“La visione a breve termine”. È questa la principale difficoltà che incontra chi vuol fare e portare innovazione nelle grandi compagnie assicurative: lo sostiene Pietro Menghi, oggi CEO della startup Neosurance dopo 30 anni di lavoro a livello internazionale nel mondo dell’assicurazione e della riassicurazione. Eppoi i tempi, ancora troppo lunghi per portare in maniera efficace ed efficiente progetti e prodotti innovativi sul mercato.
Per questo Menghi, a 50 anni, ha deciso di “mettersi fuori” per poi tornare a stimolare da fuori le grandi compagnie proponendo le opportunità di algoritmi e big data per creare un ponte intelligente verso persone che fanno parte di community digitali, soprattutto quando sono in mobilità.
Il suo sogno nel cassetto infatti resta assicurativo: “Un’industria che per disegno dovrebbe avere come obiettivo la soddisfazione del cliente. Molti stanno cercando di ridefinire il modello e questi sforzi vanno apprezzati e sostenuti. È un tema enorme, non solo tecnologico ma strategico, perché ti riporta alle origini dell’industria assicurativa, al concetto stesso di comunità che ha bisogno di protezione”. E oggi questa protezione può essere garantita offrendo risposte quasi a livello individuale, quindi capovolgendo la logica prodotto-centrica fino ad oggi prevalente.
VIDEO – PIETRO MENGHI RACCONTA PERCHÉ È DIVENTATO STARTUPPER
Quella di Menghi non è solo nostalgia per l’industry in cui è cresciuto e si è professionalmente affermato. È il segnale di un approccio intelligente sempre più diffuso fra molte startup: non tutte possono portare la disruption fino a diventare una minaccia per gli incumbent. La gran parte non pensano di “abbattere il sistema” ma hanno l’ambizione di cambiarlo, di portare la rivoluzione dentro le aziende consolidate che hanno ancora molto da dire, da fare e importanti asset da spendere. Molti incumbent lo stanno comprendendo e non guardano più alle startup come una minaccia.
“L’assenza di alcuni servizi innovativi nella propria offerta non ha ridotto la fiducia degli utenti”, dice Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, a proposito di banche e servizi postali sui quali ha da poco realizzato un’indagine. Credo che l’osservazione si possa estendere a tutti i servizi finanziari, compresi quelli assicurativi che hanno inoltre qualcosa di più e di diverso: entrano intimamente nella vita e nel benessere di ciascuno di noi e non si fermano solo alle questioni di portafoglio.
C’è quindi ancora un capitale riconoscibilità dei brand e di fiducia che i grandi player del mercato finanziario possono e devono investire in innovazione. Ma devono farlo rapidamente. Ricorda Renga: “La fiducia è molto più evidente nei clienti over 55, mentre scende di parecchi punti nei giovani sotto i 25 anni”. Sono loro a chiedere disponibilità 24 ore al giorno, trasparenza, velocità di risposta. Non c’è più molto tempo per preparare risposte reali e credibili per i nuovi clienti. Parliamo tanto di Millennial ma presto passeranno anche loro e arriverà una nuova generazione ancora più digitale ed esigente.
Serve quindi una visione strategica per non essere sopraffatti da startup che, in molti casi, non hanno alcuna intenzione di sopraffazione ma vorrebbero essere parte del cambiamento di una grande compagnia decisa a guardare alle tecnologie come un’opportunità per pensare al futuro e ai clienti, oltre il prossimo trimestre.
Articolo originariamente pubblicato il 30 Lug 2019