dell’80% dei contatti cliente-compagnie passa dai canali digitali su cui l’87% delle compagnie dichiara di voler investire, ricorda il World Insurance Report 2021 di Capgemini ed Efma, che nell’edizione post pandemia si concentra sulla filiera dell’insurance e sulla relazione con il cliente. Le assicurazioni, quindi, stanno investendo sul digitale ma circa il 70% considera questo canale poco produttivo: non fa vendere, insomma.

Qualcosa evidentemente ancora non torna. Ci sono valutazioni da fare sui target ma anche sui prodotti. Online è più dispoibile il cliente giovane ed è più facile vendere prodotti semplici, collegati a un’esigenza immediata, meno vincolanti nel tempo. È la frontiera dell’instant insurance in cui conta molto l’associazione con ecosistemi, che aiutano a individuare comunità e bisogni specifici, e in cui più accesa sarà la competizione di operatori extrasettore.

Nella nuova normalità la customer care è un’equazione in cui la cura diventa maiuscola, CARE, acronimo di Convenience, Advice e REach, suggerisce il Wolrd Insurance Report. Per stabilire una relazione di successo con i clienti contano 1) la convenience/comodità del prodotto-servizio, 2) la capacità di consulenza, 3) l’efficacia della comunicazione. L’equazione si risolve solo con massicce iniezioni di tecnologia digitale che valorizzi il capitale di esperienza, competenze e credibilità della filiera assicurativa.

Una recente indagine dell’Italia Insurtech Association ha acceso i riflettori sul ritardo digitale degli intermediari assicurativi: sono il 90% degli addetti del settore ma l’80% non ha neanche un sito Internet. Evidentemente broker e agenti non sono in sintonia con un mercato in cui oltre l’80% delle interazioni con le compagnie assicurative passa da una canale digitale. Ma questo non significa che non abbiano un ruolo. Anzi rappresentano ancora la migliore soluzione della contraddizione sopra ricordata: hanno un’efficacia commerciale superiore ai canali digitali soprattutto per i prodotti finanziari complessi e ad alta valore aggiunto (per la compagnia e il cliente).

Dal World Insurance Report 2021 arriva però un’indicazione netta. Ogni competizione fra canali digitali e intermediari è ormai antistorica: le compagnie ne sono abbastanza consapevoli, fra broker e agenti probabilmente serve ancora una più forte presa di coscienza anche se i più lungimiranti chiedono già il supporto delle tecnologie per ridurre i costi e avere una maggiore capacità di personalizzare le offerte grazie alla data intelligence. Il futuro è dell’augmented broker, consulente fisico potenziato dall’intelligenza artificiale.

Siamo in marcia vero la Digi-intermediation, come la definiziscono gli analisti di Capgemini nel Report: l’intermediazione sostenuta dalle tecnologie digitale, un ambiente in cui muoversi senza soluzione di continuità fra canali digitali e touchpoint fisici. È un percorso che tutta l’industry assicurativa deve condividere perché è quello che porta alla Customer CARE, alla soddisfazione del cliente nella Nuova Normalità.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia
direttore responsabile EconomyUp

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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